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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.09.2002 Lezione di bombe


Testata: Corriere della Sera
Data: 20 settembre 2002
Pagina: 9
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «Lezione di bombe. Un video diffuso casa per casa»
Ottima opera di informazione questo articolo di Guido Olimpio, che quando si occupa di terrorismo riesce a dare il meglio di sé. Esemplare anche la scelta del tono e delle parole, che rendono perfettamente l'orrore di ciò che sta descrivendo.
GERUSALEMME - Se non fosse per il cappuccio nero e la giacca mimetica potrebbe sembrare un esperto di bricolage. Di quelli che insegnano in tv a montare la libreria o a lavorare il legno. Invece l'uomo senza volto spiega come uccidere. Mostra come preparare una bomba tra le mura di casa. E' lui il protagonista di una videocassetta trovata dall'esercito in un covo di Hamas, la fazione integralista palestinese. Copie del filmato - anche questo fatto in casa - sono state distribuite di villaggio in villaggio. Un espediente per sopperire alla mancanza di «ingegneri», appellativo fin troppo nobile affibbiato agli artificieri del gruppo terrorista. In tanti sono stati arrestati o uccisi dai blitz a ripetizione lanciati dagli israeliani nei territori palestinesi. Un vuoto colmato con l'addestramento a distanza. Il video è semplice quanto agghiacciante, girato con una telecamera fissa. Il protagonista parla con voce monocorde, non tradisce emozioni, è concentrato sulla lezione di morte. Maneggia il materiale con grande cura, fornendo consigli accurati. Gli «alunni» non devono sbagliare se vogliono eliminare il maggior numero di civili possibile. Pare quasi che l'estremista stia dando gli ingredienti di una ricetta. La stanza che lo ospita è spoglia: non devono esserci tracce che possano aiutare l'antiterrorismo. Il mobilio è spartano. Un tavolo in formica, una lavagna in plastica. Le pareti chiare. Un particolare. All'inizio l'estremista ha le mani nude, coperte da un eczema. Forse sono bruciate dalle sostanze chimiche che manipola. Più tardi l'uomo ricompare con dei guanti di gomma, un tentativo di celare un particolare che potrebbe essere utile alla polizia israeliana per identificarlo. L'insegnante dispone sulla tavola «tutto il necessario». Biglie e viti che diventeranno i proiettili con i quali scarnificare i passeggeri inermi di un bus. Il fertilizzante che farà da esplosivo. Delle piccole lampadine collegate a dei cavetti che faranno da detonatori. Ecco gli attrezzi indispensabili, disposti ben in ordine: saldatore, pinzette, trapano a batteria, batteria, fili elettrici. Vedendoli torna in mente l'immagine del laborioso falegname. E invece l'incappucciato pensa solo ad ammazzare. Vuole il massacro. Per questo il maestro dei kamikaze è pignolo. Tira fuori un righello e misura la «collana di viti», identiche a quelle usate nell'attentato di ieri sul bus a Tel Aviv. Poi riempie un contenitore dalla forma ricurva. Dispone i proiettili sul fondo, quindi con un pennello passa della colla per tenerli insieme. Tra una operazione e l'altra ripete di frequente «bene», «fai così». La lezione continua, è il momento dell'esplosivo. Rovescia nel contenitore sei pacchetti di una polvere marrone. «Sei chilogrammi», precisa come dicesse sei uova. L'ordigno è quasi finito. Ora passa ai detonatori, costruiti anche questi con prodotti acquistati dal ferramenta. La telecamera «chiude» sulle mani guantate dell'uomo, è la fase più delicata. Tante bombe sono esplose in anticipo, mandando in Paradiso solo lo «shaid», il martire. Un fallimento inaccettabile agli occhi di Hamas. Al punto che i giornali del movimento diffondono bilanci esagerati di qualsiasi azione kamikaze. In lontananza risuona una sirena, poi il canto del muezzin che chiama la preghiera. Uniche colonne sonore di un posto qualsiasi. L'istruttore scrive sulla lavagna alcune formule matematiche, elenca un decalogo, fa il riassunto delle diverse fasi, sottolinea i punti più importanti usando una lunga bacchetta. Il «maestro» ha finito. Passerà qualche giorno o settimana e quando sentirà la notizia di un massacro capirà che i suoi «studenti» hanno appreso la lezione. Proprio come ieri in Allenby Street.
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