'Su Savoia e leggi razziali il giudizio è della storia' Commento di Raffaella De Santis
Testata: La Repubblica Data: 24 gennaio 2021 Pagina: 32 Autore: Raffaella De Santis Titolo: «'Su Savoia e leggi razziali il giudizio è della Storia'»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 24/01/2021, a pag.32, con il titolo 'Su Savoia e leggi razziali il giudizio è della Storia' la cronaca di Raffaella De Santis.
Emanuele Filiberto di Savoia
Le colpe di Vittorio Emanuele III, firmatario delle leggi razziali mussoliniane nel 1938, non si cancellano. Con due note diffuse ieri in serata, la comunità ebraica ha fatto sapere che non dimentica, che la storia non si cancella. All’indomani della lettera di scuse di Emanuele Filiberto, arrivata a ridosso del Giorno della Memoria, la Comunità prende atto del gesto ma niente più. Chiedere oggi perdono, dopo 83 anni, è un gesto tardivo che non può riparare l’enormità dell’offesa. Ecco il comunicato della Comunità Ebraica Romana: «Prendiamo atto delle dichiarazioni di Emanuele Filiberto di Savoia. Il rapporto con Casa Savoia, nella storia e nella memoria è noto e drammatico. Ciò che è successo con le leggi razziali, al culmine di una lunga collaborazione con una dittatura, è un’offesa agli italiani, ebrei e non ebrei, che non può essere cancellata e dimenticata. Il silenzio su questi fatti dei discendenti di quella Casa, durato più di ottanta anni è un’ulteriore aggravante. I discendenti delle vittime non hanno alcuna delega a perdonare e né spetta alle istituzioni ebraiche riabilitare persone e fatti il cui giudizio storico è impresso nella storia del nostro Paese».
Noemi Di Segni
Pesa il silenzio lunghissimo, come spiega anche Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che parla «di un’iniziativa che è da ritenersi ad esclusivo titolo personale, rispondendo ciascuno per i propri atti e con la propria coscienza ». I conti con la Storia non si chiudono: «La condanna morale del regime e dei suoi atti è stata per migliaia di ebrei, partigiani combattenti e convinti antifascisti, una bandiera e una guida per la lotta alla sopravvivenza » ha detto Di Segni, spiegando che più che chiedere scusa va ribadita la condanna per quanto successo. Inoltre il perdono non può essere concesso: un ebreo non può perdonare “per conto terzi”. Per l’ebraismo si possono perdonare solo colpe subite in prima persona come ricorda anche Ricardo Franco Levi, presidente dell’Aie: «L’atto di Emanuele Filiberto mi sembra dovuto, ma il perdono è sempre individuale. Avrebbe dovuto chiederlo Vittorio Emanuele III che ebbe tempo di farlo ma scelse di non farlo». E se molti, come lo storico Giovanni Sabbatucci, dicono «meglio una scusa di troppo che una di meno», altri come la scrittrice Lia Levi si chiedono “perché ora?”: «Nel 2018, anniversario delle leggi razziali, ci aspettavamo un gesto ma non è arrivato».
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