Israele, un pass per i vaccinati Commento di Sharon Nizza
Testata: La Repubblica Data: 19 febbraio 2021 Pagina: 1 Autore: Sharon Nizza Titolo: «Israele, un pass verde per metà della popolazione vaccinata. Carcere per chi presenta certificati falsi»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA online di oggi, 19/02/2021, il commento di Sharon Nizza dal titolo "Israele, un pass verde per metà della popolazione vaccinata. Carcere per chi presenta certificati falsi".
Sharon Nizza
Superati i 4 milioni di inoculati su una popolazione di 9,2 milioni abitanti (di cui oltre 2,7 milioni con entrambe le dosi del vaccino Pfizer), in Israele si comincia a intravedere la luce in fondo al tunnel. Sarà una luce dominata dalle sfumature del verde e del viola, i colori con cui, a partire da domenica, si sperimenterà la gestione dell’economia almeno per i prossimi mesi: da un lato il “pass verde”, che definisce i servizi aperti solo a chi presenta il certificato di guarigione da Covid o il certificato di immunità, scaricabile online a una settimana dalla somministrazione della seconda dose. In questa categoria rientrano palestre, piscine, hotel, eventi culturali e sportivi. Centri commerciali, negozi, biblioteche e musei riapriranno invece secondo le direttive del “pass viola”, che ha governato la gestione dei servizi essenziali finora, ossia limitazione del numero di persone ammesse e rispetto dei criteri di distanziamento, senza che sia richiesto alcun certificato. Dal 7 marzo si aggiungeranno anche i ristoranti, che potranno riprendere la consumazione in loco, per la prima volta da settembre. “Siamo ancora definendo i dettagli con il ministero della Salute” dice a Repubblica Shay Berman dell’Associazione ristoratori. “Con ogni probabilità il pass verde sarà richiesto solo per le prenotazioni negli spazi chiusi”. Per settimane i vari ministeri hanno discusso la formula con cui riavviare l’economia alla luce della campagna vaccinale, cercando l’equilibrio tra tutela della salute pubblica e affermazione delle libertà individuali. La possibilità di accedere ai servizi vincolati dal “pass verde” presentando un tampone negativo è stata esclusa nei giorni scorsi in seguito a un calo riscontrato nelle vaccinazioni. Per due mesi la risposta della popolazione è stata molto positiva, raggiungendo una copertura vaccinale delle categorie a rischio che si avvicina all’80%. Da inizio febbraio, quando l’inoculazione è stata resa disponibile a tutta la popolazione dai 16 anni in su, sono emerse con maggiore evidenza le sacche di resistenza, vuoi per inerzia o per diffusione di fake news. Da qui campagne come quelle avviate da diversi comuni, che hanno trasformato le inoculazioni in veri e propri happening, ognuno secondo i propri gusti: vaccino e birra in omaggio tra i giovani di Tel Aviv, mentre nei quartieri arabi vengono offerti humus e knaffe e in quelli ultraortodossi il cholent, tipico piatto del venerdì sera. “Vaccinarsi non è obbligatorio né lo sarà” ha detto il ministro della Salute Yuli Edelstein oggi presentando il “pass verde”. Chi non intende vaccinarsi non incorrerà in sanzioni, ma i vincoli per l’accesso a teatro, palestra o in un hotel costituiscono già un incentivo che ha portato negli ultimi due giorni a un aumento delle prenotazioni. È probabile che in una seconda fase, anche un tampone negativo sarà accettato come “pass verde”, ma un altro incentivo alla vaccinazione arriverebbe dalla possibilità che lo Stato smetta di finanziare i tamponi per attività di intrattenimento. Sanzioni pesanti, che potrebbero includere anche il carcere, saranno previste per chi presenterà certificati vaccinali falsi, un fenomeno già in corso, individuato dalla task force del ministero della Salute che monitora i siti che diffondono fake news sul vaccino. Ed è in studio anche una legge che renderebbe obbligatoria la presentazione del certificato vaccinale, o in alternativa un tampone negativo ogni due giorni, per le categorie di lavoratori in contatto con grandi fasce di popolazione (tra cui insegnanti, poliziotti, dipendenti di centri commerciali). Un’altra legge straordinaria, approvata ieri in prima lettura dal governo, consente il trasferimento dei dati di chi non è vaccinato alle autorità municipali e al ministero dell’Educazione, per avviare una campagna mirata di incentivazione della vaccinazione tra gli scettici. L’apertura massiva degli esercizi commerciali domenica è vissuta con più cautela dagli esperti del ministero della Salute, in quanto avviene in un momento in cui i dati epidemiologici sono ancora alti, con 4mila contagi quotidiani. “In un certo senso, corriamo un rischio”, ci dice il prof. Ronni Gamzu, direttore dell’ospedale Ichilov di Tel Aviv e già super commissario Covid per il governo. “Ma quello che fa la differenza questa volta rispetto alle aperture precedenti, è l’alto tasso di vaccinazione che si dimostra efficace sulla riduzione della morbilità grave e quindi alleggerisce il carico sugli ospedali”. Il dato fondamentale che ha determinato le aperture è il calo costante dei contagi tra gli ultrasessantenni, la popolazione più vulnerabile, diminuiti del 64% da gennaio a oggi e del 48% per quanto l’incidenza sui malati gravi. I numerosi studi condotti in Israele sull’ampia fascia di popolazione vaccinata stanno confermando l’efficacia al 95% del vaccino Pfizer, così come annunciato dalla casa farmaceutica dopo i test clinici. Maccabi, una delle quattro casse mutua responsabili della somministrazione del vaccino, ha reso noti ieri nuovi dati secondo cui, tra 602mila vaccinati, solo 608 sono risultati positivi, quasi tutti asintomatici o con sintomi lievi, e solo 7 definiti gravi. Mentre nel gruppo di controllo di 528mila persone non vaccinate, 20.621 sono risultate positive (3,9%).
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