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Il Foglio Rassegna Stampa
11.02.2021 La corruzione siriana e la rinascita dello Stato islamico
Analisi di Daniele Raineri

Testata: Il Foglio
Data: 11 febbraio 2021
Pagina: 1
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Un rapporto da leggere»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 11/02/2021, a pag.1, con il titolo "Un rapporto da leggere", l'analisi di Daniele Raineri.

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Daniele Raineri

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Roma. Lo Stato islamico in Siria sta facendo una cosa che non aveva mai fatto prima: minimizza l'intensità e la frequenza delle sue operazioni nella propaganda che fa circolare sul web. II numero degli attacchi e degli omicidi mirati nel centro e nella parte orientale del paese è in aumento, mala divisione media del gruppo terrorista invece che magnificare queste azioni come aveva sempre fatto le copre. I comunicati che prima mostravano foto di combattenti, di armi e di veicoli adesso sono scarni, sono più rari, non mostrano quasi nulla e danno un quadro della situazione meno grave della realtà. II motivo di questa scelta è abbastanza semplice da capire. Lo Stato islamico riguadagna terreno in Siria e non vuole farlo sapere troppo in modo da ritardare il più possibile l'attenzione internazionale. Questo ritorno avviene sia nella parte centrale del paese a ovest del fiume Eufrate, che è controllata dalle forze del regime di Bashar el Assad, sia nella parte Lo Stato islamico in Siria era "clinicamente morto" come il virus. Sta crescendo di nuovo orientale, a est del fiume, che è sotto il controllo delle milizie curde. Sei mesi fa un rapporto molto dettagliato scritto dall'analista Gregory Waters per il think tank Newsline Institute avvertiva che la ripartenza dello Stato islamico sarebbe avvenuta nella Badia, che è il nome di quella smisurata area desertica nel mezzo della Siria punteggiata da piccole città (una è Palmyra, luogo simbolo della guerra). II rapporto rivelava che lo Stato islamico nella Badia era rimasto illeso dal disastro che era toccato al grosso del gruppo nel marzo 2018, quando era finito confinato in un fazzoletto di territorio a Baghouz, con donne e bambini al seguito, ed era stato costretto ad arrendersi.

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Lo Stato islamico della Badia era invece rimasto a piede libero e come è nella natura del gruppo terrorista aveva cominciato a lavorare per diventare più grande. E' quello che è successo. Gli esperti citati nell'analisi dicono che adesso conta tra i mille e i duemila combattenti, divisi in quindici /venti cellule sparse su un'area molto vasta che include alture aride e accidentate dove si possono nascondere con facilità. Lo Stato islamico per finanziarsi estorce una tassa di protezione alle compagnie di autotrasporti che attraversano la regione, che in media è di diecimila dollari al mese. Dispone anche di un buon sistema di allerta perché anticipa le operazioni di rastrellamento, si sposta ed evita perdite. Per poi tornare ad attaccare appena può. II regime cosi ha scelto una strategia di contenimento, quindi non li combatte ovunque perché non ne ha la forza e tenta di fare in modo che non arrivino a colpire le città fuori da quel territorio. Lo Stato islamico però si muove con abbastanza libertà anche grazie a ufficiali corrotti del regime, che accettano bustarelle, e riesce ad attraversare il fiume Eufrate e gli altri confini e ad accedere alle zone curde. In pratica, la corruzione del regime siriano aiuta il recupero dello Stato islamico. Anche le milizie curde, secondo un servizio della Bbc di quattro giorni fa, sono impotenti: di notte in certe zone rifiutano di controllare il territorio perché è troppo pericoloso e lasciano campo libero agli estremisti. In quelle zone ci sono molti omicidi mirati contro chi lavora nelle forze di sicurezza e contro le famiglie, per indebolire sempre di più le campagne antiterrorismo e la volontà popolare di resistere. Un altro fattore che aiuta i fanatici è la mancanza di copertura aerea Adesso il gruppo terrorista si muove di nuovo in convogli di veicoli armati, una cosa che non avrebbe osato fare fino a due anni fa per paura dei raid aerei e dei droni. Questo tipo di cedimento lento non fa notizia, fino a quando poi lo Stato islamico non compie operazioni massicce che diventano notizie internazionali - ma a quel punto il problema è diventato molto più difficile da risolvere. Waters ieri ha pubblicato un aggiornamento del rapporto e i numeri dicono che gli attacchi nel 2020 sono raddoppiati rispetto al 2019. L'anno scorso lo Stato islamico in quella zona enorme della Siria ha ucciso più di 400 militari del regime, inclusi alcuni ufficiali e anche il generale russo Vyacheslav Gladkikh in un'imboscata con una trappola esplosiva.

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