Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Una risposta interessante e soprattutto utile Paolo Mieli mette in guardia sulla visione della storia in casa Barghouti
Testata: Corriere della Sera Data: 01 ottobre 2002 Pagina: 43 Autore: Paolo Mieli Titolo: «Arafat e quel lapsus della signora Barghouti»
Riportiamo la risposta di Paolo Mieli sul Corriere della Sera a un lettore. Una risposta molto interessante ed approfondita che può essere utile a chiunque vuole scrivere ai giornali rispondendo alle falsità su Israele che vengono quotidianamente pubblicate. "Caro signor Violani, ho letto anch'io con grande interesse l'articolo di Guido Olimpio e - dopo essermi, come lei, rallegrato per la pacifica conclusione dell'assedio ad Arafat - mi sono domandato che senso abbiano avuto queste due iniziative israeliane contro il Presidente dell'Autorità nazionale palestinese a distanza di pochissimi mesi (l'altro assedio era durato dal dicembre del 2001 ai primi di maggio 2002). Mi sono posto questo interrogativo dal momento che anche a me, come a lei, sembra che il leader palestinese non esca affatto indebolito da esperienze del genere. Anzi. E se era vero che tre personalità palestinesi del calibro di Abu Mazen, Nabil Amru e Zuheur Masnara si preparavano a dare al loro popolo una guida più disponibile alla trattativa, la mia domanda si trasforma in un sospetto. Ho infatti l'impressione che alle parole israeliane che chiedono la decapitazione (politica) di Arafat, seguano fatti che le contraddicono. Cioè iniziative che non possono ottenere altro risultato che quello di tenerlo, pur debolissimo, in sella. Quanto al fatto che Arafat e i suoi vogliano costruire uno Stato palestinese che conviva con Israele, non sono sicuro che questa decisione sia stata presa in modo definitivo e, come lei dice, «senza più ambiguità». Le cito un dettaglio. A metà agosto si è aperto in Israele il processo a Marwan Barghouti, un importante collaboratore di Arafat nonché fondatore della Brigate dei martiri di Al Aqsa. In quell'occasione mi ha fatto fare un balzo la seguente dichiarazione della moglie di Barghouti, Fadwa: «Sono contraria agli attentati, ma posso capire i motivi degli attentatori dopo cinquantaquattro anni di occupazione israeliana». Parole non nuove, lei mi dirà. Ma mi ha colpito quel numero: 54. Come mai la moglie di Barghouti non ha parlato di trentacinque anni, quanti ne sono trascorsi dalla guerra dei sei giorni (giugno 1967) al termine della quale Israele occupò Gaza e la Cisgiordania? Si riferiva, forse, anche a quei lembi di terra palestinese che Israele fece suoi a conclusione del primo conflitto con gli arabi che si concluse nel 1949? In tal caso, però, avrebbe dovuto parlare di cinquantatré anni, non di cinquantaquattro. Allora forse è la stessa esistenza dello Stato di Israele ad essere considerata una «occupazione». Cosa accadde, infatti, cinquantaquattro anni fa, cioè nel 1948? Nel 1948 nacque lo Stato di Israele, su decisione dell'Onu che il 29 novembre del 1947 aveva stabilito a grande maggioranza la spartizione in due Stati, uno ebraico e uno palestinese (votarono a favore trentatré Paesi, contro tredici; dieci si astennero). Dopodiché nel maggio del 1948 venne alla luce lo Stato di Israele ma non quello palestinese. E perché? Perché i Paesi arabi circostanti impedirono allo Stato palestinese di nascere e ne occuparono le terre per poter di lì aggredire l'«entità sionista». Dopodiché i Paesi arabi rimasero su quei suoli come occupanti per ben diciannove anni, fino, appunto, al 1967. Forse era a questa «occupazione» che si riferiva la signora Barghouti quando ha parlato di cinquantaquattro anni anziché di trentacinque. Ma dubito che si sia trattato di un equivoco circa la «doppia occupazione». Penso piuttosto che il suo sia stato un lapsus." Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare il proprio plauso alla redazione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà un' e-mail già pronta per essere compilata e spedita.