Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 12/02/2021, a pag.15 con il titolo 'Gli Accordi di Abramo sono un trattato di pace tra tutte le religioni', il commento di Benedetta Paravia.
Lo sceicco Nahyan bin Mubarak al Nahyan
Nel governo degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Nahyan bin Mubarak al Nahyan ricopre il ruolo di ministro della Tolleranza, un ministero istituito per la prima volta nel febbraio del 2016. Ministro, perché gli Emirati stanno lavorando tanto per lanciare un messaggio politico di tolleranza e apertura? «Il nostro fondatore, lo sceicco Zayed bin Sultan al Nahyan, fu un grande statista: riuscì a proiettare nel futuro un Paese dalle grandi risorse, accogliendo una forza lavoro eterogenea e multirazziale, senza la quale sarebbe stato impossibile realizzare i risultati che abbiamo ottenuto. Zayed ha tenuto lontano dalla nostra terra il pregiudizio: tutti erano accettati, indipendentemente dal colore della pelle, dalla religione professata e dalle proprie ideologie. Gli Emirati sono da sempre un Paese nel quale regnano sovrani i principi della tolleranza, armonia, rispetto reciproco e accettazione dell’altro. Principi che portano a vivere in coesistenza pacifica e a far sentire tutti parte integrante dei progressi della nostra amata nazione».
I firmatari della pace tra Israele e Stati arabi
Di recente con gli “Accordi di Abramo” gli Emirati hanno avviato relazioni diplomatiche con Israele: da dove nascono questi accordi? «Il profeta Ibrahim è il padre di tutte e tre le grandi religioni; viene chiamato “Abramo” nel cristianesimo, “Ibrahim” nella religione islamica ed “Abram” nella religione ebraica. Rappresenta la capacità di unificare le tre grandi religioni monoteiste, ne simboleggia l’unità ed è per questo che l’accordo prende il suo nome. Perciò che riguarda più da vicino noi emiratini, questi accordi derivano dalle radici profonde dei valori di tolleranza, rispetto e fratellanza che come ho spiegato ci ha tramandato il nostro Padre Fondatore».
Quale impatto possono avere questi accordi nella regione? «Questi accordi si basano su interessi strategici, economici e commerciali comuni delle parti. Rappresentano il primo risultato significativo nel processo di pace regionale da oltre un quarto di secolo, ossia dalla firma degli accordi di Oslo, che il defunto presidente israeliano Shimon Peres ha descritto come l’inizio del progetto “Nuovo Medio Oriente”. Quindi gli Accordi sono considerati un trattato di pace tra tutte le religioni ed i paesi coinvolti. Portare la pace è fondamentale non solo per gli Emirati, ma per l’intera regione. Il trattato segna una nuova era per il Medio Oriente e per il mondo».
Cosa accomuna questo spirito alla visita di Papa Francesco ad Abu Dhabi? «Ci sono diversi elementi in comune con la visita papale ad Abu Dhabi poiché sia questa visita che gli accordi portano un messaggio di convivenza armoniosa, che vede lavorare insieme musulmani, cristiani ed ebrei per un futuro migliore da assicurare alle generazioni future. È diritto dei giovani e dei nascituri vivere in modo pacifico. Questo è soprattutto il messaggio degli Emirati Arabi Uniti al mondo. La visita di papa Francesco è venuta a rafforzare l’immagine del nostro paese come patria della tolleranza e della convivenza, poiché gli Emirati Arabi Uniti ospitano fin dal giorno dell’Unione Nazionale, nel 1971, più di 200 nazionalità diverse che praticano la propria cultura e fede. La visita papale è stata importante anche nelle discussioni interreligiose. La visione politica di papa Francesco, con il suo pensiero innovativo di apertura e approccio umanitario e di sostegno ai poveri, immigrati e rifugiati, in simbiosi con gli insegnamenti di san Francesco D’Assisi, è stata subito accolta dal nostro paese».
Avete nuove iniziative in programma sulla collaborazione tra le tre fedi? «Stiamo costruendo la Casa Abramitica, un’area che ospiterà il culto delle tre religioni monoteiste e vedrà pregare nello stesso luogo ebrei, cristiani e musulmani. Verrà costruita nella capitale degli Emirati Arabi Uniti, Abu Dhabi. Sorgeranno una moschea, una chiesa e una sinagoga sotto un unico edificio, al fine di formare per la prima volta una comunità delle tre religioni. Oltre ai tre edifici separati, vi sarà un giardino comune oltre a un quarto edificio che sarà un museo culturale in cui si incontreranno persone di ogni fede. Il complesso ospiterà programmi educativi e varie attività volte a promuovere lo scambio e la cooperazione culturale e umanitaria. La Casa Abramitica è solo uno dei molteplici passi che gli Emirati hanno compiuto in termini di promozione dei valori di coesistenza pacifica».
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