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Vaccinazioni e palestinesi
Commento di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Si sta formando una nuova intesa? Bisogna che i palestinesi, sia di Gaza che di Giudea e Samaria, abbiano accesso al vaccino contro il Coronavirus, ci dicono. In realtà, in un senso più ampio, si potrebbe dire che sarebbe auspicabile che il vaccino fosse disponibile in ogni parte del mondo, il che purtroppo è ben lungi dall’essere vero. E allora, perché si sente parlare sopratutto dei palestinesi? Perché per loro la soluzione sarebbe a portata di mano: per i sostenitori del BDS e altri commentatori tanto onesti quanto virtuosi, spetta a Israele assumersi questo aiuto umanitario, senza indugio. C'è solo un piccolo problema: al momento, lo Stato ebraico non dispone di scorte sufficienti per vaccinare la propria popolazione. Al termine di un'operazione su una scala di ampiezza senza precedenti e praticamente senza pari, entro i prossimi giorni quasi due milioni di persone avranno ricevuto la prima dose del vaccino, e la seconda dose sarà somministrata entro la fine di questo mese, gennaio. Saranno stati quindi utilizzati quattro milioni di vaccini, tutte le dosi ricevute da Pfizer a fine dicembre. Si trattava di proteggere i più vulnerabili, i “vecchi” che hanno pagato a caro prezzo la pandemia e il personale medico che è in prima linea nella lotta contro il virus. Ciò rappresenta meno del 20% della popolazione. Dovremo ora aspettare l'arrivo di nuove scorte. Il Paese, come sappiamo, conta poco più di nove milioni di abitanti. Il problema che si presenterà è come gestire i nuovi arrivi.
Quali saranno i settori che ne trarranno beneficio in via prioritaria? Gli insegnanti, che si considerano particolarmente esposti, esigono di essere vaccinati per primi e minacciano lo sciopero; non tutti i medici e gli infermieri sono stati vaccinati, e nemmeno i dentisti; lo stesso vale per i professionisti a contatto con il pubblico e, naturalmente, il resto della popolazione in generale. Insomma, serviranno almeno venti milioni di dosi aggiuntive . Gli zelanti commentatori di cui sopra pensano davvero che Israele dovrebbe pregare gli uni e gli altri di aspettare ancora e distribuire invece le preziose fiale ai palestinesi? Prima i poveri della mia città, dice il Talmud. A proposito, Hamas e l'Autorità Palestinese, non hanno, loro, dei vaccini? Cosa facevano mentre Benjamin Netanyahu si prodigava instancabilmente pur di ottenerli? Quando si rivolgeva a tutti i produttori senza nemmeno aspettare la certificazione, disposto a correre il rischio di vedere sprecare gli acconti in perdite e profitti, accettando di pagare il prezzo più alto pur di garantirsi una fornitura rapida? Come sappiamo, Hamas stava dedicando le sue risorse alla preparazione della guerra che intende intraprendere per cancellare lo Stato ebraico dalla carta geografica, come lui ci ricorda in ogni occasione; mentre i leader di Ramallah spendevano parte del loro budget per gli stipendi dei terroristi imprigionati in Israele per crimini violenti. Come la cicala di La Fontaine, gli uni e gli altri oggi si mostrano molto indifesi e vengono a mendicare alla porta di un odiato vicino. Un vicino che, però, ha fatto sapere che sarà pronto ad aiutarli quando i suoi propri cittadini saranno stati tutti vaccinati.
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