L'Arabia Saudita libera l'attivista per i diritti umani Commento di Francesca Caferri
Testata: La Repubblica Data: 11 febbraio 2021 Pagina: 15 Autore: Francesca Caferri Titolo: «L’Arabia Saudita libera l’attivista simbolo dei diritti femminili»
Riprendiamo daREPUBBLICAdi oggi, 11/02/2021, a pag.15 con il titolo "L’Arabia Saudita libera l’attivista simbolo dei diritti femminili", il commento di Francesca Caferri.
Qualsiasi cosa faccia, comunque Mohammed Bin Salman viene criticato da Francesca Caferri. L'Arabia Saudita non è certo un Paese democratico, ma è giusto apprezzare i progressi fatti in questi ultimi anni, a cominciare dai rapporti distesi con Israele e con l'Occidente.
Ecco l'articolo:
Francesca Caferri
Mohammed Bin Salman
Il sorriso è quello di sempre: largo e contagioso. Il viso e il corpo sono più magri. Sui capelli è spuntata prematuramente - ha 31 anni - una grossa ciocca bianca. Ma alla sua famiglia non importa: dopo più di due anni in carcere Loujain al Hatloul è tornata a casa. Una delle più famose attiviste per i diritti delle donne dell’Arabia Saudita, era stata arrestata nel 2018 poche settimane prima della cancellazione del bando alla guida delle donne per cui si era battuta per anni. Dapprima misteriose, le accuse contro di lei erano cambiate nel tempo: tra i capi d’accusa che l’hanno portata qualche mese fa a una condanna a sei anni, quello di aver passato informazioni a entità ostili allo Stato saudita e di aver parlato con giornalisti stranieri. Insieme a lei erano state fermate altre donne, tutte in primo piano nella campagna per i diritti: come lei erano state torturate, private del sonno e molestate sessualmente. Ma solo la famiglia di Loujain aveva fatto della sua vicenda un caso internazionale portandolo all’Eliseo, al Parlamento europeo e al Congresso di Washington. Da due anni a questa parte, il sorriso di Loujain al Hatloul era diventato un simbolo di opposizione ai metodi di Mohammed Bin Salman, il principe ereditario che è di fatto alla testa dell’Arabia Saudita. E proprio questo è uno dei motivi dietro alla liberazione. Il rilascio arriva infatti in un momento in cui l’Arabia Saudita è sotto pressione per il cambiamento di amministrazione negli Stati Uniti: via Donald Trump che aveva sostenuto Mbs (come il principe è chiamato) anche nel momento dell’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi per mano di un team arrivato da Riad, Joe Biden ha cambiato tutto. Nelle ultime settimane gli Usa hanno ordinato una revisione della vendita di armi ai Paesi del Golfo e annunciato la fine del sostegno alle operazioni militari saudite in Yemen. Non a caso ieri di al Hatloul ha parlato direttamente Joe Biden: «Liberarla era la cosa da fare», ha detto. La liberazione è l’ultima delle mosse messe in campo da Mbs per migliorare la sua immagine a Washington: da novembre ad oggi il principe ha incontrato per la prima volta il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, messo fine all’embargo contro il Qatar e rilasciato due cittadini americani-sauditi da due anni in carcere. La pena di al Hatloul resta comunque sospesa, non cancellata: le restano 3 anni di detenzione da scontare e il divieto di lasciare il Paese per cinque anni. Un modo per assicurarsi il suo silenzio.
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