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Israele, luce tra le nazioni?
Analisi di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Israele come il resto del mondo ha affrontato un anno difficile. Il Paese non è stato risparmiato dalla pandemia che ha colpito quasi 80 milioni di persone nel mondo, mietendo un milione e ottocentomila vittime e che purtroppo non è ancora finita. Ci sono però momenti preziosi nella vita di una nazione che devono essere assaporati perché purtroppo sono rari e il più delle volte non durano.
All'alba dell'anno 2021, si deve vedere come i media europei e in particolare quelli della Francia, di solito così pronti a criticare Israele, oggi lo caricano di elogi e lo lodano in coro, come se per un momento fosse diventato quella “luce tra le nazioni” annunciata dal profeta Isaia. È perché Israele ha appena dimostrato cosa si sarebbe potuto realizzare.
Questo piccolo Stato è infatti sul punto di realizzare ciò che ieri sembrava impossibile: vaccinare un milione di suoi cittadini contro il Covid19 nell'arco di due settimane. Un milione, il che rappresenta più del dieci per cento della sua popolazione, ovvero la maggior parte degli operatori sanitari e quasi un terzo degli ultrasessantenni, i più vulnerabili alle terribili conseguenze del virus. Un'impresa tanto più notevole dato che gli israeliani non sono noti per la loro disciplina e che sono più divisi che mai mentre si preparano ad andare alle urne per la quarta volta in due anni.
I candidati in cerca di voti si moltiplicano; emergono nuovi partiti mentre altri, dopo aver occupato il centro della scena, scompaiono. Durante questo periodo, da Nord a Sud e da Est a Ovest, le manifestazioni sono quotidiane. Ogni sera striscioni, cartelli e altoparlanti accompagnano centinaia, addirittura migliaia di persone che protestano contro il confinamento, contro il governo o il suo leader, contro l'esercito e persino contro la polizia: quest’ultima ha trovato grandi difficoltà a gestire la situazione. Eppure gli israeliani, di qualunque tendenza politica siano, continuano a presentarsi in buon ordine ai centri di vaccinazione che non chiudono mai. Nessuno spintone, nessun battibecco; convocato ad un orario prestabilito in un posto preciso, ognuno, ognuna prende un numero e attende tranquillamente il proprio turno. Va detto che l'operazione di vaccinazione beneficia di un'organizzazione spettacolare, a tal punto che abbiamo visto un quotidiano tedesco apostrofare la cancelliera Merkel per chiederle perché la Germania, che ha registrato mille morti il 30 dicembre, mentre finora sono state vaccinate appena sessantamila persone, non ha potuto fare quel sta facendo Israele.
Dietro questo successo si profila il coraggio e l'altruismo delle infermiere e degli infermieri che per lunghe ore, giorno dopo giorno, hanno sempre il sorriso sulle labbra e trovano il tempo per spiegare, per rassicurare.
Al di là dell'autentica impresa di Israele, c'è soprattutto un messaggio di speranza per il mondo. È possibile sconfiggere il virus; dopo il lungo crepuscolo del 2021, la vita riprenderà, forse non proprio come prima, ma riprenderà.
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