|
| ||
|
||
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 24/01/2021, a pag.32, con il titolo 'Su Savoia e leggi razziali il giudizio è della Storia' la cronaca di Raffaella De Santis.
Noemi Di Segni Pesa il silenzio lunghissimo, come spiega anche Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che parla «di un’iniziativa che è da ritenersi ad esclusivo titolo personale, rispondendo ciascuno per i propri atti e con la propria coscienza ». I conti con la Storia non si chiudono: «La condanna morale del regime e dei suoi atti è stata per migliaia di ebrei, partigiani combattenti e convinti antifascisti, una bandiera e una guida per la lotta alla sopravvivenza » ha detto Di Segni, spiegando che più che chiedere scusa va ribadita la condanna per quanto successo. Inoltre il perdono non può essere concesso: un ebreo non può perdonare “per conto terzi”. Per l’ebraismo si possono perdonare solo colpe subite in prima persona come ricorda anche Ricardo Franco Levi, presidente dell’Aie: «L’atto di Emanuele Filiberto mi sembra dovuto, ma il perdono è sempre individuale. Avrebbe dovuto chiederlo Vittorio Emanuele III che ebbe tempo di farlo ma scelse di non farlo». E se molti, come lo storico Giovanni Sabbatucci, dicono «meglio una scusa di troppo che una di meno», altri come la scrittrice Lia Levi si chiedono “perché ora?”: «Nel 2018, anniversario delle leggi razziali, ci aspettavamo un gesto ma non è arrivato».
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/ 49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante rubrica.lettere@repubblica.it |
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |