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Il Manifesto Rassegna Stampa
27.02.2021 Israele, allargato il reattore nucleare di Dimona
Una tragedia per Michele Giorgio, è in realtà un'ottima notizia

Testata: Il Manifesto
Data: 27 febbraio 2021
Pagina: 9
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Israele allarga il sito di Dimona, il reattore nucleare che non c'è»
Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 27/02/2021, a pag.9, con il titolo "Israele allarga il sito di Dimona, il reattore nucleare che non c'è" il commento di Michele Giorgio.

Oggi Michele Giorgio lamenta l'allargamento del reattore nucleare israeliano a Dimona. Quella che per il giornalista del Manifesto è una notizia lacrimosa è invece ottima per chi ha a cuore Israele. Dobbiamo quindi ringraziare Giorgio perché permette al lettore italiano di conoscere l'implementazione del sito, anche se nel suo pezzo questo diventa un pretesto per demonizzare Israele.

Ecco l'articolo:

Risultati immagini per michele giorgio il manifesto
Michele Giorgio

How Israel's Dimona nuclear reactor was concealed from the U.S. - Haaretz  Com - Haaretz.com
Il reattore di Dimona

Il premio Pulitzer Seymour Hersh nel suo The Samson Option scrive che nel 1981, quando il premier israeliano Menachem Begin ordinò agli F-16 di ridurre — come atto di autodifesa da una «minaccia esistenziale» — la centrale nucleare irachena in costruzione a Osirak, scienziati, ingegneri e tecnici israeliani producevano già da 13 anni bombe atomiche nel sito di Dimona, nella regione arida del Negev. Nel sottosuolo, con l'aiuto determinante dei francesi e sotto l'impulso di David Ben Gurion, Shimon Peres ed Ernst David Bergmann, gli israeliani avevano costruito, già a fine anni '50, un reattore nucleare ufficialmente a scopo di ricerca, in realtà per produrre il plutonio per gli ordigni atomici. A distanza di più di 60 anni il programma israeliano resta avvolto nella nebbia della cosiddetta «ambiguità nucleare» portata avanti finora su suggerimento del generale Uzi Eilam: lo Stato ebraico non conferma né nega di possedere le almeno 80 testate atomiche che gli attribuiscono gli esperti internazionali. Più di tutto, da sei decenni, il programma non è soggetto ad alcun controllo internazionale. Israele non ha mai aderito al Trattato di non proliferazione che vieta agli Stati firmatari di procurarsi o assemblare armi atomiche e agli Stati «nucleari» di trasferire a chicchessia ordigni e che pone la produzione dell'energia atomica a scopi civili sotto il controllo dell'Agenzia internazionale per l'Energia atomica (Aiea). Eppure il mistero, favorito dal silenzio dei paesi europei e degli Stati uniti sul programma nucleare segreto di Israele non ha impedito alla centrale di Dimona di tornare in questi giorni alla ribalta internazionale, mentre Tel Aviv chiede con forza la conferma delle sanzioni economiche e della linea del pugno di ferro contro l'Iran e il suo programma di produzione di energia atomica. Grazie a foto satellitari analizzate da esperti per conto dell'agenzia di stampa americana Ap, si è appreso che la centrale di Dimona è al centro di importanti progetti di costruzione, i più ampi degli ultimi decenni. Le immagini della società Planet labs Inc. mostrano uno scavo di enormi dimensioni a poche decine di metri dal reattore del Centro di ricerca nucleare "Shimon Peres". Non è possibile, spiega Ap, stabilire a cosa serva la nuova costruzione e le autorità israeliane non hanno risposto alla richiesta di chiarimenti dell'agenzia. Per decenni poco o nulla è cambiato a Dimona. Poi la scorsa settimana un gruppo di scienziati dell'Università di Princeton ha notato «nuove costruzioni significative» nel sito esaminando foto satellitari commerciali. Le immagini sono state acquistate lunedì dall'Ap per vederci più chiaro. A sud-ovest del reattore, riferisce l'agenzia, è stata scavata una buca lunga 150 metri e larga 60. Circa due chilometri a ovest del reattore si notano due fori rettangolari con basi di cemento simili a quelli usati per seppellire i rifiuti nucleari.

TRA LE IPOTESI formulate dagli esperti c'è la probabile intenzione di accrescere la sicurezza del reattore operativo dagli anni '60. Già 15 anni fa furono distribuite pillole di iodio a tecnici e militari impiegati a Dimona per possibili fughe radioattive. «Penso che il governo israeliano si preoccupi di preservare e mantenere le attuali capacità nucleari della nazione. Se, come credo, il reattore di Dimona si avvicina allo smantellamento è lecito attendersi che Israele si assicuri che alcune funzioni, ancora indispensabili, siano completamente sostituite», spiega Avner Cohen, professore di studi sulla non proliferazione al Middlebury Institute di Monterey. ALTRI specialisti ipotizzano che Israele intenda produrre più trizio, sottoprodotto radioattivo a decadimento più rapido usato per aumentare la resa esplosiva di alcune testate. 0 forse altro plutonio per prolungare la vita delle testate già presenti nel suo arsenale. Qualcuno invece è sorpreso che un'azienda privata abbia potuto vendere quelle immagini senza limitazioni. Israele, per ragioni militari e di sicurezza, svolge una costante azione di controllo delle foto satellitari del suo territorio. Sorge perciò il sospetto che proprio il governo Netanyahu abbia lasciato campo libero alla Planet Labs Inc. per lanciare un avvertimento all'Iran mostrando l'operatività del suo impianto di produzione di ordigni atomici. Tra ipotesi e teorie sui motivi dei lavori in corso nel Negev, emerge un'ulteriore conferma delle rivelazioni sul programma atomico di Israele fatte nel lontano 1986 al Sunday Times da Mordechai Vanunu, il tecnico nucleare impiegato per anni nella centrale di Dimona. Vanunu, che ha pagato la sua denuncia con 18 anni di carcere (in gran parte in isolamento). Vive dal 2004 a Gerusalemme in un regime di libertà vigilata permanente che gli vieta molte cose, a cominciare dai contatti con la stampa straniera e dall'espatrio. Gli apparati di sicurezza israeliani temono che possa rivelare segreti vecchi di quasi 40 anni e che le immagini satellitari hanno in gran parte svelato al mondo.

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