Il progetto di Joe Biden
Analisi di Antonio Donno
Joe Biden
L’accanimento del Partito Democratico contro Donald Trump probabilmente non sortirà alcun effetto pratico, perché i voti non saranno sufficienti per incriminare il presidente americano. Comunque, anche se l’impeachment non dovesse essere approvato, resta il fatto che l’avvenimento lascerà un segno profondo nella vita politica americana, con effetti durevoli nella stessa società in tutte le sue classi sociali. Ma, al di là dei problemi legati agli avvenimenti degli ultimi giorni della sua presidenza, il fine del Partito Democratico è un altro, di ben più lunga durata e portata: l’indebolimento strutturale del Partito Repubblicano per i prossimi anni. Il fatto che alcuni repubblicani abbiano votato a favore dell’impeachment di per sé è significativo soltanto nel momento attuale, in cui ci si accanisce contro Trump. Ma il progetto del Partito Democratico è di conquistare posizioni di superiorità elettorale per un lungo periodo, conquistando i voti dei conservatori del Partito Repubblicano che sono rimasti scossi dagli ultimi avvenimenti. Si tratta di una componente politica e sociale rappresentata dalla media borghesia, che ha visto nell’assedio a Capitol Hill da parte di molte migliaia di elettori repubblicani, e soprattutto nell’ingresso violento di qualche decina di dimostranti inferociti, un episodio sconvolgente, inconcepibile per la democrazia americana e per la stessa mentalità conservatrice di quella parte di elettorato. La faccenda sarà ancora più grave se il 20 gennaio, giorno del passaggio delle consegne a Joe Biden, il nuovo presidente, si verificherà una nuova ondata di proteste dei sostenitori di Trump che si prevede giungeranno a Washington dalle più lontane lande degli Stati Uniti. L’elettorato conservatore repubblicano, dunque, sarà il fattore politico decisivo per il futuro del Partito Repubblicano e per l’equilibrio elettorale che finora ha caratterizzato la storia politica degli Stati Uniti, soprattutto a partire dalla fine del secondo conflitto mondiale.
Joe Biden con Benjamin Netanyahu
Se ai tempi di Ronald Reagan, e anche di Richard Nixon, si era assistito ad un travaso di voti dei democratici moderati a favore del candidato repubblicano, ora la finalità del Partito Democratico, sfruttando gli eventi degli ultimi giorni, è di conquistare una fetta della classe media conservatrice repubblicana per rinforzare stabilmente la propria base elettorale. Non sarà così semplice se il nuovo governo democratico di Biden darà troppo spazio alle richieste della parte più di sinistra del suo partito, come si prospetta da diversi settori. Biden ha affermato che alcune realizzazioni di Trump sul piano interno e su quello internazionale sono positive e non devono essere modificate. È una posizione giusta da due punti di vista. In primo luogo, perché effettivamente hanno dato vita a nuove situazioni accolte positivamente dagli americani, in particolare il taglio della tassazione, che ha ridato fiato soprattutto al ceto medio; poi, gli Accordi di Abramo nel Medio Oriente che hanno riproposto una posizione di primo piano degli Stati Uniti (e di Israele) nella regione. In secondo luogo, perché queste realizzazioni sono state giudicate positivamente proprio da quel ceto medio conservatore repubblicano che Biden ritiene di non dover punire al fine di attrarlo sulle posizioni democratiche. Ma il principale ostacolo per Biden proviene proprio dall’interno del proprio partito. La sua vittoria è stata interpretata dai settori più di sinistra del Partito Democratico come una propria vittoria, preziosa per dar vita a riforme radicali sia in politica interna, sia nelle relazioni internazionali. In quest’ultimo caso, la parte radicale del partito vorrebbe spingere Biden a riaprire i contatti con l’Iran, restaurando i contenuti degli accordi sul nucleare del 2015, e a rimettere in campo la questione palestinese, fatto che metterebbe in crisi gli Accordi di Abramo. Se tutto ciò, ed altro, avvenisse, Biden si troverebbe a gestire una situazione politica che non gli consentirebbe di avvicinare al Partito Democratico quel settore conservatore della classe media americana utile per consentire al proprio partito una prospettiva di gestione del potere di maggiore consistenza temporale.
Antonio Donno