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La Stampa Rassegna Stampa
03.01.2021 Covid, Israele verso l'immunità di gregge: la forza di un popolo nella battaglia contro il virus
Cronaca di Fabiana Magrì, commento di Elena Loewenthal

Testata: La Stampa
Data: 03 gennaio 2021
Pagina: 7
Autore: Fabiana Magrì - Elena Loewenthal
Titolo: «Mutue, prenotazioni digitali e zero sprechi. La corsa di Israele verso l'immunità di gregge - La forza di un popolo sempre in emergenza»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 03/01/2021, a pag.7, con il titolo "Mutue, prenotazioni digitali e zero sprechi. La corsa di Israele verso l'immunità di gregge" il commento di Fabiana Magrì; con il titolo "La forza di un popolo sempre in emergenza" il commento di Elena Loewenthal.



Ecco gli articoli:

Fabiana Magrì: "Mutue, prenotazioni digitali e zero sprechi. La corsa di Israele verso l'immunità di gregge"

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Fabiana Magrì

In Israele, come ovunque, è ancora il coronavirus a monopolizzare l'attenzione. Ma nei primi giorni del 2021l'argomento è motivo di orgoglio nazionale. Il paese punta all'immunità di gregge entro fine marzo. E procede a tappe forzate tanto da lasciare il mondo a bocca aperta. Israele ha il più alto numero di somministrazioni pro capite e tutti si chiedono: «Come hanno fatto?». È la classica «win win case history», una situazione in cui ciascuno vince. E in cui non manca la spettacolarizzazione. Come la cerimonia nella cittadina a prevalenza araba di Umm Al-Fahm, nel nord di Israele, alla presenza del primo ministro Benjamin Netanyahu e a favore di telecamere, per celebrare la milionesima persona vaccinata, il 1° gennaio. Vincono i cittadini. Partita il 20 dicembre con 100 mila iniezioni al giorno, in poco più di una settimana l'operazione "Porgi la spalla" ha raggiunto quota 150 mila. Il 12% della popolazione ha ricevuto sia la prima iniezione del vaccino Pfizer sia l'appuntamento per il richiamo, a 21 giorni di distanza. È stato tutto così veloce che a metà gennaio, come precauzione, le nuove vaccinazioni potrebbero fermarsi per due settimane, per assicurare la seconda dose a chi è già immunizzato. Ma, garantisce il ministero della Salute, è in arrivo a febbraio un nuovo carico, almeno 3 milioni di nuove dosi. E altrettante tra marzo e aprile. Hanno avuto la precedenza gli operatori sanitari e gli over 60. Oltre ai cittadini israeliani, può vaccinarsi anche la comunità internazionale. E alcuni centri, a fine giornata, aprono a chiunque, per evitare lo spreco delle fiale scongelate. Tutti ricevono il vaccino gratuitamente, negli ospedali e attraverso la capillare presenza delle principali mutue - Clalit, Maccabi, Meuhedet e Leumit - finanziate dallo Stato. Sono state allestite strutture provvisorie: sotto una tenda da campo in Piazza Rabin, a Tel Aviv, gli infermieri dell'ospedale Ichilov sono operativi da domenica a giovedì dalle 8 alle 22 e venerdì fino alle 15. Il Comune consente la somministrazione agli over 55 che soffrono di malattie croniche. La prenotazione dell'appuntamento, così come tutte le procedure mediche in Israele sono - e già da 20 anni - digitalizzate, con evidenti vantaggi. Vince la casa farmaceutica, il tandem Pfizer-BioNTech, che cercava un luogo per dimostrare la validità del vaccino. Israele è un laboratorio perfetto: è piccolo, ha una superficie compatta, un sistema sanitario efficiente e una popolazione etnicamente eterogenea. Inoltre ha pagato un prezzo doppio - si parla di 30 dollari a dose - rispetto a Usa e paesi Ue. Il governo israeliano ha preferito sborsare di più per garantirsi abbondanza e precedenza. È pur sempre un risparmio rispetto alle perdite causate dal prolungarsi della paralisi o alla spesa pubblica per milioni di test. Infine, vince la politica. Il 23 marzo Israele torna al voto per la quarta volta in 2 anni. La campagna elettorale, almeno per Netanyahu, si gioca sul blocco (è in vigore il terzo lockdown nazionale dall'inizio della pandemia), sulle vaccinazioni e sul suo processo per corruzione, frode e abuso di potere. «Ho parlato 13 volte con l'amministratore delegato di Pfizer», ha fatto sapere il premier, riscuotendo il credito perla disponibilità dei vaccini in tempi record. E in varie circostanze ha evocato il momento in cui riapriranno negozi e ristoranti e gli israeliani potranno di nuovo viaggiare, anche nei Paesi arabi. Se la campagna vaccinale si conferma un successo entro la data delle elezioni e l'economia torna a crescere, almeno due ostacoli, per Netanyahu, si trasformano in cavalli di battaglia.

Elena Loewenthal: "La forza di un popolo sempre in emergenza"

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Elena Loewenthal

Piazza Rabin, che prima dell'assassino del grande leader si chiamava "Re d'Israele", è il cuore di Tel Aviv. Qui ci si raduna per protestare, per commemorare. Qui è il traguardo della maratona, qui ha luogo la fiera del libro a cielo aperto. Oggi una buona parte della piazza è occupata da una tensostruttura venuta su in pochi giorni che è l'icona di una campagna vaccinale ai confini dell'incredibile. È iniziata due settimane fa e ad ora il 12% della popolazione ha ricevuto la prima dose, oltre all'appuntamento per la seconda. L'impresa "Porgi la spalla" prosegue con una media di 120mila iniezioni al giorno: personale sanitario e ultrasessantenni cittadini dello stato ebraico - ebrei, arabi o altro che siano. Ma anche addetti ai servizi aereoportuali e da qualche giorno persino chi non è cittadino né residente ma si trova in Israele e ha più di sessant'anni può prenotarsi perla dose. Avanti così e in una manciata di settimane tutta la popolazione del paese che ha più di sedici anni sarà vaccinata - fornendo con ciò un prezioso campo di studi per l'immunità indotta, oltre che la salvezza dal Covid. Ci si vaccina in una vasta gamma di luoghi: scuole, ospedali, strutture provvisorie. Ci si vaccina anche senza la prenotazione: chi accompagna un anziano, chi si mette in fila perché di passaggio può ricevere il vaccino che avanza da una fiala aperta, giusto per non sprecare niente. Si vaccina sette giorni su sette. Come si spiega questo passo così diverso da tutto il resto del mondo, che fa balzare Israele in testa a tutte le classifiche del caso, con un distacco incolmabile? Le ragioni sono tante e diverse, ma in fondo stanno tutte racchiuse in quell'immagine iconica che è il padiglione di piazza Rabin. Questa campagna vaccinale si svolge nel pieno di una nuova ondata di contagi - con conseguente "light lockdown" - ma anche in stagione elettorale: Israele a marzo va al voto per la quarta volta in due anni e se Bibi porta a casa l'immunità il gioco è quasi sicuramente fatto. Ma, prima ancora, in Israele l'emergenza è da sempre parte della quotidianità, che si tratti di assorbire ondate di profughi dall'Europa della Shoah o dai paesi islamici nell'immediato dopoguerra o di affrontare una catena di guerre. Qui la tracciabilità è tanto coperta da una cybersecurity all'avanguardia quanto ovvia, cioè sinonimo di tutela: ogni israeliano ha sullo smartphone una app che lo avverte quando parte un missile da Gaza o dalla Siria e a seconda di dove si trova gli dice quanti secondi ha per raggiungere il rifugio più vicino. Qui vige un sistema sanitario pubblico cui si accede tramite assicurazioni semi-private. E c'è una logistica allenata che coinvolge tutto il sistema: nell'organizzazione della campagna vaccinale una parte importante l'hanno svolta l'esercito e l'intelligence. Pianificare, trasportare, informare, costruire, gestire verso un unico obiettivo, quello di annientare il virus, è anche una missione che riporta ai valori ancestrali incarnati dallo Stato ebraico quando dà Tl meglio di sé, come in questi giorni. Il primo è quello della "responsabilità", parola che in ebraico riconduce al concetto di "alterità": siamo tutti legati da un impegno reciproco. Agire insieme per il bene è un dettato morale che presuppone la consapevolezza di un destino comune. Ma c'è soprattutto il precetto ebraico archetipico, da cui tutto si dipana: quello di scegliere la vita invece della morte. La vita, parola ebraica che si esprime con un nome plurale, viene prima di tutto. E quando c'è uno strumento che garantisce la salvezza bisogna impiegarlo fino in fondo. Senza dubbi, senza risparmi di energie.

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