La Memoria, Israele e l'attualità Deborah Fait risponde a un lettore
Testata: Informazione Corretta Data: 01 febbraio 2021 Pagina: 1 Autore: Deborah Fait Titolo: «La Memoria, Israele e l'attualità»
Omar Meir Wellber
Gentile Deborah,
sono anni che in occasione della Giornata della Memoria, mi attivo nel mio piccolo organizzando incontri con ospiti e la proiezione di qualche documentario. Martedì scorso abbiamo visto alcune sequenz del docufilm "Figli del destino", che narra le drammatiche vicende di Liliana Segre, Lia Levi, Guido Cava e di Tullio Foa che è stato ospite on line. Ogni volta, però, in me cresce sempre di più la domanda, ma serve a qualcosa?, se poi dopo qualche giorno, notizie come da lei riportato in questo articolo, passano inosservate, così come il crescente numero di atti antisemiti;e a mettere la ciliegina ci pensano personaggi di alto livello artistico , come nel suo di ieri , «Un'intervista a Omar Meir Wellber» e sempre di ieri, "l'intervista dal titolo "Lahav Shani: 'Così Zubin Mehta mi ha cambiato la vita' " di Gregorio Moppi. ....È da poco trascorso il giorno della Memoria. Crede che l'esercizio collettivo del ricordo sia riuscito a cancellare le pulsioni più nere dalle nostre società? «Si è davvero certi che gli uomini progrediscano sempre verso il bene? No, se misuriamo la temperatura del razzismo negli Stati Uniti o dell'anti-islamismo in un'Europa che pure, grazie all'unione fra gli stati, rappresenta un baluardo di democrazia e di dialogo. Riguardo all'antisemitismo: gli ebrei hanno una casa in Israele, ma fuori, talvolta, ancora non sono sicuri». Tuttavia Israele apre un'ambasciata negli Emirati. Buon segno, no? «Non mi risulta che gli Emirati ci fossero ostili. È semplicemente un accordo che si fonda su un reciproco tornaconto economico. Impegnarsi per la pace è un'altra cosa, e lo reclamerebbe la Palestina. Ma servirebbero, da entrambe le parti, politici lungimiranti e coraggiosi." Come si fà ad essere equidistanti da chi predica e insegna odio, da chi promuove e insegna la pace? come si può essere equidistanti da chi agisce per la morte da chi opera per la vita?è questa la peggiore indifferenza, una indifferenza attiva, che manifestata da chi è nato a Tel Aviv, rende ancora più grave il problema. Un caro saluto...
Angelo
Gentile Angelo,
Nella prima parte della sua lettera lei pone la domanda di sempre, quella che noi tutti ci facciamo ogni anno:" A cosa serve celebrare il 27 gennaio?". La risposta che mi sorge spontanea è NO, non serve a niente se non a risvegliare anche gli antisemiti dormienti, (oltre a quelli attivi tutto l'anno), cioè quelli che si sentono annoiati, quelli dell' "uffa questi ebrei, sarebbe ora di finirla, abbiamo capito che sono sempre vittime" oppure quelli del "e i palestinesi, e gli indiani d'America, e gli armeni?" Poi però penso ai ragazzi, ai giovani non ancora contagiati dal virus antisemita, penso che esistono ancora uomini di buona coscienza che sanno abbracciarci virtualmente e starci vicini nella Memoria. Personalmente sono abbastanza fredda e sospettosa il 27 gennaio, per attribuire ufficialmente onore alla Memoria dei nostri morti nella Shoah, aspetto Yom haShoah quando Israele si ferma per due minuti e suonano le sirene in tutto il paese. Quello è il momento magico di un intero paese che lascia tutto, scende dalle macchine, ferma i treni e ogni cittadino si mette in totale silenzio sull'attenti. L'energia che emanano milioni di ebrei tutti uniti in un unico pensiero attraversa il mare e si unisce alle anime di Auschwitz. Per chi non avesse visto "I figli del destino" ecco il link di Rai Play https://www.raiplay.it/raiplay/programmi/figlideldestino/
Nella seconda parte della sua lettera cita l'intervista a Lahav Shanì: 'Così Zubin Mehta mi ha cambiato la vita". http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=80685 Dobbiamo pensare che parla un artista, probabilmente di sinistra, come la maggior parte dei televivi, quelli che ancora credono alla buona fede dei palestinesi oppure che, pur sapendoli inaffidabili e terroristi, pretendono da Israele la perfezione, cioè Israele deve dare quello che chiedono per rabbonirli senza pensare che ha dato per anni terra in cambio di pace per ricevere indietro solo odio e terrorismo. Come scrivo nella lettera sull'intervista al musicista Omar Meir Wellber http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=80687 La pretesa di molti israeliani, o anche di ebrei della Golà, che Israele sia perfetta è una sorta di razzismo alla rovescia. Non si può pretendere la perfezione da nessuno, in secondo luogo Israele, da sempre in guerra, è anche troppo democratica, disponibile e tollerante con i propri nemici che accoglie e cura nei propri ospedali, ai quali dà lavoro e accoglienza nel caso di omosessuali costretti a fuggire dalle loro case, infine accontentare le pretese palestinesi significherebbe la distruzione totale del paese. Questa frase di Lahav Shanì è la dimostrazione di quanto scrivo, la solita litania degli israeliani di sinistra " Non mi risulta che gli Emirati ci fossero ostili. È semplicemente un accordo che si fonda su un reciproco tornaconto economico. Impegnarsi per la pace è un'altra cosa, e lo reclamerebbe la Palestina. Ma servirebbero, da entrambe le parti, politici lungimiranti e coraggiosi." Gli Emirati non ci facevano la guerra, è vero, ma non avevamo contatti di nessun tipo con quel paese arabo. Disconoscere l'importanza delle firme di pace significa volere demolire il lavoro dei due brutti e cattivi per eccellenza: Netanyahu e Trump! La pace con i paesi arabi è importantissima, certo si parla di tornaconto economico e che male c'è? Ben venga! La Palestina (inesistente in quanto nazione) reclamerebbe la pace? Certo quella del cimitero per Israele.