Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/01/2021, a pag.25 con il titolo 'Le destre eversive di tutto il mondo si stanno unendo' l'intervista di Mirella Serri a Claudio Vercelli.
Mirella Serri
Claudio Vercelli
"Stiamo assistendo all'emersione di un fenomeno completamente nuovo. Esiste una destra profonda molto simile nelle sue manifestazioni in Europa come in America: è un radicalismo eversivo ed extra-istituzionale di cui l'assalto a Capitol Hill è stato solo l'ultima delle esternazioni più tragiche ed eclatanti. Questa destra destabilizzante è composta da gruppi e gruppuscoli molto fluidi e in mutamento ma che da almeno una decina di anni condividono gli obiettivi e una cultura». Non illudiamoci, dunque, il trumpismo non finisce con la fine dell'era Trump: così il professor Claudio Vercelli, uno dei maggiori esperti di storia dei Neofascismi (questo il titolo di un suo volume), interpreta la vicenda dei «patrioti» dell'ex presidente e la presenza negli States di suoi sostenitori pronti a tutto, anche a un colpo di Stato. Oggi arriva in libreria la sua ultima ricerca sulla cultura del radicalismo, Neofascismo in grigio. La destra radicale tra l'Italia e l'Europa (Einaudi, pp. XVI-112, € 15) che esplora la composita galassia dei seguaci del suprematismo bianco e affini. Un universo che comprende i gruppi dei Proud Boys, i Boogaloo, i complottisti di QAnon, Zog - acronimo di Zionist Occupation Government (Governo di occupazione sionista) che si accanisce contro il «giudaismo mondiale» -, i giovani e le donne di «Women for America First» che si battono contro le mascherine. Ma di cui, come ci spiega Vercelli, esiste anche un corrispettivo italiano costituito da una miriade di aggregazioni, da Forza Nuova di Roberto Fiore a Casa Pound a tanti altri movimenti.
La copertina (Einaudi ed.)
Professore, considera l'accendersi a livello globale di un estremismo incontrollabile come l'espressione di nuove forme di fascismo? «No, l'attuale radicalismo che si ritrova nel Nuovo e nel Vecchio Continente è molto diverso dal mussolinismo e dall'hitlerismo. Si tratta di una cultura che cambia volto ed è sottoposta alle continue trasformazioni dei processi di modernizzazione. Esprime disillusione, rabbia e disagio molto reali e da non sottovalutare. In Italia, per esempio, c'è un'area del malcontento che si raccoglie dietro rappresentanze di piazza effimere e fittizie, come "i forconi". Poi c'è un pulviscolo di gruppi che si scindono e si ricompattano e che vanno da Casa Pound al Fronte Nazionale di Adriano Tilgher, da Forza Nuova al Movimento Fascismo e Libertà di Attilio Carelli al Mis, Movimento idea sociale fondato da Pino Rauti. In generale in America e in Italia la destra radicale si adopera per mutare in protesta e rivolta le trasformazioni economiche e sociali in cui stiamo vivendo e che rischiano di risultare non solo poco accettabili ma persino incomprensibili».
Si riferisce alla crisi economica e alla pandemia? «Prendiamo i patrioti di QAnon che hanno invaso Capitol Hill: secondo loro esisterebbe una trama segreta organizzata da un presunto Deep State (identificabile in alcuni poteri occulti) per limitare l'iniziativa del presidente Trump che secondo loro avrebbe voluto scardinare un ipotetico nuovo ordine mondiale colluso con reti di pedofilia a livello globale, con pratiche ebraiche e con oscure cabale. Siamo portati a sottovalutare queste fantasticherie che, ovviamente, ci appaiono come follie. Ma la suggestione del complottismo è molto diffusa e importante culturalmente. QAnon e gli altri sopravviveranno dopo la fine del mandato di Trump. Perché anche in Italia vi sono gli adepti di QAnon che prima hanno dato il loro sostegno al governo di "Giuseppi" Conte, non a caso accolto così benevolmente da "the Donald", e poi a Matteo Salvini. Non esiste però un'internazionale nera, bensì una cultura della destra estrema che fa da collante a varie pulsioni e sentimenti: vi si ritrovano anche i salutisti, gli igienisri, gli ecologisti integrali, gli esponenti del rifiuto verso le grandi opere. Tutti alla ricerca di una natura autentica e opposta alla "artificialità" del mondo contemporaneo. La pandemia in corso non ha fatto altro che enfatizzare queste disposizioni d'animo oltranziste e volgerle verso una possibile eversione».
Le parole d'ordine per le destre radicali sono le stesse in America e in Europa? «Xenofobia, nazionalismo, rifiuto della globalizzazione, protezionismo, spiccata eurofobia, autoritarismo, paternalismo di Stato e plebiscitarismo. Inoltre vi è l'ostilità al pluralismo (sociale, politico e culturale) e agli istituti della democrazia rappresentativa. Come Hitler e Mussolini mutuarono il loro lessico dalla sinistra, anche queste destre estreme hanno fatto tesoro degli elementi della cultura pop degli anni Sessanta, quando la critica radicale del potere divenne rifiuto nichilista e poi attesa messianica di un cambiamento. I precedenti storici italiani di questi movimenti li vedo in quella che è stata la grande festa rivoluzionaria dell'occupazione di Fiume del 1919 capeggiata da Gabriele D'Annunzio che aprì la strada al fascismo, oppure li trovo anche nel folclore con cui gli indiani metropolitani si presentarono alla pubblica opinione nel 1977».
Le destre italiane possono riunirsi sotto l'egida di un unico leader? «No. Una leadership insindacabile come quella di Trump non appartiene né a Giorgia Meloni né a Matteo Salvini. Forse possiamo aspettarci proteste violente anche in Italia. Ma tutto dipende dall'Europa che in questo momento tiene le redini della nostra stabilità anche con il sostegno economico. L'ago della bilancia è la Germania. E per fortuna oggi la storia, come dimostra l'elezione di Joe Biden 46° presidente degli States, va in senso contrario, verso la democrazia e non verso l'autoritarismo».
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante