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Il Presidente Biden e la soluzione dei due Stati
Analisi di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Barack Obama, Joe Biden L'elezione di Joe Biden è stata accolta con entusiasmo dalla leadership palestinese, che saluta l'avvento di una nuova era. Vede la fine del lungo incubo degli anni di Trump, segnato non solo dal trasferimento dell'ambasciata americana a Gerusalemme, dal riconoscimento della sovranità israeliana sulle alture del Golan e dal famoso “Accordo del secolo” ma anche dalla chiusura della rappresentanza palestinese a Washington e dal ritiro degli aiuti americani. Abu Mazen e i suoi uomini ormai fanno affidamento sul peso dell'ala sinistra dei Democratici e sulla presenza di membri del Congresso come i deputati Ilhan Omar, Rashida Tlaib e Alexandria Occasio Cortes. Tre personalità che non risparmiano né la loro ostilità verso Israele né il loro sostegno al movimento BDS. Laddove l' “Accordo del secolo” di Trump, ritenuto troppo favorevole a Israele, non è riuscito a risolvere il conflitto, la squadra di Biden ora farà pressione su Israele? Durante la sua audizione di conferma al Senato, Linda Thomas-Greenfield, la nuova rappresentante degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, ha affermato di “trovare inaccettabili le azioni e l'approccio adottati dal BDS nei confronti di Israele, che confinano con l'antisemitismo”.
Joe Biden, Donald Trump Parole che non sono state apprezzate a Ramallah. In particolare, Richard Mills, numero due della stessa rappresentanza all’ONU, mentre evocava la Soluzione dei due Stati, si è premurato di sanzionare sia Israele che l'Autorità Palestinese, citando da un lato l'annessione e gli insediamenti e dall'altro l'incitamento alla violenza e il pagamento del risarcimento a persone incarcerate per atti terroristici. L'Unione Europea, così pronta a condannare lo Stato ebraico, non si era mai permessa di sfidare Ramallah su questi due punti, né si era mai pronunciata sul movimento BDS. Eppure è proprio questo il nocciolo della questione. Questo movimento, il cui motto "dal fiume al mare, la Palestina sarà libera" (dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo la Palestina sarà libera) invoca apertamente la distruzione di Israele. L'incitamento all'odio e il lavaggio del cervello fin dalla più tenera infanzia, rafforzati dai libri di testo dell'Autorità Palestinese regolarmente consigliati da delle ONG, si riflettono nella demonizzazione non solo di Israele ma persino degli ebrei.
A tutto questo c'è da aggiungere la rendita vitalizia fornita ai terroristi che hanno ucciso civili: uomini, donne e bambini. La nuova amministrazione presenterà una nuova equazione? Posto che Israele rinunci a sviluppare gli insediamenti esistenti e a crearne di nuovi, le autorità palestinesi dovranno porre fine all’ istigazione all’odio, agli attacchi terroristici ed ai pagamenti ai terroristi? Ci sono purtroppo troppi ostacoli lungo il percorso. Anche se Israele accettasse, non permetterà mai il diritto al ritorno che vedrebbe milioni di palestinesi precipitarsi nel suo territorio. Tuttavia l'abbandono di questo diritto infiammerebbe le centinaia di migliaia di rifugiati ancora parcheggiati nei campi dal 1948. E poi c'è Gaza. Questo territorio che dovrebbe far parte dell'Autorità Palestinese è ora nelle mani di Hamas, affiliato ai Fratelli Musulmani, che non vuole una Soluzione a due Stati dal momento che rifiuta qualsiasi legittimità a Israele, e che promette di distruggere e di costruire sulle sue rovine un califfato islamico che, ovviamente, includerebbe anche la Cisgiordania. Insomma, si diranno i leader di Ramallah, finché i Paesi amici continueranno a dare contributi finanziari e a fare pressione su Israele, perché prendere in considerazione delle concessioni e impegnarsi in negoziati che non porterebbero ad alcuna soluzione?
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