Nuovo governo, vecchio populismo Commento di Diego Gabutti
Testata: Italia Oggi Data: 25 febbraio 2021 Pagina: 2 Autore: Diego Gabutti Titolo: «Speravamo in un governo sanificato privo del tutto di tossine populiste»
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 25/02/2021, a pag.2 con il titolo "Speravamo in un governo sanificato privo del tutto di tossine populiste", il commento di Diego Gabutti.
Diego Gabutti
Mario Draghi
E’ vero, naturalmente, che il governo Draghi poteva essere migliore e che alla testa d'ogni ministero in questo momento potrebbe esserci l'equivalente «tecnico» d'una rockstar, mentre qui ci tocca fare buon viso (in alcuni ministeri chiave, gli esteri e la sanità per non far nomi) ai soliti sciamannati e alle solite scartine. Speravamo in un governo completamente sanificato, negativo al tampone, senza virus populisti a minacciarne la salute (e a minacciare di carambola anche la sanità e la salute pubblica, come capitava sotto i due governi precedenti, Coso 1 e Coso 2). Ma se siamo ancora nella palude, un piede fuori e un piede dentro le sabbie mobili, e se il miracolo è riuscito soltanto a metà o per un quarto, la colpa non è di Mario Draghi, che pure tollera la presenza al tavolo grande della repubblica dei peggiori residuati della legislatura, né del presidente della repubblica, che ne ha raccolto il giuramento al Quirinale. E colpa nostra. E colpa degli elettori italiani, che tre anni fa si sono messi in castigo da soli votando il peggior parlamento possibile. Non un parlamento di cui si può attendere con pazienza la fine, contando i giorni che ci separano dal prossimo parapiglia elettorale, ma uno di quei parlamenti che, puramente e semplicemente, abbattono le nazioni: il parlamento dei pentastellati al 33 (dicesi il 33) per cento, un parlamento in cui, per la prima volta nella storia europea dopo l'età di Hitler e Mussolini, non c'è neanche la più vaga traccia di liberalismo, o di moderazione. Mai era successo che i moderati passassero all'astensione mentre sull'orizzonte della politica cresceva la sagoma mostruosa del populismo radicale. Ebbene, è successo in Italia, dove le cose sono tuttora messe così male (anche dopo il passaggio di testimone dai governi Coso 1 e 2 al governo Draghi, e quando ancora la pandemia infuria) che persino eventuali elezioni anticipate, che ogni tanto qualcuno finge d'invocare, sono sotto il bando d'una nuova catastrofe populistasovranista. Come in certi baracconi del luna park, quelli in cui il pavimento trema sotto i piedi dei visitatori che s'aggrappano l'uno all'altro per non cadere, il pavimento di Palazzo Chigi ondeggia e sussulta. C'è un parlamento, sotto il neonato consiglio dei ministri, simile a un mare in tempesta, e nondimeno è su queste acque tempestose, acque in cui nuotano squali e pesci in barile, che Mario Draghi cerca di salvare dal naufragio il galeone europeo (ed europeista) del Recovery fund: un tesoro minacciato dal sistema dei partiti, vale a dire dagl'italiani sotto imbambolamento populista (i più esaltati tra loro) e sotto incantesimo astensionista (i moderati e gli snob, che Dio li perdoni).
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