Gli ebrei, grandi assenti all'incontro ‘ecumenico’ di Baghdad
Analisi di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Al Sistani con Papa Bergoglio
Riconosciamo che Papa Francesco ha avuto un grande coraggio ad avventurarsi in Iraq e in particolare a Baghdad, una delle città più pericolose del Medio Oriente, dove si susseguono scontri e attacchi tra le diverse comunità. In questo periodo di tensione tra l'Islam e l'Occidente, lui ha ritenuto opportuno di giocare la carta della pacificazione e, per farlo, ha incontrato la massima autorità sciita in Iraq, il grande ayatollah Ali Sistani. Dopo un incontro definito storico con quest'ultimo, il Sommo Pontefice ha visitato il sito dell'antica città di Ur in Caldea. Lo stesso dove, secondo il racconto biblico “il Signore disse ad Abramo: Và via dal tuo paese… al paese che ti indicherò. Farò di te una grande nazione.” (Genesi:12) Secondo Le Monde del 6 marzo, “si è unito su un palco ad un pugno di uomini, in rappresentanza delle diverse confessioni presenti nel Paese, per recitare insieme una preghiera dei figli di Abramo…. Attorno al Capo della Chiesa Cattolica c'erano in particolare lo sceicco Farouk Khalil, uno dei leader spirituali degli yazidi; lo sceicco Sattar Jabbar, “papa” dei Mandei; Rajab Kakaei, un rappresentante dei Kakai venuto da Kirkuk; e due rappresentanti zoroastriani .. ”
Abramo visto da Marc Chagall
E gli ebrei, vi chiederete? Rileggiamo pure, ma è inutile, non troveremo alcuna menzione degli ebrei. Non erano stati invitati a questa grande manifestazione di ecumenismo; se è stato menzionato il testo biblico, è stato fatto da un prete cattolico che lo ha letto. Il Papa, a quanto pare, non ha disposto che a questo incontro dei figli di Abramo fosse presente almeno un rappresentante della comunità. Lo desiderava? L'ha almeno richiesto? Ci sono state trattative silenziose che si sarebbero concluse con un fallimento? Il Vaticano non ha semplicemente rinunciato ad affrontare un argomento che avrebbe potuto provocare l'ira delle autorità e forse, addirittura compromettere la visita? Ad ogni modo, il Capo della Chiesa Cattolica ha preso, probabilmente dopo lunghe riflessioni, la decisione di non menzionare la dimensione ebraica dell’evento. Un silenzio che mestamente ne ricorda un altro. Se ha invitato a pregare per l'intero Medio Oriente e in particolare per la “vicina Siria martirizzata”, non ha rivolto una sola parola all'antica comunità ebraica, oggi scomparsa.
Tre millenni di presenza ebraica in quello che oggi è l'Iraq, sono stati così deliberatamente cancellati. È anche vero che dopo il “Farhoud”, il pogrom del 1941, che aveva provocato quasi duecento morti e cinquecento feriti, spoliazioni, arresti, persecuzioni ed esecuzioni sommarie, si raggiunse una sistematica pulizia etnica; lasciandosi alle spalle immense fortune, gli ebrei iracheni dovettero rassegnarsi all’esilio. Solo una manciata ne è rimasta nella loro antica patria. Il Grande Ayatollah Ali Sistani si è preoccupato di rievocare le sofferenze dei palestinesi nei territori occupati. Altro argomento di cui sembra non si sia parlato: la lenta emorragia dei cristiani dell’Iraq . Nel 1980 erano ancora un milione; oggi ce ne sarebbero meno di 200.000.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".