Riprendiamo dall'agenzia AISE la cronaca dal titolo "Cecilia Cohen Hemsi Nizza e Angela Polacco Lazar replicano a Flavio Lotti".
Flavio Lotti
Dal Comites in Israele riceviamo e pubblichiamo la replica di Cecilia Cohen Hemsi Nizza e Angela Polacco Lazar, entrambi residenti in Israele, ad un articolo a firma di Flavio Lotti pubblicato nei giorni scorsi dall’AISE.
Cecilia Cohen Hemsi Nizza
Angela Polacco
“Abbiamo letto l’articolo di Flavio Lotti, pubblicato recentemente sulla pagina dell’Agenzia Internazionale Stampa Estero (AISE). Sul fatto che esprima il suo rincrescimento perché “la televisione e i grandi mezzi di comunicazione hanno smesso di illuminare il luogo della nascita di Gesù”, non abbiamo nulla da ridire. Ma esprimiamo la nostra costernazione quando leggiamo che Betlemme è in perenne lockdown e non per colpa del RaCovid ma per “l’occupazione militare israeliana” che, con i muri che ha costruito intorno alla città, mostra il suo vero volto. Forse il signor Lotti non ricorda che questo muro fu costruito per porre un freno agli attentati terroristici che durante la seconda intifada, dal 2000 hanno insanguinato le strade di Israele. Il signor Lotti dovrebbe sapere che i cristiani a Betlemme e Bet Jalla sono ridotti a 9.000 anime su una popolazione di 45.000 persone, quando prima del suo passaggio sotto l’Autorità Nazionale Palestinese erano l’80%. Israele si è ritirata da Betlemme e dintorni nel 1995 in seguito all’”Accordo di Oslo“ del 1994. Quanto a Gaza, controllata dell’Autorità Nazionale Palestinese dal 1995, Lotti forse non sa che dal 2005 è stata completamente evacuata dagli israeliani, finendo sotto dittatura del gruppo terroristico di Hamas nel 2006, in perenne conflitto con l’ANP. La popolazione cristiana della Striscia si è ridotta oggi a circa 700 persone a causa della continua emigrazione dovuta alla costante intolleranza religiosa. Due stati due popoli. Forse al signor Lotti servirebbe un piccolo ripasso di storia. Nel novembre 1947, l’Onu votò la spartizione di quello che rimaneva del territorio del Mandato Britannico in due Stati, uno ebraico, l’altro arabo. Mentre Israele l’accettò, gli arabi lo respinsero, attaccando il neonato stato con l’intenzione di buttare a mare i suoi abitanti. Questo rifiuto si è ripetuto continuamente, segnato dalle continue guerre provocate sempre dal mondo arabo per distruggere quella che viene da loro chiamata ”l’entità sionista”. Meno male che Israele è stato più forte, altrimenti non saremmo qui a parlarne o dovremmo organizzare un’altra giornata della memoria. Nel suo articolo il signor Lotti esprime il suo profondo pregiudizio non nominando mai Israele con il suo nome, ma usando l’espressione Terra Santa. Parlando di Betlemme, afferma che è il “posto dove tutto è cominciato”: in questo ha ragione, perché a Betlemme è nato David, figlio di Ishay, futuro re di Israele e progenitore del Messia. Il signor Lotti prende Betlemme come simbolo delle tragedie che stanno insanguinando varie zone dell’Africa e dell’Asia, praticamente accusando Israele di esserne la causa. Un’accusa infamante che, con l’accenno a Erode, evoca il pregiudizio plurimillenario che ha reso la vita degli ebrei, nelle varie epoche, una tragedia. Il Natale, come tutte le feste, dovrebbe rappresentare pacificazione, felicità e serenità. Questo momento anche quest’anno e come spesso accade non si è verificato perchè proprio da Gaza sono partiti due missili diretti sulla popolazione civile del sud d’Israele, che di nuovo si è dovuta chiudere nei rifugi”. (aise)