Israele verso le elezioni del 23 marzo Commento di Fiammetta Martegani
Testata: Avvenire Data: 07 febbraio 2021 Pagina: 15 Autore: Fiammetta Martegani Titolo: «Già diviso il fronte anti-Netanyahu»
Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 07/02/2021, a pag.15 con il titolo "Già diviso il fronte anti-Netanyahu" la cronaca di Fiammetta Martegani.
Fiammetta Martegani
Il 23 marzo Israele toma a votare per la quarta volta consecutiva in meno di due anni. Giovedì era l'ultimo giorno per chiudere le liste e le possibili alleanze, da cui dipendono le sorti del Paese e, soprattutto, quelle giuridiche del primo ministro uscente Benjamin Netanyahu. Molto rumore per nulla. Dopo settimane di promesse e contrattazioni, il blocco "anti-Netanyahu" si presenta alla Knesset con sei partiti molto diversi tra di loro. Al centro, Blu Bianco si è spaccato, lasciando Benny Gantz da solo, e in forte discesa, e Yair Lapid, capo di Yesh Atid, in salita.
Nello stesso blocco, più a destra, troviamo Nuova Speranza, fondato da Gideon Saar, ex membro del Likud (e acerrimo nemico di «Bibi» Netanyahu) e il partito nazionalista Beit Yehudi di Avigdor Lieberman, mentre a sinistra i Laburisti guidati dalla femminista Merav Michaeli e Meretz da Nissan Horovitch. Troppe voci e nessun solista a guidare il coro, oltre al fatto che questa molteplicità di scelte potrebbe compromettere sensibilmente la possibilità che tutti riescano a superare la soglia di sbarramento del 3,25%. In tal caso, i voti dispersi verrebbero automaticamente consegnati al premier che, dal canto suo, oltre ad aver consolidato il blocco dell'estrema destra (unito nei Sionisti Religiosi di Bezalel Smotrich) e dei partiti ultraortodossi, nelle ultime settimane, spostando la campagna elettorale nelle principali cittadine arabe, è riuscito anche a spaccare la Lista Araba Unita ottenendo due grandi vantaggi in un colpo solo. Divisi, infatti, i partiti arabi potrebbero non superare la soglia di sbarramento, ma se, da sola, la lista di Mansour Abbas dovesse farcela, potrebbe unirsi allo schieramento di destra, di cui condivide l'ideologia fondata sul potere religioso, a danno della laicitá dello Stato, permettendo a Netanyahu di raggiungere i 61 seggi (su 120), necessari per govemare la Knesset. Il vero ago della bilancia, questa volta, sarà Naftali Bennett, leader della destra religiosa Yemina, che, pur condividendo l'ideologia del primo ministro e dei suoi alleati, dall'inizio della pandemia non ha fatto che condannare fortemente le loro scelte imprudenti nei confronti della lotta al Covid. Questo è anche l'unico punto in comune con i nemici del premier che potrebbe spingere Bennet, pur che il gioco valga la candela, a passare dall'altra parte. È lui, dunque, il vero kingmaker di questa quarta tornata elettorale, in cui, stando all'attuale scenario, sará molto difficile spodestare "re Bibi" dal suo trono.
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