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Informazione Corretta Rassegna Stampa
13.01.2021 La dittatura di Twitter
Commento di Michelle Mazel

Testata: Informazione Corretta
Data: 13 gennaio 2021
Pagina: 1
Autore: Michelle Mazel
Titolo: «La dittatura di Twitter»
La dittatura di Twitter
Analisi di Michelle Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz)

Twitter blocca Trump: cosa succede ora che non c'è più - La Stampa

Non c’è più scampo, i nodi sono venuti al pettine. Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti ancora per qualche giorno, non ha più accesso ai suoi account Twitter e Facebook - le piattaforme social più diffuse in Occidente - seguiti da centinaia di migliaia di suoi sostenitori. Una decisione subito acclamata dai Democratici in America e dai circoli liberali di tutto il mondo. Ciò non sorprende perché non avevano nascosto la loro opposizione a questo politico diverso dagli altri di cui contestavano più o meno apertamente la legittimità fin dall'inizio del suo mandato. È vero che la vista di centinaia di uomini che hanno preso d'assalto il Campidoglio, tempio della democrazia, ha scioccato il mondo intero. Uomini che il loro Presidente aveva chiamato a manifestare davanti al Campidoglio. Certo, aveva parlato di “peaceful protest” ovvero di “protesta pacifica”, ma ha una pesante responsabilità negli eventi successivi.

Social wars: Twitter paga in Borsa lo stop a Trump. E in Italia blocca  Libero - MilanoFinanza.it

E’ legittima dunque, la decisione di Twitter, che priva il Presidente della possibilità di rivolgersi ai 74 milioni di cittadini americani che hanno votato per la sua rielezione?  Ma a proposito, da dove deriva la legittimità di Twitter? In realtà si tratta di un'impresa commerciale quotata in borsa; il suo capitale ha un valore di quasi dieci miliardi di dollari e i suoi ricavi lordi per il 2019 hanno superato i 3 miliardi. Una goccia nell'oceano se paragonato a Facebook, un'altra impresa commerciale con un reddito lordo nel 2019 di oltre settanta miliardi di dollari. È lecito chiedersi a che titolo, delle personalità non elette del mondo degli affari, di cui il grande pubblico non sa nulla, si permettono di decidere che la voce di un Presidente non debba più essere ascoltata? Si tratta forse di sanzionarlo e, se così fosse, con quale diritto?  Per evitare un possibile incitamento alla violenza? Plaudiamo a questo grande quotidiano che è Le Monde, per aver valutato, in un importante editoriale top di vendite dell'11 gennaio, caso per caso, i pro e i contro. In primo luogo approva la decisione di Twitter e Facebook, rammaricandosi che fosse stata presa troppo tardi: “Purtroppo si è dovuto arrivare a questo contesto esplosivo perché queste piattaforme interrompessero un inquietante dibattito che durava già da diversi anni. Presa sotto l'influenza dell'emozione, la decisione cristallizza le divisioni. Per lungo tempo accusati di lassismo, Twitter e FB lo sono stati per tutto il mandato di Donald Trump, che non ha aspettato il 6 gennaio per manipolare l'opinione pubblica ”. Per poi aggiungere con perfetta malafede: “Censori, oggi lo sono infatti. Qual è la legittimità dei loro amministratori delegati ad erigersi come arbitri del dibattito sulla libertà di espressione, quando la loro preoccupazione principale consiste nel preservare la redditività del loro modello economico? ..... Non fare nulla era impossibile in vista della gravità della situazione. Ma, agendo troppo tardi e in modo radicale, i social network alimentano l'idea che ci sia in atto un complotto per mettere a tacere Donald Trump”. Non si potrebbe dire meglio.

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


takinut3@gmail.com

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