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Informazione Corretta Rassegna Stampa
07.03.2021 Verso uno Stato Palestinese? Gli Stati Uniti conferiscono legittimità all'Autorità Palestinese e a Hamas
Analisi di Mordechai Kedar

Testata: Informazione Corretta
Data: 07 marzo 2021
Pagina: 1
Autore: Mordechai Kedar
Titolo: «Verso uno Stato Palestinese? Gli Stati Uniti conferiscono legittimità all'Autorità Palestinese e a Hamas»
Verso uno Stato Palestinese? Gli Stati Uniti conferiscono legittimità all'Autorità Palestinese e a Hamas
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione di Yehudit Weisz)


Abu Mazen

Chiunque sia a conoscenza di come si comportano i Capi di Stato quando si tratta di rendere pubblici dei documenti, di elaborare delle politiche e di intraprendere delle azioni - in particolare azioni legate alla guerra - sa che ciò implica un procedimento riservato, lungo e intenso, a cui partecipano molti diversi dipartimenti, prima che venga presa una decisione definitiva. I leader (tramite il loro Ufficio Esecutivo e i loro consulenti) comunicano e si consultano per formulare una politica, pianificare azioni, redigere documenti  e dichiarazioni, anche su questioni che riguardano una sola parte. Quando un leader rende pubblico un documento o fa una dichiarazione politica, nella maggior parte dei casi la mossa è stata attentamente pianificata, sincronizzata e deliberata nei minimi dettagli con tutti i leader coinvolti. Il motivo è chiaro: nessun leader vuole mettere in imbarazzo altri leader, in particolare quando lui dipende da loro e ha bisogno del loro sostegno. Ecco un semplice esempio. Israele ha aspettato tre settimane prima di dichiarare la Guerra dei Sei Giorni nel giugno del 1967. Nessuno in Israele sapeva perché le decine di migliaia di soldati di riserva che erano stati mobilitati per la guerra, erano stati trattenuti per settimane.  Solo anni dopo emerse che l'allora Primo Ministro israeliano, Levi Eshkol, in gran segreto, aveva inviato Meir Amit, il Capo del Mossad, a Washington per ottenere un'esplicita promessa dal Presidente degli Stati Uniti, Lyndon Johnson, che gli Stati Uniti avrebbero sostenuto Israele contro l'Unione Sovietica, che non si sarebbero intromessi a porre fine alla guerra fino a quando gli obiettivi di Israele non sarebbero stati raggiunti e che avrebbero rifornito le scorte di munizioni man mano che si fossero esaurite durante la guerra. Solo dopo che il Segretario alla Difesa, Robert McNamara, ebbe parlato con Johnson in presenza di Amit, e ottenuto quelle promesse, Eshkol diede all'IDF l'ordine di scatenare la guerra. Ancora oggi Eshkol è accusato di essere stato un indeciso, ma in realtà lui si comportò in modo prudente e responsabile. Oggi l'Amministrazione Biden vuole riportare la questione palestinese al centro della scena diplomatica. Dal punto di vista dell'Amministrazione, il problema non è Israele, che è intrappolato nella sua profonda dipendenza dagli Stati Uniti. Il problema è che l'Autorità Palestinese, che aveva abbandonato il tavolo dei negoziati durante il primo mandato del Presidente Obama, e snobbato sfacciatamente il Presidente Trump (Mahmoud Abbas aveva lanciato contro di lui la maledizione “Possa la tua casa essere distrutta”), è sopravvissuta con orgoglio alla sospensione del sostegno economico degli Stati Uniti, e non ha neppure voluto prendere in considerazione il generoso “Affare del secolo”. Nel tentativo di tornare al processo di “pace” l’ Amministrazione considera l'ANP più restia di Israele, e quindi sta investendo molto più tempo e impegno per trascinarla nel suo intento. Possiamo vederne la prova in tre sviluppi concomitanti:

US announces it's renewing relations with Palestinians, seeking 2-state  solution | The Times of Israel
Joe Biden con Abu Mazen


Le prossime elezioni palestinesi:  sono passati quindici anni dalle ultime elezioni dell'Autorità Palestinese. Improvvisamente, a metà gennaio del 2021, Abbas ha annunciato che le elezioni parlamentari si terranno il 22 maggio e le elezioni presidenziali il 31 luglio. Cosa è successo? Molto semplicemente, l'Amministrazione Biden vuole gettare le basi per uno Stato Palestinese senza tener conto dell'opposizione israeliana, e non c'è modo migliore per presentare come veramente democratico lo Stato in fieri, se non con “tutti i settori del popolo palestinese” che partecipano alle elezioni, persino Hamas. L'idea di utilizzare le elezioni per produrre legittimità probabilmente è venuta da Washington.

Hamas: I più grandi sostenitori di Hamas sono le organizzazioni dei Fratelli Musulmani negli Stati Uniti (Hamas era originariamente il ramo della Fratellanza in “Palestina”). I capi di queste organizzazioni avevano ricevuto grandi attenzioni durante gli otto anni di presidenza di Barack Obama, ma sono stati totalmente esclusi da Washington durante i quattro anni di Trump. Ora stanno tornando in modo sostanziale alla loro posizione di influenza nei corridoi della nuova Amministrazione e vogliono far apparire Hamas kosher. Rappresentare i Fratelli Musulmani come un'organizzazione civica e un partito politico legittimo piuttosto che il gruppo terroristico genocida quale è, costituisce il modo migliore per legittimarlo nei media statunitensi e nella politica internazionale. Il 20 febbraio la leadership dell'ANP ha inviato una lettera ufficiale all'Amministrazione Biden in cui afferma che le organizzazioni palestinesi, incluso Hamas, hanno espresso un preciso impegno per uno Stato Palestinese basato sulle linee del 1967 con Gerusalemme Est come capitale. Indubbiamente questa lettera è stata redatta congiuntamente dall'Amministrazione e dall'Autorità Palestinese, prima che il suo invio fosse pubblicizzato, così come non vi è dubbio che Hamas abbia annunciato la sua volontà di partecipare alle elezioni e finto di accettare l'esistenza di Israele entro i confini del 1967, dopo contatti tra i suoi leader, i suoi omologhi della Fratellanza Musulmana negli Stati Uniti, e l’Amministrazione.

La “Dichiarazione delle libertà” : Il 20 febbraio Abbas ha pubblicato un “decreto presidenziale in materia di rafforzamento delle libertà pubbliche nello Stato di Palestina” che verrà applicato a tutte le entità politiche, comprese implicitamente Hamas e la Jihad islamica palestinese. Il decreto parla di: “1) rafforzare l'atmosfera di libertà in tutte le parti dello Stato di Palestina”, intendendo anche a Gaza; 2) vietare la persecuzione, l'arresto, la detenzione o l'investigazione di persone per motivi legati alla libertà di espressione e di affiliazione politica; 3) liberare detenuti e prigionieri che sono stati arrestati per le loro opinioni o la loro affiliazione politica o organizzativa in tutto lo Stato di Palestina (liberare i terroristi?); 4) garantire piena libertà alle campagne elettorali tradizionali ed elettroniche: stampare, organizzare riunioni e conferenze politiche, e finanziarle a norma di legge; 5) dare a tutte le parti pari opportunità nei media ufficiali; e 6) garantire che le cabine elettorali siano sorvegliate solo dalla polizia in tutte le parti dello Stato di Palestina e non con forze di sicurezza private”.

Per assicurarsi che questo documento raggiungesse le persone giuste a Washington, il decreto è stato postato sulla pagina FB ufficiale di Abbas con il titolo in inglese: “Il Presidente Abbas pubblica un decreto presidenziale sul rafforzamento delle libertà pubbliche in Palestina.” Chi nell'Amministrazione statunitense è in contatto con Abbas e gli ha fornito queste “idee costruttive”? Tali informazioni ovviamente non sono disponibili, ma ci sono due probabili possibilità: o qualcuno nel Dipartimento di Stato la cui tendenza filo-araba è nota e documentata, oppure si tratta di Maher Bitar, un palestinese apertamente anti-israeliano che ora sta servendo nel ruolo chiave di Direttore Senior per i programmi di intelligence presso il Consiglio di Sicurezza Nazionale. In questo ruolo lui probabilmente può accedere alle informazioni più sensibili raccolte dalla comunità dell'intelligence statunitense, compresi i suoi collaboratori in Israele.   Se i funzionari statunitensi stanno guidando l'Autorità Palestinese nel suo cammino verso uno Stato sostenuto dagli Stati Uniti, è probabile che la sinistra israeliana prenda parte a questo progetto e consigli ad americani e palestinesi come imporre uno Stato Palestinese a Israele. Tutto ciò avviene nonostante l'opposizione della maggioranza israeliana, che teme che un tale Stato si trasformi in un'entità terroristica molto più pericolosa di quella che già esiste a Gaza. E’ utile ricordare che nel 2010 il Segretario di Stato Hilary Clinton aveva invitato l’allora leader dell'opposizione israeliana, Tzipi Livni, a un incontro a Washington, e che nel 2015 il Dipartimento di Stato aveva dato sostegno finanziario all'organizzazione V15, un gruppo che conduce una campagna per rovesciare l’ala destra del governo israeliano.


Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Studi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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