Un'intervista a Omar Meir Wellber Deborah Fait risponde a un lettore
Testata: Informazione Corretta Data: 29 gennaio 2021 Pagina: 1 Autore: Deborah Fait Titolo: «Un'intervista a Omar Meir Wellber»
Omar Meir Wellber
Cara Deborah,
vorrei solo farle una segnalazione riguardo una trasmissione di radio 3 andata in onda ieri pomeriggio, 25 Gennaio. L'intervistato era il famoso direttore d'orchestra Omar Meir Wellber che, parlando della politica e del futuro di Israele ha detto che la sua paura è che Israele si trasformi in un "Iran ebraico". L'affermazione, che lei troverà circa al minuto 20 e 15" del link che le ho allegato sotto (ma vale la pena di ascoltare anche quanto detto prima), ha lasciato senza parole perfino il conduttore che, in questo caso ha sentito il dovere di esprimere un seppur delicata contrarietà. Non esprimo commenti su questo ma solo la mia amarezza nel vedere come la giornata della memoria venga regolarmente trasformata in giornata di propaganda politica e ideologica. La ringrazio per i suoi articoli che leggo sempre con molto piacere. Cordiali saluti,
Israele ha tante teste e un'infinità di idee, una grande fortuna ma questa libertà di pensare ognuno come gli va', diventa un problema dal momento che alcuni di questi cervelli, pur lucidissimi, non si rendono conto di quanto riescano a nuocere a Israele. L'intervista di Wellber è tutta improntata sulla critica negativa di quello che è Israele oggi, di quanto sia diverso dall'ideologia e dall'amore provato dai suoi fondatori. Gli anni sono passati e gli ebrei non devono più nascondersi per paura, sono orgogliosi e camminano a testa alta. Le parole del musicista su un possibile futuro "Iran ebraico" sono l'apoteosi del sentimento di odio-amore che alcuni intellettuali israeliani provano per il proprio paese. Credo sia un fenomeno abbastanza diffuso nel mondo occidentale, del tipo "l'erba del vicino è sempre più verde", ma quando riguarda Israele, sempre sottoposto a critiche feroci e a condanne di tutti i tipi, diventa pericoloso e crea molta amarezza. Durante tutta la durata dell'intervista viene pronunciata spesso la parola "dispotico" facendo un paragone non troppo velato col nazismo. Davvero inconcepibile. Ecco le parole che Wellber fa dire al vecchio sopravvissuto Chaim Birkner: " Chi può sentirsi a casa qui? Avete devastato tutto, non c'è rimasto niente. Questo stato ha imboccato una direzione che non potevamo immaginare nemmeno nei più spaventosi incubi, quando siamo arrivati qui dall'Europa. E allora capii che a più di novant'anni, dopo la mia fuga dall'Europa, volevo tornare lì, nell'appartamento di mia madre, nel nostro buco col suo odore di muffa". Israele è nato dalla speranza e dal grande amore per la propria terra del popolo ebraico, per decenni è stato il paese del sogno per tanti giovani e meno giovani che qui si trovavano a casa, poi, inevitabilmente, è arrivato il progresso con i suoi lati buoni e meno buoni ma il sogno resta per molti milioni di ebrei. Oggi il paese è ai primi posti nel mondo in tantissimi campi, dall'agricoltura, alla tecnologia, e, oggi, anche nel combattere il virus corona con grande abilità e ordine, esempio di efficienza per il mondo intero. Il mio pensiero è semplice, queste persone, questi intellettuali che rinnegano Israele: Omer Meir Wellber, Avrum Burg che ha persino chiesto di essere cancellato come ebreo, Daniel Barenboim e diversi altri che si considerano la crema della società sono i primi ad essere razzisti e a volere un Israele a loro immagine e somiglianza, se così non è, dal momento che il popolo è sovrano e vota ciò che vuole, allora Israele va demonizzato e disconosciuto e si preferisce tornare in Europa per continuare a strisciare contro i muri. Contenti loro.