Italia: ad aspettarsi il peggio non si sbaglia mai
Commento di Diego Gabutti
Giuseppe Conte
Che nessuno sia profeta in patria, come dicevano i latini, è una regola che vale per tutte le nazioni tranne che per l’Italia: da noi basta prevedere il peggio ed ecco che il peggio immancabilmente s’avvera. Inutile sintonizzarsi sulle previsioni meteo: il tempo volge invariabilmente al brutto. Cosa c’è stasera in tv? Mai (dicesi mai) niente di buono. Omnibus, Marco Travaglio, lo strillone invasato di Fuori dal coro: il solito cinepanettone farcito di carne umana, ad usum antropofaghi. Per sapere che cosa succederà domani non serve guardare nella palla di cristallo: basta avvicinarsi al tavolino a tre gambe, sul quale troneggia la palla di cristallo, che quella, anticipando le cattive notizie che ha in serbo per te, rotola giù dal piedistallo e ti piomba su un piede, fratturandotelo. Se molti, in Italia e fuori, s’auguravano che il Conte bis – probabilmente il peggior governo mai toccato a un paese civile – cadesse martedì al Senato, dove non restava che dichiararlo superfluo per togliersi finalmente dal punto, nessuno in realtà se lo aspettava davvero. Tutti, compresi gli ottimisti, s’aspettavano il peggio: che restasse in piedi.
Così è stato, e non è stata una sorpresa per nessuno, nemmeno per i più bramosi d’accompagnare «Giuseppi» all’uscita di servizio di Palazzo Chigi rispedendolo al mittente (l’oblio, coinquilino dell’anonimato che gli si confà più di qualunque altra condizione sociale) lo stesso giorno in cui il suo ex amico Donnie, di cui «Giuseppi» oggi disconosce platealmente i favori, si congeda dalla Casa Bianca. Poteva fare conto su un esito così sensato e vantaggioso per il paese soltanto chi crede nei miracoli. Ma chi ci crede più? A sentire Eugenio Scalfari, non crede nei miracoli neanche il Papa che è il Papa (pare che Francesco abbia confidato all’ex mammasantissima di Repubblica di nutrire dubbi da philosophe riguardo all’esistenza dell’Altissimo). Non ci crede il Vicario di Cristo Gesù e dovrebbero crederci gl’italiani contemporanei di Beppe Grillo, delle mosse del cavallo, dei No-TAV e dei no-VAX, dei banchi a rotelle, dell’incombente patatrac dei vaccini, delle senatrici in quota Francesca Pascale (l’ex del Cavaliere) che votano Conte first? No, in quest’Italia c’è aria di tempesta, e la sfiga impazza, ma sui miracoli non si può fare conto. Non ci sarebbe bisogno di miracoli, e nemmeno di cornetti anti-iella, se almeno si disponesse, come capita nei paesi più fortunati, d’un capo dello Stato capace di fare due più due: «Non c’è una maggioranza in grado di governare il paese nemmeno in condizioni normali e figurarsi allora in piena emergenza? Bon, si va al voto, o ci si affida a un governo tecnico». Ma d’un simile capo dello Stato neppure l’ombra. Alla gola della nazione c’è il Malocchio.
Diego Gabutti