Riprendiamo da LIBERO di oggi, 31/01/2021, a pag. 19, con il titolo "Pio XII salvò migliaia di ebrei sotto gli occhi dei nazisti", il commento di Caterina Maniaci.
Continua il tentativo di ripulire l'immagine di Pio XII, al secolo Eugenio Pacelli, che rimase in silenzio mentre veniva realizzata la Shoah e la conseguente strage di sei milioni di ebrei europei. Questo, come i precedenti tentativi, non ha alcuna credibilità e si palesa per quello che è. Il vero "metodo Pacelli" è il silenzio complice mentre i treni da tutta Europa conducevano gli ebrei alle camere a gas di Auschwitz e degli altri campi della morte. Come se non bastasse, Pio XII appena eletto al soglio pontificio cestinò, con la complicità della Curia, un documento contro il nazismo preparato dal predecessore Pio XI. Quello di Caterina Maniaci è l'ennesimo tentativo di cambiare una storia che è invece ormai chiara nelle sue linee essenziali.
Ecco l'articolo:
Adolf Hitler, Pio XII
Migliaia di persone portate in salvo, nascoste in conventi e monasteri, fornite di documenti falsi. Persino una rete specializzata con una "rotta nascosta", una via di fuga organizzata proprio sotto gli occhi dei nazisti. «Altro che leggenda nera. Lo Yad Vashem di Gerusalemme potrebbe tranquillamente iscrivere Pio XII tra i "Giusti tra le nazioni" per l'attività svolta a favore degli ebrei perseguitati durante la guerra». Lo dichiara senza mezzi termini lo storico Johan IcIIX, autore del libro Pio XII egli ebrei (Rizzoli editore, pp.416, euro 20,90) e dall'aprile 2010 direttore dell'Archivio storico della Sezione rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato vaticana, in pratica il ministero degli Esteri della Santa Sede. Un saggio, quello di Icla, destinato a riportare in primo piano la reale figura di papa Pacelli e ad aprire una nuova stagione di studi sul suo pontificato. Ma la leggenda nera che circonda Pio XII è dura a morire, essendosi stratificata per decenni su clichè poco decodificati, su immagini ideologizzate, su slogan e luoghi comuni che hanno attecchito nell'opinione pubblica mondiale, ma anche sulla coscienza di molti studiosi, intellettuali, artisti. Pio XII automaticamente si è trasformato nel Papa che avrebbe taciuto davanti agli orrori perpetrati dai nazisti, quando addirittura non è stato identificato come un vero e proprio "fiancheggiatore' dei criminali nazisti, reo di aver distolto lo sguardo dalle loro nefandezza perché li considerava preferibili al dilagare del comunismo sovietico.
LA GRATITUDINE Eppure alla fine della Seconda Guerra Mondiale era unanime la gratitudine delle comunità ebraiche per gli interventi del Pontefice in loro favore durante il nazismo. Ma l'orientamento generale cambiò totalmente con l'uscita, nel 1963, dell'opera teatrale del drammaturgo tedesco Rolf Hochhuth, intitolata R Vicario, promossa dalla propaganda sovietica già attiva da anni nel tentativo di demolire la figura di Pacelli, scomparso nel 1958, mentre la Chiesa cattolica che attraversava un delicato momento storico. Quel testo riuscì a cementare definitivamente l'etichetta dei "silenzi di Papa Pacelli". Molti passi in avanti sono stati fatti, nel campo degli studi e delle analisi, ma quelle radici non sono state sradicate. Prova ne sia che, di fatto, sarebbe proprio la posizione di Pacelli in relazione al nazismo e alla Shoah ad aver fermato il processo sulla sua causa di beatificazione, che comunque l'attuale Pontefice, Francesco, vorrebbe chiudere al più presto, e che è intervenuto più volte contro la leggenda nera antipacelliana. II volume di Icla, appena pubblicato, si muove nella linea di una rinnovata attenzione ed equilibrata analisi del pontificato di Pio XII, a partire da documenti, non da commenti e giudizi.
LE CARTELLE Nell'Archivio reso accessibile da poco si trovano oltre 800mi1a documenti relativi solo al periodo della Seconda guerra mondiale: tra questi Icla ha scoperto una serie di cartelle denominate "Ebrei" con circa 2.800 richieste di aiuto, relative a quasi 5.000 persone in tutto. Quella che viene definita una vera e propria Pacelli's list, facendo memoria della Schindler's list universalmente nota. Icla nel suo libro esamina numerose storie di ebrei che chiesero aiuto al Vaticano, scrivendo anche direttamente al Papa: «Da tutte queste richieste di aiuto», spiega, «si capisce chiaramente che gli ebrei di ogni nazione sapevano benissimo che Pio XII si adoperava per loro attraverso ogni canale, a cominciare da quelli diplomatici, altrimenti non gli avrebbero scritto». Non è un caso, ricorda l'autore, che tra i "Giusti" proclamati da Yad Vashem ci sono monsignor Angelo Rotta, nunzio a Budapest durante il conflitto, il suo vice e segretario di nunziatura, monsignor Gennaro Verolino e monsignor Angelo Roncalli, il futuro papa Giovanni XXIII, che si adoperò per salvare gli ebrei durante il suo lavoro diplomatico di quegli anni svolto prima a Istanbul e poi a Parigi. E ognuno di loro lavorava su incarico di Pio XII. E poi c'è stata la straordinaria e poco conosciuta esperienza della Roman Escape Line, la via di fuga guidata da padre Hugh O'Flaherty, sempre sfuggito alla Gestapo. Questa rete capillare fu attiva tra l'8 settembre 1943 e la liberazione di Roma awenuta il 4 giugno 1944: guidata appunto da padre O'Flaherty, ha procurato a migliaia di prigionieri di guerra, ebrei e antifascisti documenti falsi e la possibilità di essere nascosti in conventi, monasteri e appartamenti a Roma e nei dintorni, senza fare alcuna distinzione di passaporto odi religione.
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