IC7 - Il commento di Enrico Fubini
Dal 5 al 9 gennaio 2021
Israele verso nuove elezioni mentre prosegue la sfida al Covid
Alcuni dei protagonisti delle prossime elezioni in Israele
Israele stupisce sempre: fa parlare di sé fin troppo, nel bene e nel male! Anche oggi i motivi di stupore, di critica e di lode non mancano. La notizia che a marzo ci saranno nuovamente le elezioni è risaputa, ma ciò che è difficile capire, per i non addetti ai lavori, sono i motivi che hanno prodotto lo scioglimento del parlamento e la conseguente caduta del governo che a parole nessuno voleva. Da parecchi mesi a questa parte tutti i giorni ci sono rumorose manifestazioni pro e soprattutto contro Netanyahu sotto i suoi uffici. I governi si fanno e si disfano a velocità impressionante in questi ultimissimi anni. Ognuno di noi è ovviamente simpatizzante per un partito piuttosto che un altro e può sempre pensare che la colpa è sempre dell’altro se il governo cade. Oggi il paese è senza governo, vive fino a marzo con il governo in carica per l’ordinaria amministrazione: la vita continua anche se il paese non ha neppure un bilancio da due anni a questa parte.
Tutto si risolverà con le prossime elezioni? Ne dubito molto dato il caos politico di questi mesi: nuovi leader che sembravano promettere un nuovo e solido governo con nuove maggioranze nelle ultime elezioni, oggi vengono dati dai sondaggi ridotti ai minimi termini e sembra che saranno persino sotto la quota necessaria per entrare in parlamento. In compenso nascono come i funghi nuovi partiti, che saranno guidati dai transfughi dei vecchi partiti o da nuovissimi personaggi che hanno deciso all’improvviso di darsi alla politica. Persino la vecchia coalizione araba oggi è corteggiata da chi affermava che non avrebbe mai fatto un governo con i partiti arabi. La gente è frastornata e non sa a quale partito dare il voto. Non si tratta più di ideologie; si tratta di odi o di simpatie personali per il vecchio o per il nuovo leader venuto alla ribalta da pochi giorni. Chi è di destra, chi è di sinistra, per chi ragiona con i vecchi schemi, vota per i partiti che conservano le vecchie etichette ideologiche ma che di fatto stanno scomparendo dal panorama politico. Situazione disperante che farebbe pensare ad un paese sull’orlo di una bancarotta politica e morale. Certo il danno al paese è grave, soprattutto in questo momento in cui la crisi prodotta dal Covid richiederebbe davvero un governo forte, efficiente per affrontare con meno tentennamenti questa terribile pandemia.
Ma ci sono per fortuna motivi di consolazione che fanno pensare che, di fronte a eventi così gravi, il paese, anche senza governo, sa affrontare nel modo migliore le crisi. Hanno parlato d’Israele tutti i telegiornali affermando che è il primo paese al mondo per le vaccinazioni contro il Covid: è vero e lo posso testimoniare in prima persona. Difronte alla disorganizzazione e al caos di molti paesi europei, anche molto vicini a noi sulla gestione del vaccino, in effetti Israele è stato un modello di efficienza e di perfetta organizzazione. Gli ultra sessantenni come noi hanno ricevuto un sms in cui si invitava chi voleva essere vaccinato a telefonare ad un certo numero per avere l’appuntamento; e così è stato. C’è voluto un po’ di pazienza per trovare la linea libera e alla risposta mi hanno chiesto la carta d’identità e mi hanno anche offerto qualche alternativa per la vaccinazione. Dopo aver stabilito il giorno e l’ora mi sono recato all’appuntamento in un grande salone dello stadio e dopo un’attesa di una ventina di minuti tutto era fatto e avevo già l’appuntamento per il richiamo dopo ventun giorni. Tutto perfetto, senza caos, senza ritardi e con questo sistema dopo meno di due settimane oltre un milione e mezzo di persone era già stato vaccinato senza nessun incidente. A chi è malato non grave e riesce a curarsi a casa viene offerto ogni tipo di aiuto e con frequenti telefonate s’informano dalla mutua sull’andamento della malattia e su tutto ciò di cui si può aver bisogno. Queste sono le due facce d’Israele che non finiscono di stupire: da una parte il caos politico prodotto dalle piccole e grandi ambizioni personali, dalla incapacità dei leader di ragionare in grande e di avere una visione chiara e limpida del bene comune; dall’altra un paese efficiente e ordinato di cui il primo ministro può con ragione vantarsi perché Israele sarà il primo paese che sconfiggerà il virus, con la vaccinazione rapida di tutta la popolazione.
Enrico Fubini, già docente di Storia della musica presso l'Università di Torino