Israele verso le elezioni: come voteranno i cittadini arabi? Commento di Sharon Nizza
Testata: La Repubblica Data: 17 gennaio 2021 Pagina: 15 Autore: Sharon Nizza Titolo: «Netanyahu punta al voto degli arabi per vincere ancora»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 17/01/2021, a pag. 15, il commento di Sharon Nizza dal titolo "Netanyahu punta al voto degli arabi per vincere ancora".
Sharon Nizza
Nella quarta campagna elettorale in meno di due anni, Benjamin Netanyahu estrae un nuovo, per nulla scontato coniglio dal cappello: la caccia al voto arabo. Dismesso lo slogan “O Bibi o Tibi” (Ahmad Tibi è un parlamentare arabo-israeliano di lungo corso), scusatosi per quando dichiarava «il governo della destra è in pericolo, gli arabi accorrono in massa alle urne», archiviati gli attacchi a chi in passato ha valutato un appoggio esterno della Lista Araba Unita (LAU), il premier in carica ora apre una nuova stagione nei rapporti tra la destra e l’elettorato arabo, che rappresenta il 21% della popolazione israeliana. E lo fa da Nazareth, la più grande città araba del Paese, dove mercoledì, in una conferenza stampa congiunta con l’influente sindaco Ali Salam, ha invocato «l’inizio di una nuova era di fratellanza, prosperità e sicurezza». Se ebrei e arabi cantano ora insieme per le strade di Dubai, perché non può accadere qui, ha domandato il premier, sostenuto dal sindaco che l’ha elogiato perché «quello che hai fatto tu per gli arabi, non l’ha mai fatto nessuno prima ». Le sorprendenti dichiarazioni avvenivano mentre fuori un centinaio di manifestanti, tra cui i parlamentari arabi, protestavano vigorosamente per la presenza di Netanyahu in città e per «l’ipocrisia di un premier mosso soltanto dall’interesse per l’immunità». Non da Covid, ma quella giudiziaria.
Una cittadina israeliana araba al voto
Alle legislative del 23 marzo, infatti, dopo 11 anni consecutivi al governo, Netanyahu si gioca il proprio futuro politico. Con il processo a suo carico che entra a breve nella fase dibattimentale - tre sedute a settimana - e con sempre più avversari che «tutto tranne Bibi », guarda a ogni possibile alleato. L’idea che un aiuto potesse arrivare proprio dall’elettorato arabo ha cominciato a prendere forma un paio di mesi fa, quando Ahmad Mansour, uno dei parlamentari della LAU, ha aperto una polemica con il suo partito rispetto alla necessità di collaborare con il governo per promuovere le campagne critiche per la popolazione araba di Israele, in primis la lotta alla criminalità, che solo nel 2020 ha fatto 112 vittime nelle principali città arabe. Una visione condivisa dall’82% dell’elettorato arabo, secondo un sondaggio riportato da Mohammad Darawshe, noto attivista civile che ha fondato Ma’an, un nuovo partito arabo che si pone come forza più centrista e sta cercando un’alleanza con il capo dell’opposizione Yair Lapid. I critici della LAU – che oggi ha 15 seggi – dicono che, mettendo in cima all’agenda la causa palestinese (secondo Darawshe, solo il 9% degli elettori arabi crede che questa dovrebbe essere la priorità), ha trascurato le necessità quotidiane del proprio elettorato. «Se Netanyahu approvasse ora un piano contro la criminalità, potrebbe ottenere quattro mandati» ci dice Dema Taya, 29 anni, prima donna musulmana a presentarsi alle primarie del Likud. Seppure inquadrata nella battaglia per la sua sopravvivenza politica, la mossa di Netanyahu sta producendo due effetti: altri partiti, a destra come a sinistra, cercano ora il proprio candidato arabo e le rivendicazioni della popolazione araba sono finalmente al centro del dibattito. «Non si è mai parlato della società e degli elettori arabi come sta accadendo ora» ci dice il giornalista Jalal Banna. «E’ un’occasione d’oro che va sfruttata fino in fondo e che deve diventare una consuetudine, non solo in campagna elettorale».
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