Riprendiamo dalla REPUBBLICA Torino di oggi, 14/01/2021, a pag. 12, l'intervista di Francesca Bolino a Elena Loewenthal dal titolo 'Levi, una voce necessaria per conoscere'; dal dorso romani, a pag. 15, la breve "Le nuove pietre d'inciampo" a firma M.d.C.
Francesca Bolino: 'Levi, una voce necessaria per conoscere'
Elena Loewenthal
Primo Levi
«Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario». Così diceva Primo Levi e, seguendo questo imperativo che lui aveva dato innanzitutto a se stesso, il Circolo dei lettori organizza a partire da oggi un mese di incontri online e di letture intorno alla data del 27 gennaio (nel ricordo della liberazione di Auschwitz nel 1945) quando in tutta Europa si celebra il "giorno della memoria". Ne parliamo con Elena Loewenthal direttrice del Circolo.
Qual è la ragione per cui oggi ha ancora senso ritornare sulla testimonianza di Primo Levi? «La sua voce è tuttora nitida, precisa, illuminante. È carica di quella sapienza che si costruisce nello scambio continuo fra emozioni ed esperienza di vita. Per questo e pertanto altro è una voce necessaria a tutti, percome ha saputo disegnare la memoria, raccontarla, trasformarla in una lezione morale e in un percorso di conoscenza».
Lui è conosciuto nel mondo soprattutto per la sua testimonianza di sopravvissuto all'Olocausto. Ma in realtà è stato anche molto altro. «Infatti. Primo Levi non è stato solo un testimone ma un grande scrittore a tutto tondo, un uomo capace di esprimere la vocazione letteraria, quella di chimico e di intellettuale nel senso più ampio del termine. Non c'è una sua sola parola che non sia necessaria, dai grandi romanzi sull'universo concentrazionario e la guerra, alla poesia che scaturisce magari da una mattina nebbiosa, dalla riflessione fondamentale sulla zona grigia, alle sue pagine più intime condite di un'ironia sottile, benevola».
E a proposito di poesia, questa sera la rassegna comincia con un appuntamento intitolato "Annunciazione" con il critico e studioso Domenico Scarpa. Di che cosa si tratta? «È una lettura-rappresentazione di dodici poesie che Levi ha dedicato al luogo simbolo dello sterminio nazista, dove lui stesso è stato prigioniero. Si tratta di testi che prendono le mosse dall'Atlante disegnato da Levi studente, negli anni Trenta, dove i paesi sono rappresentati con forme e colori di fantasia e attraverso giochi di parole sui loro nomi. La Germania, per esempio, vi appare azzurra, e viene definita "terra turchina di germi e di germogli".
II secondo appuntamento avrà luogo il 19 gennaio, alle ore 18, in memoria di Aharon Appelfeld. Che cosa rappresenta? «È un altro grande scrittore simbolo della memoria dell'Olocausto, scomparso due anni fa. Era anche lui un sopravvissuto allo sterminio, in un campo della Transnistria, dove perirono la mamma e i nonni. Lo ricorderò insieme ad Alain Elkann, a partire dall'ultimo suo libro, "L'immortale Bartfuss" edito da Guanda».
Ci saranno anche delle letture dei testi di Levi? «Certamente. Il 26 gennaio, alle 18 è in programma un incontro organizzato dal Centro internazionale di studi Primo Levi intitolato "Auschwitz, città tranquilla", con il direttore del centro Fabio Levi, Domenico Scarpa, Wlodek Goldkorn e Nadia Terranova in cui saranno letti dieci testi tratti dalle sue narrazioni. E poi ancora giovedì 28 alle 21 con l'attore Fabrizio Gifuni insieme ad Ernesto Ferrero introdotti da Roberta Mori e il 1° febbraio alle 21 con Lucilla Giagnoni sul tema "Se non io chi? Se non ora quando?».
C'è poi il Primo Levi chimico. Come ne parlerete? «Nell'incontro del 2 febbraio con con Marco Belpoliti, Claudia Durastanti e Claudio Bartocci in collaborazione con il comune di Settimo, dove Levi ha lavorato per anni come chimico alla "Siva". L'11 febbraio ci sarà una lezione della scrittrice americana di origine indiana Jhumpa Lahiri intitolata "Il mio Primo Levi". E martedì 16 febbraio alle 18, il linguista Gian Luigi Beccaria con Ann Goldstein chiuderà la rassegna con un incontro sul tema della lingua di Primo Levi».
M.d.C.: "Le nuove pietre d'inciampo"
La Giornata della Memoria cade il 27 gennaio. Fu istituita più di quindici anni fa all'Onu per ricordare le vittime dell'Olocausto. Tra le molte le manifestazioni che celebrano la ricorrenza si segnala, da undici anni a Roma, la posa delle "Pietre d'Inciampo" concepite dall'artista Gunter Demnig (Berlino 1947) come segnacolo stradale a ricordo delle vittime del Nazional-Socialismo. Prospiciente l'ultima residenza dei deportati, ognuna delle "Pietre d'Inciampo" consiste in un sampietrino (10x10 cm), ricoperto di ottone con inciso nome, anno di nascita, giorno e luogo di deportazione, data della morte della vittima: un "segno" per ricordarla; per legarla ai nostri luoghi; per evitare che sia ridotta ad espressione numerica, a quantità, e sia riportata alla sua identità, qualità d'individuo, alla sua dignità originaria, al luogo da cui strappata violentemente. Il progetto è curato come sempre da Adachiara Zevi e prevede, nel rispetto delle norme di sicurezza, la posa di 21 "Pietre d'Inciampo" nei Municipi I,II, III, IV, V, VIII, martedì 19 e mercoledì 20.
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