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Il Messaggero Rassegna Stampa
02.03.2021 Quando lo sport dà segni di coraggio:ma la notizia non coinvolge i media europei
Cronaca di Vanni Zagnoli

Testata: Il Messaggero
Data: 02 marzo 2021
Pagina: 28
Autore: Vanni Zagnoli
Titolo: «Salvati dal Tas i judoka iraniani che non lottano con gli israeliani»
Riprendiamo dal MESSAGGERO di oggi, 02/03/2021, a pag. 28, la cronaca di Vanni Zagnoli dal titolo "Salvati dal Tas i judoka iraniani che non lottano con gli israeliani".

Mentre l'Iran obbliga i propri atleti a non gareggiare con sportivi israeliani, dimostrando il massimo dell'antisportività, alcuni segnali incoraggianti vengono dal comportamento dei singoli. Un esempio è rappresentato dal judoka Saeid Mollaei, che ha lasciato l'Iran e gareggia oggi per la Mongolia.

Ecco l'articolo:

Risultato immagini per Signs of Peace dry bones
La vignetta di Dry Bones: l'ex campione iraniano di judo Saeid Mollaei è arrivato in Israele per partecipare al Grande slam di Tel Aviv. L'atleta è fuggito dall'Iran più di un anno fa dopo le sue dichiarazioni contro il regime e adesso ha cittadinanza mongola.

Il tribunale di arbitrato per lo sport è sovrano, non solo per Alex Schwazer, e allora l'iraniano Saeid Mollaei (ex iraniano, è stato naturalizzato dalla Mongolia), che rifiutò di affrontare un atleta israeliano è stato riabilitato. O, meglio, è stata annullata la sospensione a tempo indeterminato imposta all'Iran dall’international Judo Federation. Era l'ottobre del 2019, il confronto era tra atleti di primo piano e salta per obiezione di coscienza politica da parte del judoka di Teheran. Il Tas ritiene che la federazione iraniana abbia effettivamente commesso gravi violazioni e debba essere sanzionata, ma non a tempo indeterminato, poiché il provvedimento non, ha base giuridica. Serve una giusta pena, insomma, come in tutte le cose. Così ha rinviato il caso al comitato disciplinare della federazione internazionale, che dovrà emettere un nuovo giudizio, ma intanto l'Iran può preparare Tokyo.

LA MACCHIA Un anno e mezzo fa, il caso macchiò i mondiali, proprio in Giappone. Nella categoria 81 chili, l'iridato uscente Saeid Mollaei perse in semifinale e anche la finale per il bronzo, venne messo sotto pressione dal governo per rifiutare il confronto con Sagi Muld, medaglia d'oro. Tre giorni dopo, l'autorità mondiale del judo vietò ai persiani tutte le competizioni, sino alla garanzia del rispetto per gli statuti. E' molto semplice, l'Iran non riconosce Israele, che chiama "Grande Satana", al pari degli Stati Uniti. Anziché sulla materassina, i persiani preferiscono perdere a tavolino, essere squalificati o fornire certificati medici che dimostrano di non essere idonei a competere. Chi affronta Israele viene punito, in patria. Mollaei, però, non rientrò più a casa, si fece accogliere da rifugiato politico dalla Germania e poi naturalizzare dalla Mongolia. Non solo, è diventato amico dell'israeliano Sagi Muld con cui non combattè, amicizia che è diventata una fiction. Domenico Falcone, confermato alla presidenza federale di lotta e judo, è al terzo mandato, con il 63% su Felice Mariani, bronzo a Montreal, ritiene che «lo sport va oltre le barriere politiche, soprattutto il judo deve andare oltre. Non accada più in nessuna disciplina di rifiutare un combattimento per credo politico, di stato odi singolo».

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