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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
23.09.2002 Una riflessione su Yasser


Testata: Corriere della Sera
Data: 23 settembre 2002
Pagina: 13
Autore: Antonio Ferrari
Titolo: «Ormai anche i leader arabi hanno scaricato Yasser. Resta l'incognita della piazza»
Non desideriamo criticare l'articolo, sostanzialmente corretto, bensì riflettere su alcuni dei temi proposti.
"Lo scrittore pacifista israeliano Uri Avneri è durissimo e categorico. Oggi pubblicherà il seguente annuncio: «Chi ha ucciso Yitzhak Rabin sta uccidendo Yasser Arafat». Ma la verità è che il presidente palestinese ha ormai troppi nemici: il più evidente e pericoloso è l'avversario di una vita, il premier Ariel Sharon e, nel suo insieme, l'apparato governativo-militare israeliano; il più evanescente è il mondo arabo, che a parole difende il leader ma in realtà fa assai poco per garantirne non soltanto l'incolumità fisica ma il peso e l'autorità politica; il più insidioso e meno evidente, nonostante le apparenze, è interno al mondo palestinese, ed è legato al conflitto tra gli abitanti della Cisgiordania e di Gaza e il gruppo della diaspora, cioè i famosi «tunisini», guidati dallo stesso Arafat, che hanno occupato quasi tutte le poltrone del potere dopo la fine dell'esilio, nel 1994. Gli anni delle speranze di pace sono stati anche gli anni della grande corruzione, che il presidente sperava di pilotare e di contenere, ma che hanno lasciato un segno devastante. Sabato, il prigioniero di Ramallah avrebbe voluto (ma l'ha detto dopo) nominare un primo ministro, dando seguito all'asserita volontà di cedere almeno una parte del potere esecutivo."
Ferrari nota, opportunamente, che lo ha detto DOPO: forse Ferrari è stato l'unico ad accorgersene, visto che più o meno tutti adesso incolpano, più o meno apertamente, Israele del mancato rinnovamento in seno all'ANP?
"Il prescelto era un uomo gradito agli Usa e allo stesso Israele, il «tunisino» Mahmoud Abbas, detto Abu Mazen, architetto degli accordi di Oslo. Ma gli israeliani hanno impedito allo stesso Abu Mazen e all'altro moderato della ex diaspora, Ahmed Qorei, detto Abu Ala, di entrare nel bunker di un Arafat sempre più solo. Il quale, nelle ultime settimane, approfittando della calma apparente, si era lanciato in pasticciate acrobazie diplomatiche, e aveva accettato di lanciare come possibile ambasciatore a Washington uno dei leader storici dei territori, il cattolico Hanna Siniora. In verità la prima scelta era un'altra esponente cristiana, Hanan Ashrawi, che però ha rifiutato. Con la consueta mancanza di decisionismo, Arafat ha proposto allora a Siniora di andare negli Stati Uniti a «tastare il terreno». Senza prendere una decisione definitiva. Solo che Siniora, negli Usa, è stato ricevuto freddamente, soprattutto (dicono) da parte del criticato ambasciatore in carica, che a quanto pare non intende mollare posto e prebende.
La confusione è assoluta. E dimostra, oggi, quel che era evidente già un anno fa. E cioè che Arafat non ha più il timone del potere."
E ci chiediamo: se era evidente già un anno fa, perché in tutto quest'anno il mondo intero ha continuato a ripetere che Israele deve trattare con Arafat, che Arafat è l'unico interlocutore possibile, che per le trattative di pace non si può prescindere da Arafat?
"Anche gli israeliani, che prima sostenevano che il presidente non faceva «nulla per combattere il terrorismo», oggi dicono che è «irrilevante»."
L'aggettivo "irrilevante", se non ricordiamo male, era già stato usato sei mesi fa.

"Ma a spingere il leader dell’Olp nell'angolo dell'«irrilevanza» hanno contribuito la gelida reazione di Bush, la timidezza europea"
timidezza in che senso? Forse nel senso che avrebbero dovuto sostenerlo ancora di più, dargli ancora più soldi per finanziare il terrorismo, frenare ancora di più Israele nel suo disperato tentativo di difendersi dal terrorismo?
"e soprattutto l'atteggiamento ondivago del mondo arabo, a parte il realistico sostegno del segretario generale della Lega, Amr Moussa.
Che i leader arabi non amino Arafat è arcinoto."
Certo: loro, a differenza dgli europei, lo conoscono bene, e non fanno finta di non sapere chi sia!
"Al vertice di Beirut, nello scorso marzo, tutti chiedevano che il presidente palestinese fosse lasciato libero di partecipare, ma nessuno era pronto ad ospitarlo nel caso non gli fosse stato concesso (dagli israeliani) di rientrare a Ramallah. La Siria non lo sopporta da anni; la Giordania ne teme l'impatto destabilizzante: comprensibile, visti i precedenti storici (Settembre nero); il Libano, che pagò caramente l'ospitalità accordata ai feddain negli anni '70-inizio '80, non ne vuol sentir parlare; l'Egitto è pronto ad offrire al massimo cauta comprensione; i reami del Golfo diffidano; l'unica mano tesa è quella - doppiamente scomoda - di Saddam Hussein, generosissimo (per ragioni di evidente interesse) con le famiglie dei kamikaze palestinesi.
Solo che stavolta c'è una variabile da non sottovalutare: le masse arabe. Silenziose e obbedienti sino a qualche anno fa, sono diventate improvvisamente consapevoli e rumorose. Grazie alla globalizzazione delle notizie e soprattutto alle tv satellitari che trasmettono in diretta, 24 ore su 24, il dramma del popolo palestinese."
Peccato che poi si dimentichino di dire chi ha provocato quel dramma.
"Tuttavia c'è un paradosso: più gli israeliani ignorano Arafat più il leader perde consensi, ma appena i carri armati si riaffacciano attorno al bunker di Ramallah, ecco che la sua popolarità e il suo prestigio tornano a salire."
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