Verso le elezioni palestinesi
Analisi di Carlo Panella, da Linkiesta
Abu Mazen
Tra le tante elezioni politiche che si terranno in piena epidemia COVID vi saranno quelle in Palestina: quelle legislative si terranno il 22 maggio, quelle per la presidenza della Anp il 31 luglio e quelle per il Consiglio Nazionale della Olp il 31 agosto. La notizia è di rilievo perché sono ben 15 anni che non si tengono elezioni in Palestina, perché Abu Mazen è presidente della Anp pur essendo ampiamente decaduto ma soprattutto per una ragione di fondo. La totale incapacità dei palestinesi di avviare una trattativa credibile con Israele deriva, dalla morte di Arafat nel 2004 in poi, dalla drammatica, radicale spaccatura tra Olp e Abu Mazen da una parte e Hanyeh e Hamas dall’altra che non hanno peraltro riconosciuto l’un l’altro i risultati delle elezioni del 2006. Di fatto, Abu Mazen sinora ha parlato solo per la Cisgiordania e Ismail Hanyeh -che non riconosce gli accordi di Oslo del 1993 e men che meno il diritto di Israele di esistere- rappresenta solo Gaza. Il tutto con reciproci arresti incrociati dei rispettivi dirigenti e militanti nelle due regioni e addirittura una sanguinosa guerra civile inter palestinese a Gaza nel 2006-2007 (346 morti, dei quali 98 civili e più di 1.000 feriti).
A questa radicale debolezza politica e di rappresentanza palestinese che è alla base del fallimento delle trattative, si aggiunge la totale impraticabilità delle richieste anche del “ moderato” Abu Mazen a partire dal fantapolitico “diritto al ritorno” di 6 milioni di palestinese eredi degli esuli dalle guerre dal 1948 in poi. Diritto non applicato a nessun popolo di esuli nel mondo che vedrebbe nel caso del 1.500.000 eredi degli esuli istriani e dalmati di lingua e tradizione italiane avere il diritto a tornare come cittadini in Slovenia e Croazia, per non parlare delle decine di milioni di eredi degli 8 milioni di esuli tedeschi dalla Polonia, Russia e Ucraina fuggiti nel 1945. L’accordo elettorale tra palestinesi è stato siglato grazie alla mediazione e alle forti pressioni dell’Egitto e della Turchia e prevede la garanzia del reciproco riconoscimento dei risultati del voto.
Terroristi di Hamas: le proiezioni prima delle elezioni li danno al 34%
Questione tutt’altro che certa, visti i precedenti, soprattutto per le elezioni presidenziali che vedono nei sondaggi l’anziano Abu Mazen (85 anni), che si è ben guardato di formare un valido successore, nettamente superato col suo 43% da Ismail Hanyeh accreditato di un rotondo 50%. Diverso il pronostico per le legislative con sondaggi che danno al Fatah al 38% e Hamas al 34% in un sistema elettorale proporzionale nel quale hanno peso per la formazione del governo le alleanze con liste minori, più facili per al Fatah. Al Fatah ha comunque davanti a sé due problemi non piccoli. Innanzitutto di riuscire ad impedire, grazie alle condanne tutte “politiche” di corruzione, di presentare una sua lista a Mohammed Dahlan, ex potentissimo capo della sicurezza palestinese, ora costretto all’esilio negli Emirati. Dahlan è relativamente giovane, gode di una potente rete di rapporti internazionali e di una sua rete articolata di favori in Cisgiordania (i suoi uomini a Gaza sono tutti stati uccisi o esiliati nel 2006) e sicuramente l’Egitto lo vedrebbe com eccellente successore dello stesso Abu Mazen. Ma la spina più scabrosa per al Fatah è l’auto candidatura di Marwan Barghouti, detenuto giustamente in Israele per la condanna a ben 5 ergastoli in quanto leader delle Brigate dei Martiri di al Aqsa, di al Fatah, responsabili di gran parte degli attentati della seconda Intifada del 2000-2005 (1062 israeliani uccisi). È questa una candidatura scabrosa, ma molto popolare nei Territori, addirittura scandalosa non solo per Israele ma anche per la comunità internazionale, che vede buona parte della dirigenza di al Fatah decisa al boicottaggio con cavilli burocratici. Certo è che se Bargouthi si presentasse, potrebbe essere il più votato nella lista, creando non pochi problemi ai vari raìs del partito.
Carlo Panella
Giornalista, scrittore, autore de “Il libro nero del Califfato”