Dopo i fatti di Washington è la fine politica per Donald Trump? Commento di Diego Gabutti
Testata: Italia Oggi Data: 08 gennaio 2021 Pagina: 4 Autore: Diego Gabutti Titolo: «Donald Trump è riuscito a distruggersi da solo»
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 08/01/2021, a pag.4 con il titolo "Donald Trump è riuscito a distruggersi da solo" il commento di Roberto Giardina.
Diego Gabutti
Donald Trump
Poteva lasciare dietro di sé l'immagine d'un presidente americano se non da rimpiangere almeno da ricordare senza gonfiare le vene del collo per l'indignazione. Aveva agito sobriamente in politica estera, battagliando contro la Cina, ma soprattutto isolando l'Iran e appoggiando Israele. Aveva avuto la fortuna di lasciare la Trump Tower della Quinta Strada per trasferirsi alla Casa Bianca in un momento di ripresa dell'economia. Era persino riuscito a convincere mezzo mondo che gli avevano rubato le elezioni e che era una vittima dei pasdaran del #MeToo e della Guardie rosse della cancel culture democratica. gene. Quel che adesso lascia dietro di sé è l'immagine d'un golpista, e per di più d'un golpista di cartone (come a Spaccanapoli si dice «guappi e cartone») che prima incita all'assalto del Senato (perché questo fa quando chiama i suoi alla riscossa e annuncia che mai e poi mai mollerà la carica ai democratici) e poi abbassa prudentemente le ali e chiede ai suoi commando di «tornare a casa», ma soltanto dopo averne legittimato l'azione con un miserabile e patetico tweet («siete gente speciale, avete mostrato la vostra forza»). Stiamo parlando d'un presidente col parrucchino arancione e di «patrioti» in costume da «Vikings» o «Game of Thrones», che ignorano l'esistenza dei Federalist Papers e sono stati educati alla «democrazia diretta» da Hollywood e dai serial di Netflix. A prendere d'assalto il Senato per impedire che venisse ufficializzata la vittoria di Joe Biden sono stati pupazzi di questa specie. Quattro di questi poveri imbecilli sono morti durante gli scontri a fuoco con poliziotti e agenti dell'Fbi. Va bene che l'albero della libertà, secondo i padri fondatori della repubblica, ogni tanto dev'essere annaffiato col sangue dei patrioti. Ma che senso può mai avere versare il proprio sangue per «The Donnie» e per quel suo ridicolo parrucchino arancione? Neanche in Italia (e dicesi l'Italia, cioè il paese di Carla Ruocco, di Roberto Speranza e Danilo Toninelli, dove più in basso di così non si può scendere) siamo mai scesi così in basso. Donald Trump è riuscito nell'impossibile: ha buttato nell'immondezzaio due secoli d'onorata storia americana, e ha permesso che la Costituzione e le istituzioni federali degli Stati Uniti finissero in balia della peggior feccia fascistoide. E ha provato così d'essere feccia fascistoide lui stesso. Nel mondo, inutile girarci intorno, si può benissimo fare a meno dell'Italia, qualunque cosa ne dicano i nostri demagoghi quando agitano le loro bandierine tricolori nei talk show. Sparisse l'Italia dal mappamondo, il pianeta Terra continuerebbe e ruotare intorno al sole, indisturbato. Più difficile, per il pianeta, è fare a meno degli States. Trump ha trasformato la nazione che da oltre due secoli è di modello alle democrazie di tutto il mondo nel luna park dei populisti, e di conseguenza nello zimbello dei tiranni. Tutto ciò che è stato lecito alla canaglia trumpiana sarà ancor più lecito, d'ora in avanti, alle polizie politiche di Vladimir Putin, dei regimi a «democrazia illiberale», dei khan asiatici. Disastroso, più che il ricorso alla violenza, che nell'America dei film western e noir e dei presidenti assassinati non impressiona più di tanto, è l'horror culturale: manipoli di squadristi sovrappeso che muovono all'arrembaggio del Senato e là in alto, nella Stanza ovale, un gigantesco coglione che li aizza, incapace nella sua stoltezza di comprendere che, finita l'America, finisce il mondo. Gli hanno rubato le elezioni? Benissimo.
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