IC7 - Il commento di Davide Romano
Dal 18 al 23 gennaio 2021
Il Giorno della Memoria e i perché necessari
L'istituzionalizzazione del Giorno della Memoria è stato vissuto da troppi come la fine di un percorso. Doveva invece rappresentarne l'inizio. Quando un evento diventa una ricorrenza pubblica, bisogna infatti subito porsi il problema di come evitare che diventi una celebrazione vuota e retorica, se non addirittura noiosa. Se è utile dunque ringraziare gli sforzi dei tanti che sono andati a parlare - e lo fanno ancora oggi, sebbene virtualmente - in scuole, comuni o altri luoghi della cultura, è altrettanto indispensabile porsi domande scomode: a cosa serve? La prima risposta, seppure banale, è: "ricordare, perché non accada più". Ma cosa vogliamo che non accada più? e qui entra in gioco la politica che, come sempre, quando si occupa di storia non fa che disastri e falsificazioni per piegarla alle proprie convenienze. E' evidente che il Giorno della Memoria dovrebbe essere dedicato a quelle minoranze (ebrei, gay, Rom, disabili, cristiani, oppositori politici, ecc.) perché non siano più perseguitate. Ma certa politica è riuscita in un impresa incredibile: ricordare gli ebrei massacrati dai nazisti e nel contempo dimenticarsi di difendere i loro nipoti che vivono in Israele oggi. Ma non è una novità. Pensiamo solo agli ebrei dell'Unione Sovietica: negli anni '80 era lampante questa incoerenza. Ricordo la solitudine dell'ebraismo italiano in quegli anni, fatto salvo il Partito Radicale e pochi altri liberali e riformisti.
Negli ultimi decenni la persecuzione antiebraica in Europa da parte degli estremisti islamici è stata altrettanto sottaciuta. Ma anche questa non è una novità: come non ricordare infatti l'esodo di quasi un milione di ebrei cacciati dai Paesi arabi nel secondo dopoguerra, di cui nessuno si è accorto in Europa? Stiamo insomma tradendo quel "mai più" già da decenni. Il motivo è semplice: in tanti, in troppi, hanno interpretato il Giorno della Memoria come un momento di ricordo della crudeltà nazi-fascista. Non deve essere solo quello. E' doveroso invece capire che è la democrazia che va difesa. Sempre e da tutti i suoi nemici. Dalle minacce dei neonazisti certo, ma anche da quelle dei neocomunisti e dagli estremisti religiosi. Il Giorno della Memoria che vorrei, dovrebbe essere insomma un luogo dove non solo ricordare cosa è accaduto, ma perché è successo. E tra le cause, faccio incidentalmente notare che raramente si parla del disastro economico della repubblica di Weimar e di un'inflazione folle che faceva sì che un dollaro nel dicembre del 1932 valesse 4mila miliardi di marchi tedeschi. Un tema che, visto il Paese indebitatissimo e traballante in cui viviamo, sarebbe il caso di affrontare. Sempre che i professionisti dell'antirazzismo non se ne abbiano a male, naturalmente.
Davide Romano
Conduttore televisivo, scrittore, collabora con La Repubblica - Milano
Già Assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano