Israele, uno stato criminale? Si, secondo l' Espresso "Israele crudele e guerrafondaia". Questa la tesi di Manuela Parrino in un articolo pubblicato sull' Espresso il 27-09-2002
Un povero vecchio assediato e umiliato in un palazzo ormai diroccato, soldati che spararano su manifestanti che sfilano uccidendone cinque, città palestinesi occupate da mesi dall'esercito israeliano, progetti di deportazione: un marziano che arrivasse in questo momento sulla terra e leggesse questo articolo senza conoscere i fatti avvenuti in precedenza, non potrebbe che convincersi di avere a che fare con uno stato criminale, e anche piuttosto sadico, che si diverte a fare la guerra a una massa di gente innocente e pacifica. Tre pagine di articolo e un inciso di una riga e mezza per evocare, in modo generico, gli attentati. Ma vediamo più in dettaglio il contenuto di questo articolo. Inizia con le immagini dello sciopero generale e delle città della Cisgiordania occupate dall'esercito; parla dell'umiliazione inferta ad Arafat, simbolo dell'umiliazione che sta subendo l'intero popolo palestinese; descrive la manifestazione dei palestinesi in occasione dello sciopero, in cui "le donne hanno sfilato con pentole e cucchiai, gli uomini con le poche armi rimaste in loro possesso." La solerte giornalista non è al corrente, a quanto pare, del fatto che i soldati israeliani CONTINUANO a trovare armi, esplosivi e fabbriche dei suddetti. E sembra anche dimenticare, visto il tono di rammarico con cui parla delle "poche armi rimaste in loro possesso", l'uso che di tali armi viene quotidianamente fatto dai loro possessori. O forse non l'ha dimenticato, ma le va bene così. C'è poi un'intervista con Sari Nusseibeh, definito "intellettuale palestinese fra i più noti" e da sempre considerato come moderato. E si continua a trascurare il fatto che undici anni fa era stato sorpreso a indicare all'Iraq i luoghi israeliani da colpire con i missili scud, e che esistono le prove che il Nusseibeh di oggi è sempre quello di allora. Cosa che si conferma anche in questa intervista in cui racconta che la pace non si può fare perché Israele non è interessato né alla pace, né alla lotta al terrorismo. Segue una lunga conversazione con Daniel Rubinstein, opinionista politico del quotidiano Haaretz, che si occupa di affari palestinesi. E le opinioni di un opinionista, esperto forse in affari palestinesi ma non, presumibilmente, di affari di governo, vengono presentate come se fosse un dichiarato programma del governo stesso: "Arafat resterà alla Muqata per mesi, fino alla guerra contro l'Iraq. Gli americani non si possono permettere di avere instabilità nel mondo arabo prima della guerra. Quando la guerra inizierà e tutti si saranno dimenticati di lui, Israele sarà libero di fare quello che vuole nei Territori. (...) I servizi segreti palestinesi sostengono che, se dovesse scoppiare, gli israeliani ne approfitterebbero per deportare migliaia di palestinesi." Possiamo ragionevolmente supporre che la conversazione si sia svolta in inglese: la giornalista, evidentemente, conosce sufficientemente la lingua da poterci conversare, ma non abbastanza da sapere che "deportation" significa "espulsione". Ma forse, ancora una volta, lo sa perfettamente ma la parola deportazione le piace di più. Per non parlare della credibilità data ai servizi segreti palestinesi, la cui principale occupazione, fino ad oggi, non sembra essere stata quella di diffondere la verità. E vorremmo concludere con una nota sulle foto che accompagnano questo servizio e relative didascalie: gli artificieri israeliani fanno saltare un edificio del quartier generale dell'Anp (foto grandissima, praticamente riempita da un'immensa nuvola di fumo e polvere); - rovine e macerie alla Muqata, il palazzo in cui Arafat è di fatto prigioniero di Ariel Sharon e del governo d'Israele; - foto senza didascalia di soldati israeliani e ruspe; - manifestazione di palestinesi a Gaza contro l'assedio alla Muqata; - è la notte del 19 settembre e i soldati arrestano decine di palestinesi presenti nel quartier generale dell'Anp (nella foto in realtà i palestinesi sono solo otto. E sappiamo che si erano arresi spontaneamente, e che sono stati arrestati solo quelli ricercati per atti di terrorismo); - Yasser Arafat nel bunker. Messaggio delle foto: i palestinesi sono tutti buoni e pacifici, gli israeliani sono tutti cattivi e guerrafondai. Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare la propria opinione alla redazione de L'Epresso. Cliccando sul link sottostante si aprirà un' e-mail già pronta per essere compilata e spedita.