Giusti, meno giusti e controversi
Analisi di Deborah Fait
Devo ammettere che non conoscevo bene Gariwo, la ritenevo un'organizzazione di pace come tante che si occupano di chi, morendo, può essere ricordato come persona generosa nei confronti dell'umanità, anche se a volte di quella sbagliata, e dedica ai prescelti un albero nelle "foreste dei Giusti" sparse un po' dappertutto. Fondatore e presidente è Gabriele Nissim, cui è stata assegnata la medaglia Raul Wallemberg quale premio per "onorare coloro che hanno dimostrato rettitudine nella propria condotta seguendo l'eredità dei salvatori dell'Olocausto". Io preferisco usare il termine Shoah dal momento che nessun ebreo voleva diventare un sacrificio umano. La missione di Gariwo è quindi un'estensione di Yad vaShem con la differenza che il "Giardino dei Giusti" a Gerusalemme è dedicato, dopo accurate ricerche, a coloro che aiutarono gli ebrei, spesso a costo della vita. Le Foreste dei Giusti di Gariwo sono invece dedicate in modo indiscriminato a tutti quelli che si sono opposti a qualcosa o hanno dedicato la propria vita a qualcuno, anche a chi odiava gli ebrei o aveva contribuito alla loro morte. Infatti ho fatto un salto acrobatico leggendo su Facebook che Gariwo, sede di Pistoia, aveva nominato Giusto un certo Vittorio Arrigoni. Questa nomina pare fosse di vecchia data, risale addirittura al 2013 ma, misteriosamente, nessuno se ne era accorto, nemmeno il comitato direttivo di Gariwo.
Vittorio Arrigoni? Non potevo raccapezzarmi, Vittorio Arrigoni, quello che odiava Israele come il demonio, che avrebbe voluto vederne la fine come stato democratico degli ebrei per diventare un'ennesima dittatura araba? Proprio quel Vittorio Arrigoni là? Quello che per anni aveva diffamato Israele per mezzo di una propaganda antisemita da paura e poi se ne era andato a vivere tra i suoi amati terroristi a Gaza da dove aveva contribuito a diffondere attraverso i tanti canali antisemiti dei social, il suo odio per Israele. Il suo era odio puro. Poi lo hanno ammazzato, i suoi cari amici arabi, i macellai salafiti, lo hanno sgozzato giustificando l'assassinio come reazione al suo comportamento "sessualmente illegale" per l'islam. Al momento di portare la bara in Italia la sua famiglia decise che non doveva attraversare Israele per partire dall'aeroporto Ben Gurion alla volta di Milano, nemmeno da morto potevano pensare che si contaminasse con l'aria sionista di Israele e lo fecero trasportare al Cairo. A questo punto Gariwo di Pistoia e il presidente Nissim dovrebbero essere così gentili da informarci a che titolo è stata conferita la nomina di Giusto a un personaggio che aveva dedicato all'odio tutta la vita e che aveva amato solo chi ammazzava gli ebrei. Una lettera di protesta all'UCEI ha avuto una risposta quantomeno strana definendo Arrigoni "figura controversa". Percorriamo brevemente quali erano le idee che Arrigoni condivideva con gli amici di Hamas: rifiuto di ogni compromesso con l'entità sionista, la tradizione del terrorismo stragista attraverso attentati suicidi e missili sparati a casaccio contro i civili israeliani. Tali erano gli obiettivi del "Giusto", altro che figura controversa! Ecco cosa scriveva di lui il "Wall Street Journal: "La scorsa settimana l’ala paramilitare di Hamas si è assunta la responsabilità di sparare un missile guidato anticarro contro un bus scolastico israeliano. Un ragazzino è stato ferito gravemente; è stato solo per un caso fortunato che il bus, vicino alla fine del suo viaggio, avesse già fatto scendere la maggior parte dei suoi giovani passeggeri. Arrigoni non era a Gaza per protestare contro simili infamie, atto che gli avrebbe richiesto qualcosa di più della rigida correttezza politica che nei circoli radicali viene scambiata per coraggio. Ma il suo omicidio resta comunque una lezione sui rischi che si corrono a scambiare assassini terroristi per combattenti della libertà". Vittorio Arrigoni aveva scelto gli amici sbagliati in nome dell'odio che molti sedicenti pacifisti com'era lui, provano per Israele, aveva pensato di allearsi con quelli che ne chiedevano la distruzione. Ha pagato con la vita la sua ossessione antisionista, questo non lo rende "controverso" ma indiscusso come odiatore.
Deborah Fait
"Gerusalemme, capitale unica e indivisibile dello Stato di Israele"