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Il Resto del Carlino Rassegna Stampa
08.09.2002 Da capo terrorista a martire


Testata: Il Resto del Carlino
Data: 08 settembre 2002
Pagina: 3
Autore: Barbara Manicardi
Titolo: «Così difenderò Barghouti, braccio destro di Arafat»
Il Resto del Carlino di venerdì 8 settembre pubblica un’intervista di Barbara Manicardi a Fausto Gianelli, il giovane avvocato modenese che ha deciso di assumere la difesa di Marwan Barghuti, leader dei Tanzim il gruppo armato che fa capo al partito di Yasser Arafat, Al-Fath.
Sono ben 37 i capi di imputazione dei quali dovrà rispondere questo capo terrorista: omicidio, strage e terrorismo.
Cosa può aver spinto questo giovane avvocato ad entrare a far parte di un collegio di difesa già affollatissimo e che annovera, oltre a due avvocati palestinesi, ben cinque avvocati italiani fra i quali l’on. Pisapia di Rifondazione Comunista?
Le risposte dell’avv. Gianelli, che riportiamo integralmente, sono assolutamente sconcertanti al punto che Barghouti non è più il capo terrorista,il mandante di stragi efferate, il sobillatore del proprio popolo alla violenza e all’odio verso gli ebrei ma un eroe, un martire, un uomo giusto e onesto, accusato di crimini mai commessi.

"Credo fermamente che Barghuti sia una persona che cerca il dialogo"
Con chi? Forse con le cinture di esplosivo che fa indossare ai giovani palestinesi affinchè tolgano la vita ad altrettanti giovani israeliani.
"Lui è il numero uno di Al-Fatah per la Cisgiordania, gli israeliani lo accusano di essere il braccio armato di questa organizzazione, di capeggiare le "Brigate dei Martiri di Al-Aqsa."
Non è così?
"Qui non si tratta di difendere l’una o l’altra parte, ma chi cerca di portare la pace."
E Barghuti, l’avv. Gianelli non ha dubbi, è la persona giusta.
"Perché un collegio internazionale?"
"Ce lo hanno chiesto i colleghi palestinesi. Cercavano garanzie "super partes""

Forse cercavano avvocati di assoluta e comprovata "fede palestinese". Ed in effetti – per puro caso, s’intende – il collegio sindacale è composto da avvocati di estrema sinistra.
"Da soli temono di non farcela: per i palestinesi svolgere questa professione in Israele non è facile."
Nei Territori sotto l’Autonomia palestinese invece è facilissimo: i tribunali non esistono, i processi durano dieci minuti e le sentenze, di solito condanne a morte, vengono eseguite in mezzo alla pubblica piazza.
"Lei ha incontrato Barghuti?"
"Sì, ad agosto, nel carcere dove è rinchiuso."
"Che impressione le ha fatto?"
"E’ una persona che ha molto carisma"

Quasi un nuovo Gandhi..
"Ma ho visto anche un uomo estremamente provato."
Se sono "dure" le carceri israeliane immaginatevi un po’ quelle palestinesi, ma solo per i pochi che hanno la "fortuna" di entrarci evitando di finire appesi a testa in giù per le strade.
"Nonostante ciò ho avuto la sensazione di trovarmi davanti ad un vero leader, che non ha paura di nulla e che è pronto ad affrontare qualsiasi cosa."
Quello che Barghuti dovrà affrontare in Israele, paese democratico, è un processo giusto con avvocati difensori e tribunali civili. Non dovrà invece affrontare le torture o le percosse che la polizia di Arafat riserva ai criminali palestinesi.

"Le ha detto qualcosa che l’ha colpita in modo particolare?"
"Sì: Il mio destino ha un’importanza secondaria rispetto alla pace."

Che martire!
"Cosa rischia in caso di condanna?"
"L’ergastolo. In Israele non c’è la pena di morte"

Perché è un paese democratico, mentre nei Territori amministrati dall’ANP c’è e viene regolarmente applicata senza scrupoli.
"Qual è la linea di difesa?"
"Io e miei colleghi non abbiamo potuto vedere ancora le prove d’accusa"

E invece avrebbero fatto meglio a "vederle" e a studiarle attentamente prima di esprimere giudizi positivi sull’"eroe" Barghuti.
"Ma al di là di questo contesteremo la legalità di questo processo e presenteremo un ricorso ai diritti e giustizia dell’ONU: Barghuti è stato arrestato dalle milizia a Ramallah, nei territori occupati, fuori dalla giurisdizione di Israele."
Attaccarsi ad un cavillo legale per eludere il processo fa venire il sospetto che l’avvocato non disponga di "troppi argomenti" per confutare i capi d’accusa e patrocinare al meglio il proprio "illustre" cliente. Ed infatti la giornalista chiede:
"Pensa che basterà?"
"Non lo so."
In ogni caso l’unico elemento concreto che hanno è un fax nel quale una persona chiede a Barghuti l’invio di denaro a favore di tre terroristi. Un po’ poco mi pare per accusarlo di essere il responsabile di tutti gli attentati compiuti fino ad oggi."

Che Barghuti non sia stato arrestato per un fax è ovvio anche per i "non addetti ai lavori". Che invece l’avv. Gianelli lo creda è preoccupante per il livello della sua preparazione forense.
Da ultimo vorremmo chiedere all’avv. Gianelli - strenuo difensore di chi "ama la pace" ed "il dialogo" - dov’era quando Iklas Kouli madre di 7 figli veniva barbaramente uccisa dalla polizia palestinese, dopo essere stata picchiata, torturata, presa a calci ? Dov’era quando suo figlio di 17 anni veniva torturato con un cavo elettrico perché "tradisse" sua madre?
Su Iklas Kouli non incombevano 37 capi d’imputazione, non era stata accusata di stragi, nè di atti di terrorismo.
No, lei era stata semplicemente "accusata" di collaborazionismo con Israele, un crimine "terribile" per il quale la polizia palestinese, senza processo, senza tribunali, senza zelanti avvocati difensori, l’ha condannata ad una morte barbara ed atroce.
Senza possibilità d’appello.

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