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La Repubblica Rassegna Stampa
08.02.2021 Usa/Iran, Biden: 'Via le sanzioni solo se si ferma il programma nucleare'
Cronaca di Anna Lombardi

Testata: La Repubblica
Data: 08 febbraio 2021
Pagina: 17
Autore: Anna Lombardi
Titolo: «Biden gela Khamenei: 'Toglieremo le sanzioni dopo lo stop al nucleare'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 08/02/2021, a pag.17, con il titolo "Biden gela Khamenei: 'Toglieremo le sanzioni dopo lo stop al nucleare' ", il commento di Anna Lombardi.

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Anna Lombardi

Khamenei-controlled organization acquires part of Iran's highest mountain |  Al Arabiya English
L'ayatollah Khamenei

«Revocherà le sanzioni all’Iran per portare Teheran al tavolo dei negoziati?». Joe Biden gela gli ayatollah con un secco "no" fin dalla sua prima intervista tv da presidente. Promettendo, di fatto, all’America incollata al televisore, in attesa del fischio d’inizio dell’evento sportivo più importante dell’anno, il Super Bowl, che non intende cedere alla richiesta della Guida Suprema Ali Khamenei: la revoca completa delle sanzioni americane, in cambio del ritorno iraniano agli impegni dell’accordo sul nucleare del 2015. E annuisce senza aggiungere altro, quando gli viene chiesto: «Devono prima smettere di arricchire l’uranio?». Chiaro riferimento alla recente ripresa di quella pratica da parte di Teheran, palese violazione del trattato abbandonato sì da Trump nel 2018, ma che ora la nuova amministrazione spera di rilanciare. Biden, insomma, è fermo pur senza sbilanciarsi proprio mentre l’uomo del dialogo nella capitale iraniana, il ministro degli esteri Javad Zarif, in diretta su Cnn , chiede a Washington di far presto.

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Joe Biden

A Teheran si sta giocando una delicatissima partita interna tra falchi e colombe, decisiva per il futuro del Paese, spiega. Senza una svolta, potrebbero prevalere le posizioni oltranziste. È davvero un colloquio a tutto tondo, quello col presidente degli Stati Uniti di cui una consistente parte è andata in onda ieri nella seguitissima fascia pre-partita, secondo la tradizione avviata da George W. Bush nel 2004. L’integrale andrà in onda oggi. Il leader dem ha confermato a Norah O’Donnell, giornalista di punta di Cbs News , che il dossier iraniano è dunque il nodo più complicato sul suo tavolo in questo momento. Insieme, naturalmente, a quello cinese: «Tra Washington e Pechino la concorrenza è estrema», ha ripetuto durante la trasmissione registrata venerdì sera alla Casa Bianca, i due seduti ai lati opposti della stanza come precauzione anti-Covid. Ma il presidente Biden parla pure del suo predecessore, Donald Trump: «Non dovrebbe avere accesso alle informazioni di intelligence. Potrebbe inavvertitamente farne un uso sbagliato ». Non solo: «Trump ha gestito il Covid peggio di quello che credevamo. Abbiamo trovato una situazione disastrosa, ma ora ci stiamo lavorando». Arriva perfino a commuoversi, menzionando il libro in uscita ad aprile del figlio Hunter, che fu al centro dell’Ucrainagate: «Il mio ragazzo è tornato. L’onestà con cui è andato avanti e ha trovato il coraggio di parlare dei suoi problemi mi ha dato la forza di leggere pagine per me dolorose», ha detto, alludendo alle dipendenze da alcol e droghe contro cui il suo secondo maschio ha combattuto a lungo. Alla cronista che lo interroga in tv il presidente offre una visione intima di come vede e intende affrontare le cose. Come quando parla dell’omologo cinese Xi Jinping: «Lo conosco molto bene, quando ero vicepresidente ho passato più tempo con lui di qualsiasi altro leader mondiale, almeno 24, 25 ore complessive di incontri privati. Insieme abbiamo viaggiato per migliaia di chilometri. È estremamente intelligente. E molto duro. In lui non c’è nemmeno lo spazio per una democrazia con la "d" minuscola. È la realtà, non una critica». Anche per questo, sottolinea, il suo approccio con Pechino sarà diverso da quello di Trump: «Ma non c’è ragione per non chiamarlo. Non vogliamo un conflitto. Ci concentreremo sul rispetto di regole internazionali ». Impegnati a frenare «l’avanzata dell’autoritarismo, le crescenti ambizioni, gli abusi economici e nei confronti dei diritti umani» del Dragone. «Sempre pronti a lavorare con Pechino quando sarà nell’interesse dell’America». Terminando con una metafora sportiva: «Se giochi con noi, giocheremo con te». La Grande Partita è cominciata. Altro che Super Bowl.

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