Damasco-Gerusalemme: equazione a una incognita
Analisi di Michelle Mazel
Bashar al Assad
Una giovane israeliana lascia Israele per entrare clandestinamente in Siria. Più precisamente, attraversa il confine che separa questi due Paesi sulle alture del Golan. Un confine sotto stretta sorveglianza, come dovrebbe essere nel caso di due Paesi nemici. Eppure questa giovane donna di ventidue anni che proviene da una famiglia ultraortodossa riesce nell'impresa. E come? Avrebbe trovato una falla nel sistema. Comunque, dalla parte siriana non si fidano. Ci mettono un po’ a convincersi che non è un soldato andato fuori strada o, peggio ancora, un agente del Mossad. Cosa farne allora? Lasciarla languire in una delle sinistre prigioni del regime? Mostrando sorprendente clemenza, i siriani, al contrario, la trattano correttamente e decidono di servirsene come moneta di scambio per ottenere il rilascio dei loro cittadini incarcerati in Israele. Piccolo problema, Gerusalemme e Damasco non si parlano.
Non importa, hanno un alleato comune: l'inquilino del Cremlino. Molto rapidamente il caso viene gestito al livello più alto. Benjamin Netanyahu prende il telefono e chiede l'aiuto del suo amico Vladimir Putin per questa questione puramente umanitaria. Innamorato dei diritti umani, come sappiamo, quest’ultimo accetta subito di offrire i suoi buoni servigi. La questione viene negoziata in segreto. Il prezzo richiesto per il rilascio della fuggitiva è molto modesto: due prigionieri drusi condannati per crimini relativamente minori. Israele acconsente. Solo che i prigionieri non vogliono assolutamente andare in Siria. Così Damasco, per mettersi in mostra, accetta di accontentarsi di due pastori, anche loro avevano varcato il confine per errore. Mentre la giovane donna era in volo per Mosca, i pastori attraversavano il confine nella direzione giusta. E nella notte tra giovedì e venerdì, un aereo israeliano, partito per ricuperare l'ex ostaggio a Mosca, è ritornato con il suo prezioso carico. La giovane donna, di cui non è stato rivelato il nome, sembra non aver sofferto troppo per la sua avventura. Ci hanno detto che questa non è la prima volta che lei abbia cercato di oltrepassare il confine; l'ultima volta era successo in direzione della Striscia di Gaza e per fortuna era stata avvistata in tempo dall'esercito. Per fortuna perché diversamente, Hamas quando si tratta di trafficare i suoi ostaggi, mostra tutta la sua avidità. In attesa della versione hollywoodiana di questa bellissima storia, possiamo porci alcune domande. Tenuto conto dell’estrema inimicizia tra Israele, che, secondo fonti straniere, effettua regolarmente dei raid contro dei siti siriani dove sarebbero immagazzinati dei missili ad alta precisione destinati agli Hezbollah libanesi, e il regime di Damasco, dovremmo forse plaudire alla magnanimità di Bashar Assad? O non si tratta piuttosto della conferma di una voce insistente, secondo cui quest'ultimo sarebbe ansioso di normalizzare i suoi rapporti con il vicino? Certo, non siamo ancora a quel punto, dato che la condizione preliminare è un ritiro israeliano dal Golan. D'altra parte, il nuovo Segretario di Stato americano, avendo riaffermato l'importanza strategica della regione per Israele, ha rifiutato di pronunciarsi sulla legalità della sua annessione e si è spinto al punto di dire che gli Stati Uniti sarebbero pronti a riesaminare la questione se la situazione in Siria si evolvesse. Nel frattempo, Assad si sarà detto che un gesto umanitario lo avrebbe aiutato a ridare un po’ di lustro alla propria immagine…
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".