L'assassinio di Walter Lübcke e il neonazismo in Germania Commento di Paola Peduzzi
Testata: Il Foglio Data: 29 gennaio 2021 Pagina: 4 Autore: Paola Peduzzi Titolo: «Uno sparo rivelatore»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 29/01/2021 a pag.4, con il titolo "Uno sparo rivelatore", l'analisi di Paola Peduzzi.
Paola Peduzzi
Walter Lübcke
Walter Lübcke era "un traditore" e io l'ho ucciso, disse Stephan Ernst nel giugno del 2019, confessando l'omicidio del politico tedesco, un merkeliano moderato di sessantacinque anni, che aveva passato gli ultimi anni della sua vita subendo molte minacce da gruppi di estrema destra: ce l'avevano con il suo appoggio alla politica d'accoglienza dei migranti della cancelliera Angela Merkel. Ieri Ernst, quarantasette anni, precedenti per violenze (bombe e coltellate), è stato condannato all'ergastolo: a nulla sono valsi i rimorsi che ha mostrato durante il processo, a nulla le lacrime (era scoppiato a piangere più volte in tribunale), a nulla nemmeno l'impegno a iscriversi a programmi di riabilitazione per estremisti di destra. Il primo omicidio politico nella Germania moderna commesso da un neonazista "è di particolare gravità", ha stabilito la Corte d'appello di Francoforte: massima pena. I giornali tedeschi hanno raccontato che il destino di Lübcke è stato segnato il 14 ottobre del 2015: quel giorno, come molti altri di quei mesi in cui arrivavano in Germania migliaia e migliaia di migranti ogni giorno, straziati da camminate lunghe e avvolti nella bandiera europea, Lübcke andò a un incontro con i cittadini a Lohfelden, in Assia, a spiegare perché era stato creato un centro di accoglienza proprio lì. Un gruppo di estremisti di destra si presentò all'incontro e iniziò a fischiare e sbeffeggiare questo mite politico cristianodemocratico che aveva ricoperto molti incarichi a livello regionale e che si era messo a parlare spesso dei suoi nipotini e della sua voglia di andare in pensione. Attaccato, Lübcke si prese la briga di dire qualche parola in più: "Vale la pena vivere in questo paese. Dobbiamo difendere i nostri valori, e chi non lo fa può benissimo andarsene. E' questa una libertà che ogni tedesco ha". Marcus H., conoscente di Ernst e come lui attivista di gruppi neonazisti, riprese Lübcke, mise il video sui social e lo rese così un obiettivo. Lì sono iniziate le minacce. La sera del primo giugno 2019, Marcus H. procurò un'arma a Ernst, il quale si appostò fuori dalla casa di Lübcke. Aspettò qualche ora, c'era rumore perché c'era un festival musicale nelle vicinanze: attorno alle 23 e 30, Lübcke usci sul patio, e Ernst gli sparò a distanza ravvicinata (Marcus H. è stato condannato a un anno con la condizionale, anche se Ernst ha detto che anche lui era sulla scena del delitto quella sera). Florian Hartleb, autore di "Lupi solitari", un libro sull'estremismo di destra in Germania pubblicato nel 2018, ha detto che l'omicidio di Lübcke ha mostrato "quanto la minaccia neonazista sia stata a lungo sottostimata. Le forze di sicurezza, inclusa l'intelligence interna, hanno dovuto aumentare il loro personale che per molto tempo si è concentrato sulla minaccia islamista". Come sappiamo, è accaduto lo stesso in molti altri paesi occidentali, a partire dall'America. Ancora oggi, quando le autorità dicono che ci sono almeno tredicimila persone di estrema destra "orientate alla violenza", molti dicono che il numero è più alto. La convergenza tra viralità sui social e partiti o leader politici che hanno preso a ridare legittimità a idee e frasi suprematiste e naziste ha aggravato la minaccia e l'ha resa più visibile. Molte cellule sono state distrutte, le connivenze con alcune parti delle forze di sicurezza eliminate, ma molti esperti dicono che le proteste contro le misure di restrizione anti Covid e le influenze straniere come quella di QAnon stanno rianimando questa caccia violenta ai "traditori".
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