Il calcio dell'asino
Analisi di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Donald Trump
Trump è sfuggito all'impeachment? La stampa buonista soffoca per la stizza. Assoluzione senza gloria, assesta Le Monde. Perché, una condanna sarebbe stata più gloriosa? In realtà, i Democratici avrebbero potuto risparmiarsela ed evitare alla nazione una causa persa. Certo, Donald Trump non aveva né lo stile di alcuni dei suoi predecessori, né il fascino di altri. I suoi modi a volte lasciavano a desiderare e il suo linguaggio era considerato troppo comune, per non dire volgare, da un'élite che non ha ancora capito di essere diventata una minoranza. Non era a lei che il Presidente si rivolgeva, ma a quelli lasciati indietro dal successo americano ed a coloro che non si fidano più di un governo che li trascura. E ce n'erano tanti, ma così tanti che dopo quattro anni erano ancora 74 milioni i votanti per dare a Donald Trump un secondo mandato. Cosa che è risultata essere insufficiente. Risultata? Non proprio. Lui stesso non ci ha creduto e ha sostenuto e sostiene ancora che la vittoria gli è stata rubata. Una convinzione condivisa da un numero impressionante di suoi sostenitori e da alcune rispettabili opinioni. A torto? Senza dubbio. Ma ci credono ancora. Il che li ha portati a protestare. Delle proteste chiassose ma generalmente pacifiche e che sono state, dobbiamo riconoscerlo, incoraggiate dai tweet presidenziali. E veniamo a quel famoso 6 gennaio.
Una manifestazione di suprematisti bianchi
Quel giorno, il Congresso avrebbe ratificato ufficialmente il risultato delle elezioni. Dei sostenitori di Trump sono venuti nella capitale per protestare. Colui che era ancora il Presidente in carica, li aveva invitati a farlo pacificamente. ‘Peacefully’ per ripetere quello che aveva detto. Ciò che è seguito ha sorpreso il mondo intero. Nessuno aveva percepito il dramma che stava per compiersi. Né i funzionari della sicurezza del Campidoglio, né la polizia locale o federale, per non parlare dei servizi di intelligence. E allora ? Provocazione? Movimenti di folla imprevedibili, incoraggiati dall'assenza di difensori ? Anche qui, poco importa. Le immagini scioccanti hanno fatto il resto, perché il tempio della democrazia americana era stato violato. Donald Trump era un colpevole ideale: anche se non li aveva espressamente incoraggiati, non erano stati i suoi sostenitori a profanare l'augusta sede? Va ricordato che poco tempo prima l'intero Paese era stato teatro di rivolte e saccheggi altrettanto violenti, la stessa città di Washington si era barricata contro gli eccessi del movimento Black Lives Matter. Allora i Democratici erano rimasti stranamente silenziosi. Questa volta invece hanno subito ritrovato la loro voce per esigere l’impeachment di un uomo che odiavano. E’ inutile argomentare che la destituzione di un Presidente che non era più in carica, non aveva alcun senso. Pensavano solo a vendicarsi. Al Senato, c'erano dei Repubblicani, e non dei meno importanti, che prendevano le distanze dal loro leader amareggiato. Se solo diciassette di loro avessero votato con i loro colleghi Democratici, questi ultimi avrebbero raggiunto il loro obiettivo. Non solo privare Donald Trump dell'opportunità di candidarsi alla rielezione tra quattro anni, ma togliergli anche i benefici concessi agli ex Presidenti. Il calcio dell'asino.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".