Riprendiamo dal MESSAGGERO di oggi, 21/02/2021, a pag. 19, con il titolo "Maxwell, il gradasso che bruciò un impero", l'analisi di Marina Valensise.
Robert Maxwell
Robert Maxwell venne trovato cadavere al largo delle Canarie, ai primi di novembre del 1991. Il fondatore della Pergamon, la casa editrice nata nella Berlino occupata del dopoguerra, per distribuire i libri di Ferdinand Springer, era diventato il proprietario del Daily Mirror, tabloid ultrapopolare dopo una battaglia campale contro l'australiano Robert Murduch. Volendo espandersi in America, aveva fondato un conglomerato che spaziava da Toronto a Osaka e gli diede accesso ai grandi del mondo. Margareth Thatcher, pur essendo a capo di un governo conservatore, aveva un debole per quell'ex deputato laburista visionario: Michail Gorbaciov s'era messo in testa di fondare con lui un Istituto per la Tecnologia in America: Simon Peres e Yitzak Shamir l'accolsero come un eroe, quando, tornato alla religione dei padri, decise di investire in Israele.
L'autore John Preston - la copertina
SIMULAZIONE La sua scomparsa fomentò le teorie più fantasiose: chi parlò di omicidio, chi di suicidio, chi di morte simulata, messa in scena per riscuotere il premio di 200 milioni di sterline dell'assicurazione sulla vita. All'epoca, grande fu l'emozione, ma in pochi sapevano dei romanzeschi raggiri sui cui poggiava la fortuna di quel miliardario venuto dal nulla. I grandi della terra fecero a gara nel "benedirlo", ma solo in seguito si appuro che il suo impero aveva iniziato a disintegrarsi sotto il peso della sua stessa megalomania, che lo spinse a indebitarsi per 750 milioni di sterline e a precipitare nell'infamia per ripianarli attingendo senza scrupolo ai fondi pensione. Della rocambolesca avventura che fu la sua vita oggi sappiamo tutto: che era nato ebreo in una baracca di legno di uno villaggio della Rutenia, allora in Cecoslovacchia e poi passata all'Urss. A 15 anni, insofferente alla yeshiva, l'allora Ludvik Hoch scappa di casa a piedi per Budapest, salvandosi dalle razzie naziste. Per un pelo evita la condanna a morte per spionaggio, saltando da un furgone dopo essersi svincolato da una guardia col braccio amputato. Dai Balcani, arrivato a Beirut si arruola nella legione straniera, approda a Marsiglia, finisce in una divisione ceca nell'armée e dopo la ritirata a Sète sotto l'assedio nazista, s'imbarca per Liverpool, dove, rapito dai discorsi di -Winston Churchill, entra in un corpo di ausiliari inglesi fino a conquistare una croce militare per il coraggio sul campo, dimostrato in Olanda, come luogotenente del V battaglione del reggimento della Regina, prima di finire a Berlino come censore nella zona inglese.
LA DELICATEZZA Grazie a John Preston, di Maxwell sappiamo persino quello che non dovremmo sapere: come mangiava (male, da bulimico incontinente che spezza i lucchetti della dispensa e si serve dai piatti dei commensali), come faceva l'amore (con foga e molto a lungo, e anche con delicatezza, pur trattandosi di sadiche avventizie), come bluffava (con faccia tosta e ingenuità, come quando si vantò con Murdoch per l'acquisto di un tabloid, facendoselo però sfilare sotto il naso). Avvincente come un romanzo d'appendice, la biografia di Preston rivela a ogni pagina la doppia faccia di un genio, spregiudicato e generoso nell'irretire soci e concorrenti, cinico e inetto nel fare sempre il passo più lungo della gamba.
IL MITOMANE Gradasso e vanitoso nell'umiliare figli e dipendenti, violento e però tenero nel trattare le donne, mitomane ma infantile, fino a cadere nella disperazione quando scopre che l'amante ventiseienne rifiuta di sposarlo, perché ha una tresca col capo degli Esteri al Daily Mirror. Doveva essere un tipo insopportabile, ma irresistibile a giudicare dalla moglie francese che impalmò a 22 anni, gli diede nove figli e gli restò soggiogata anche se lui la maltrattava umiliandola in pubblico. E ora sappiamo anche perché: non si era mai perdonato di non aver sposato un'ebrea, per tutta la vita soffri dei sensi di colpa per essere sopravvissuto ai genitori e ai fratelli gasati a Auschwitz.
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