Testata: La Repubblica Data: 27 febbraio 2021 Pagina: 4 Autore: Sharon Nizza Titolo: «Laboratorio Israele, centri itineranti e birre gratis per vaccinare tutti»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 27/02/2021, a pag. 4, il commento di Sharon Nizza dal titolo "Laboratorio Israele, centri itineranti e birre gratis per vaccinare tutti".
Sharon Nizza
Metà della popolazione israeliana (9,2 milioni) risulta già vaccinata con la prima dose, il 35% con la seconda. L’abbondanza di dati raccolti da quello che è definito un "laboratorio mondiale" sull’efficacia del siero Pfizer, ha portato alla prima pubblicazione scientifica su un campione di 1,2 milioni di persone (metà vaccinati e metà no), sulla rivista New England Journal of Medicine . I risultati mostrano come, a una settimana dal richiamo, vi sia un calo del 94% nei contagi sintomatici e del 92% nei ricoveri gravi. Rispetto al quesito se il vaccino sia efficace nella prevenzione dei contagi asintomatici, gli studi sono ancora in corso, ma «c’è un’indicazione che si possa parlare di efficacia al 92%», spiega a Repubblica il professore Ran Balicer, capo dell’unità ricerca di Clalit, che ha condotto lo studio con epidemiologi di Harvard. Clalit è la più grande delle quattro casse mutua che gestiscono la campagna vaccinazioni, determinanti per il successo dell’operazione. Sono enti semi-privati, in concorrenza tra loro, che ricevono sovvenzioni pubbliche in base al numero degli assicurati. «Hanno una rete logistica radicata capillarmente sul territorio e fondata sul rapporto diretto con il cittadino. Ci sono centri vaccinali in tutto il Paese, comprese postazioni itineranti che si spostano a seconda della necessità». Nell’ultima settimana, queste postazioni si trovano ovunque per intercettare gli scettici e i più pigri, da Ikea, ai mercati aperti, ai bar di Tel Aviv. L’iniezione si è trasformata in happening sociale: birra omaggio a chi si vaccina per accattivare i giovani, la tipica minestra cholent nei quartieri ultraortodossi e humus e knaffe in quelli arabi. Tra gli incentivi, spicca l’iniziativa della città di Safed, che offre un premio di 1000 euro a ogni classe che raggiunga il 90% di copertura vaccinale. E poi l’introduzione del "pass verde", che consente solo a vaccinati o guariti di assistere a eventi culturali e sportivi, accedere a palestre, hotel, piscine. Balicer spiega l’importanza della digitalizzazione del sistema, che consente di gestire in autonomia la prenotazione dei vaccini, ma anche di monitorare chi si è vaccinato e chi no. Nei giorni scorsi ha destato polemica l’approvazione della legge che consente di trasferire alle municipalità i dati di chi non si è ancora vaccinato, per accelerare la campagna di sensibilizzazione. Balicer parla poi di «agilità operativa», la capacità di convocare, in tempo reale, chi ancora non è stato vaccinato per usufruire di dosi residue a fine giornata. Le dosi non mancano in Israele, che aveva chiuso con largo anticipo contratti con Moderna e Pfizer. Per il premier Netanyahu, che si spinge a parlare di uscita dalla pandemia già ai primi di aprile, i vaccini sono il principale cavallo di battaglia in vista delle elezioni del 23 marzo, le quarte in due anni. E non solo sul fronte interno: Netanyahu ha tentato la strada della "diplomazia vaccinale", offrendo migliaia di dosi a una ventina di Paesi, tra cui alcuni che potrebbero considerare lo spostamento dell’ambasciata a Gerusalemme o la normalizzazione delle relazioni, come Niger e Mauritania. Honduras e Guatemala hanno già prelevato 10 mila fiale con un volo mercoledì, ma non è chiaro cosa ne sarà delle altre promesse: l’iniziativa è stata sospesa ieri dopo l’intervento di Benny Gantz, ministro della Sicurezza, che ha accusato il premier di speculare su un bene di proprietà pubblica.
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