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Il Foglio Rassegna Stampa
16.02.2021 Natan Sharansky: 'Questa era la mia vita di refusenik'
Intervista di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 16 febbraio 2021
Pagina: 3
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Il pol. corr. è sovietico»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 16/02/2021, a pag.III, con il titolo "Il pol. corr. è sovietico", l'intervista di Giulio Meotti a Natan Sharansky.

A destra: Natan Sharansky

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Giulio Meotti

Negli anni in cui Natan Sharansky organizzava un movimento ebraico di resistenza alla repressione sovietica, sulla stampa il sionismo era bollato come "pornografia" e la tv di stato russa definiva i refusenik come lui "mercanti di anime". Il Kgb arrestò Sharansky con l'accusa di essere una spia. Fu condannato a tredici anni. Fuori dal tribunale, decine di ebrei intonarono l'inno di Israele, l'Hatikvah. In prigione, Sharansky fu messo a pulire i bagni. Per le feste di Chanukkah accendeva le candele in segno di protesta. Ogni volta veniva punito. Osservava continui scioperi della fame e, per non perdere le facoltà mentali, giocava a scacchi con se stesso, senza pezzi, né scacchiera. Si ammalò gravemente, rischiando di morire, e gli furono confiscati i libri di ebraico. Il grande fisico Edward Teller da New York lo definirà uno dei "martiri" del 900. Nel febbraio del 1986 Sharansky venne scambiato con altre spie nelle mani degli americani sul ponte di Glinicke, a Berlino. Di libertà di parola qualcosa dunque ne sa, Sharansky. "Mio padre era fiducioso", scrive Sharansky nella sua autobiografia "Never alone: prison, politics and my people", in un brano pubblicato su Tablet. "I comunisti avevano promesso che sarebbe nata una nuova vita di piena uguaglianza, senza restrizioni educative e, cosa più importante, con pari opportunità per tutti. Chi non l'avrebbe voluta?".

Uno dei fratelli del padre aveva scoperto il sionismo ed era andato nell'allora Palestina mandataria. Il padre di Sharansky "era entusiasta di costruire un mondo di giustizia sociale e uguaglianza più a casa sua. Da quando era bambino, mio padre amava inventare storie. Immagina il brivido quando, a vent'anni, ha visto milioni di persone guardare una sceneggiatura che aveva scritto. Ovviamente, per avere successo nella sua carriera di sceneggiatore ha dovuto seguire alcune regole. Le sue sceneggiature, come ogni altra opera d'arte, dovevano seguire la rivoluzione bolscevica, vedendo il mondo attraverso la lente della lotta e dello sfruttamento di classe. Il vecchio mondo e i suoi valori retrogradi dovevano essere distrutti per produrre la giustizia sociale. Oggi, una visione simile potrebbe essere chiamata 'Critical Class Theory"'. Qui Sharansky tira già una prima spallata alla proliferazione di "teorie critiche" nelle nostre università, paragonandole all'ortodossia sovietica. "Tutto doveva servire all'ideologia comunista: ogni istituzione, ogni mezzo, ogni forma d'arte. Lenin aveva particolarmente apprezzato il potenziale di propaganda dei film, dichiarando: `Il cinema per noi è la più importante delle arti'. Il termine `politicamente corretto', oggi cost popolare, è emerso alla fine degli anni 20, per descrivere la necessità di correggere il pensiero di alcuni `deviazionisti' e adattarli alla linea del Partito comunista. Qualsiasi personaggio positivo con origini borghesi doveva alla fine controllare il proprio privilegio, condannare il proprio passato di oppressore e assumersi pubblicamente la responsabilità dei propri peccati". All'inizio, i veri credenti che sostenevano i nobili obiettivi della rivoluzione accettarono facilmente queste restrizioni. "Ma con il Terrore Rosso, i crescenti attacchi alla religione, al nazionalismo e alla proprietà privata hanno distrutto le illusioni della maggior parte delle persone. Il numero dei credenti continuava a diminuire, mentre la paura continuava a diffondersi. Eppure, in mezzo alla disillusione, nessuno voleva sacrificare i propri sogni personali. Volevi ancora vedere il tuo lavoro realizzato. Per far sì che le sue storie fossero approvate e per ridurre il rischio di rifiuto - o esposizione - mio padre ha setacciato la stampa sovietica ufficiale alla ricerca di eroi pre-approvati".

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Ma un giornale locale pubblicò un articolo sulle origini borghesi del giovane sceneggiatore e sui suoi "legami sionisti", a causa di quel fratello che si era trasferito a Gerusalemme. "Mio padre venne così cancellato. Temendo per la sua vita, mio padre fuggì dall'industria cinematografica, da Odessa, e dal suo amato mondo creativo, nel 1929. Arrivando in un oscuro centro industriale ucraino, che oggi è noto come Donetsk, trascorse il resto della sua carriera di scrittore come giornalista, celebrando i proletari che costruivano il nuovo mondo sovietico in una serie di riviste industriali". Ogni articolo che scriveva perpetuava la doppia vita. "Sapendo che qualsiasi deviazione dalla visione ideologica sarebbe stata liquidata come `bugia borghese', mio padre divenne parte di una vasta catena di montaggio che produceva la versione sovietica delle fake news". Sharansky è nato vent'anni dopo, nel 1948. "Ogni giorno mio padre andava alla ricerca di storie interessanti. Ma, quando si trattava di scriverle, la sua immaginazione doveva ridursi, la sua bocca chiudersi, la sua mano farsi prendere dai crampi, mentre produceva ciò che il Partito richiedeva". Molti colleghi buttavano i soldi nella vodka; il vizio del padre erano i libri. "Amava comprare libri, leggere i classici, gettarsi in realtà alternative, dove la sua immaginazione poteva vagare libera, senza un prezzo da pagare o una linea di Partito da sostenere. Ascoltava regolarmente, in segreto, 'Voice of America', o la Bbc, o qualsiasi altro canale radiofonico occidentale. Essere un letterato in un mare di paura significava preoccuparsi di annegare costantemente". Stalin aveva ucciso il poeta Osip Mandelstam. Alcuni si erano uccisi, come la poetessa Marina Cvetaeva. Altri vivevano quotidianamente con la paura dell'arresto, o all'ombra delle purghe, come Anna Akhmatova. Altri ancora, come il romanziere Mikhail Bulgakov, avevano accettato che i loro libri rimanessero inediti. "Il suo `Il maestro e Margherita' non avrebbe visto la luce per decenni. Altri, come Boris Pasternak, cercarono lettori altrove e ne pagarono il prezzo a casa. Ma la lezione che ho imparato dagli scrittori della generazione di mio padre è che coloro che resistettero al doppio pensiero sono quelli che continuano a influenzarci". Nel 1962, durante il breve periodo di "disgelo" di Krusciov, la famiglia Sharansky fu entusiasta quando Aleksandr Solzhenitsyn pubblicò, sulla rivista Novy Mir, un racconto bruciante che descriveva la sofferenza nel gulag: "Una giornata nella vita di Ivan Denisovic". "Ma nessuno era mai del tutto sicuro di cosa sarebbe stato permesso o no, quale linea rossa avrebbero attraversato domani; di quale `macroaggressione' o 'microaggressione' potevano essere reputati colpevoli".

Se nelle prime generazioni dopo il 1917 la scelta era stata tra essere un credente e avere un "doppio pensiero", nella generazione di Natan Sharansky erano rimasti pochi credenti. "Il tuo campo visivo doveva essere davvero molto ristretto per vedere ancora la società in rovina intorno a te come una sorta di paradiso comunista. I miei colleghi stavano scegliendo tra `doppio pensiero' e `dissenso'. E' vero, dopo che il Partito si è allontanato dalla politica di epurazioni omicide di Stalin, il dissenso di solito ti costava la carriera o la libertà, non la vita. Tuttavia, pochi erano disposti a oltrepassare il confine tra `doppio pensiero' e `dissenso"'. Tuttavia, era difficile individuare chi aveva scelto la doppiezza. "Chi osservava milioni di cittadini marciare lealmente nelle manifestazioni del 1° maggio, salutando i loro leader, concludevano che eravamo tutti veri credenti. La polizia segreta, tuttavia, sapeva quanto pochi fossero sinceri. Il Kgb così ha trasformato la nostra vita quotidiana in una serie di test. C'erano sondaggi costanti, alcuni sottili, altri diretti, per determinare la lealtà. Dovevi guardare la lingua, i gesti, le reazioni, le amicizie, perché `loro' ti osservavano sempre". Poi entra in scena Andrei Sakharov, lo scienziato nu "Il vecchio mondo andava distrutto per produrre giustizia sociale. Oggi si chiama `Critical Class Theory" mero uno. "Nel maggio 1968, questo famoso scienziato fece circolare un manifesto di diecimila parole che distrusse la mia vita compiaciuta. `La libertà intellettuale è essenziale per la società umana', dichiarò Sakharov. Denunciando coraggiosamente il controllo del pensiero sovietico, derise `il dogmatismo ossificato di un'oligarchia burocratica e la sua arma preferita, la censura ideologica'. Sakharov aveva avvertito che la scienza sovietica era in pericolo senza `la ricerca della verità'. Immaginava `due sciatori che corrono nella neve'. Mentre lo sciatore sovietico aveva iniziato a raggiungere quello americano la nostra soffocante mancanza di libertà ci faceva crescere più lentamente. A quel tempo, erano pochi quelli che potevano capire la profondità di questa critica. Sakharov ci ha aiutato a capire che le restrizioni sovietiche al pensiero erano profonde. Gli scienziati sovietici passavano così tanto tempo a guardarsi le spalle negli specchietti retrovisori che non potevano correre in avanti e raggiungere i loro coetanei occidentali. Sakharov stava avvertendo me e i miei coetanei che non c'era nessun posto dove scappare per sfuggire alla realtà soffocante che aveva ostacolato il lavoro di mio padre".

Sharansky dalla storia della sua famiglia trae delle conclusioni sull'attualità. "Puoi esprimere le tue opinioni ad alta voce, in pubblico, senza paura di essere punito formalmente o in altro modo? Se sì, vivi in una società libera; se no, vivi in una società della paura. In occidente oggi la pressione a conformarsi non viene dall'alto, i nostri leader politici non sono ditta "Per non perdere il lavoro mio padre di giorno scriveva per il Partito in segreto, ascoltava la radio americana" "Oggi la minaccia non viene da leader stalinisti, ma dal totalitarismo diffuso in mezzo a noi" tori stalinisti. Viene dai fanatici intorno a noi, spesso tramite Twitter-Shaming, per spingere le persone al silenzio o a un finto conformismo politicamente corretto". Abbiamo bisogno di un Twitter Test che sfidi il totalitarismo culturale. "Nella società democratica in cui vivi, puoi esprimere le tue opinioni individuali ad alta voce, in pubblico e in privato, sui social media e nei raduni, senza paura di essere svergognato, scomunicato o cancellato? In definitiva, se vivi con un `doppio pensiero' non dipende dalle autorità o dalle corporation che gestiscono le piattaforme: dipende da te. Ognuno di noi decide individualmente se vuole sottomettersi o spezzare le catene che ci impediscono di esprimerci". Mentre Sharansky si faceva la galera in quanto ebreo, Vladimir Bukovskij, che tra manicomio e carcere trascorse più anni della giovinezza da detenuto che da uomo libero, subiva una delle più dure condanne per reati politici mai inflitte dopo la morte di Stalin (dodici anni). E solo per avere organizzato dei reading di poesia. Anche lui, come Sharansky, sarà "ceduto" dall'Unione Sovietica all'occidente in cambio del leader comunista cileno Luis Corvalán. E, come a Sharansky, neanche a Bukovskij piaceva come era diventato sempre meno libero quello che un tempo si chiamava, ammirandolo, il "mondo libero". "L'Unione Sovietica era uno stato governato dall'ideologia" dirà Bukovskij dal suo esilio a Cambridge. "Oggi osservo con molta attenzione come il politicamente corretto si diffonde e diventa un'ideologia oppressiva".

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