100 anni dopo la nascita del Pci:Quanto era bella la dittatura che veniva esercitata sugli altri Commento di Diego Gabutti
Testata: Italia Oggi Data: 14 gennaio 2021 Pagina: 2 Autore: Diego Gabutti Titolo: «Quanto era bella la dittatura che veniva esercitata sugli altri»
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 14/01/2021, a pag.2 con il titolo "Quanto era bella la dittatura che veniva esercitata sugli altri" il commento di Diego Gabutti.
Diego Gabutti
Cent'anni dalla fondazione del Pci, trent'anni dalla sua scomparsa, e le terze e quarte file del vecchio partito (gente all'epoca troppo giovane per contare qualcosa, poi invecchiata senza combinare niente di ché) inondano le librerie di memoir lacrimosi. Com'era democratico il mio Pci! E che bella comunità: il volantinaggio, le lasagne, le cellule, le liaisons amoureuses di sezione (galeotte le Questioni del leninismo di Peppone)! Ah, che nostalghia, cara signora, per tutto quell'avanti popolo, per i grandi timonieri, per i partiti fratelli, per i viaggi premio a Cuba e nel Vietnam, a Stalingrado, nella Corea del Nord! Ormai è un genere letterario, tra la love story e il grand guignol. Da parte dei memorialisti, per lo più comunisti da operetta, come i fascisti da ridere delle vecchie commedie all'italiana, tipo Arrivano i colonnelli, non c'è dentro solo il rimpianto dei migliori anni della loro vita, cosa già abbastanza grottesca. C'è dentro soprattutto il rimpianto dei peggiori anni delle vite altrui: le vite dei rumeni sotto Elena e Nicolae Ceausescu, dei sudditi dei Castro Brothers, la vita di Jan Palach e le vite dei poeti dissidenti a Leningrado, quelle degli internati nelle cliniche psichiatriche per deviazione ideologica, dei vietnamiti in fuga da Ho Chi Minh a bordo di canotti di gomma in un mare infestato dagli squali. Bene, di questa materia (il caviar) è fatta la sciccosa nostalghia dei moderni memorialisti comunisti. Temo, oltretutto, che sia solo l'inizio. Facciamo le corna, ma se persino costoro, personaggi peggio che anonimi, degli «'zi nisciuno» che stanno alle tragedie del Novecento come Pippo, Pluto e Paperino alla Divina commedia o a Moby Dick, si fanno avanti nella ridicola convinzione di poter rivendicare una parte nella storia dell'Italia del secondo dopoguerra, chissà che cosa non ci riserveranno in futuro i reduci dei «vaffaday» e della guerra ai «negher» per mare e per terra. A dispetto dei suoi ormai mitici «non ricordo», Danilo Toninelli scriverà le sue memorie, con prefazione d'un Marco Travaglio ultracentenario ma sempre in grado (nell'imbarazzo generale) di storpiare il nome dei suoi nemici come s'usava in parrocchia quando lui era giovane. Qualcuno scriverà la biografia di Gigetto Di Maio (un possibile titolo: Buscar el Cile por el Venezuela). Netflix produrrà un serial Netflix su Giuseppe Conte (Giuseppi, studente a New York) sceneggiato da Uolter Veltroni, di nuovo con prefazione di Marco Travaglio. Avremo le memorie anche dei due Mattei. Poteri negher (purché pieni) il titolo delle memorie di Salvini; Tito tu m'hai ritinto il tetto, ma non t'intendi tanto di tetti ritinti quello delle memorie di Matteo Renzi.
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