Riprendiamo da LIBERO di oggi, 31/12/2020, a pag. 12, con il titolo "Trump rimane il bersaglio di stampa e poteri forti ma l'America lo ringrazia" l'analisi di Paola Tommasi.
Donald Trump
Si può parlare ancora di Donald Trump oppure si deve solo menargli addosso visto che tra meno di un mese non sarà più il Presidente degli Stati Uniti? Succederà come a Silvio Berlusconi: fioccheranno inchieste e indagini sul suo conto, magari campate in aria, e ci vorranno venti anni per riconoscere che in realtà su molti temi, dall'economia alla politica estera, aveva ragione. Proprio economia e politica estera riguardano gli ultimi due atti di Trump alla Casa Bianca, salvo sorprese che lui stesso ha anticipato annuncerà il prossimo 6 gennaio, dopo il ballottaggio nei due seggi senatoriali in Georgia che decideranno la maggioranza del prossimo Senato americano.
AIUTI PIÙ INGENTI Primo: Trump ha bloccato per qualche giorno, con il veto presidenziale, la Legge che autorizza quelli che in Italia chiamiamo "ristori" per le famiglie americane che hanno subito perdite economiche a causa del Coronavirus. Apriti Cielo: «Per colpa di Trump negli Usa i cittadini non riceveranno 600 dollari per la sopravvivenza», la narrazione in tutto il mondo. E invece il motivo per cui il Presidente ha bloccato quella legge è che dei 900 miliardi di dollari stanziati la gran parte riguarda favori a lobby di ogni tipo, risorse che erodono i fondi da destinare alle famiglie. Trump ha sommato le elargizioni clientelari e ha ottenuto che, cancellandole, l'assegno ai cittadini aumenti da 600 a 2.000 dollari. Il veto è stato posto fino a quando la legge non è stata modificata. Cosa già avvenuta alla Camera e che a breve si ripeterà al Senato Usa. Grazie a Trump, la cui firma sarà in calce agli assegni, quindi, a ogni cittadino americano saranno garantiti 1.400 dollari in più rispetto a quanto precedentemente votato dai democratici.
LA SICUREZZA NAZIONALE Stesso discorso sul pacchetto da 741 miliardi di dollari destinati al delicato settore della difesa. Trump ha posto il veto anche su questo, in quanto in contraddizione con la strategia di politica estera portata avanti nei quattro anni del suo mandato, dal ritiro delle truppe dall'Afghanistan al 5G, fino alla responsabilità da attribuire alle grandi imprese tecnologiche e ai social media nella diffusione di fake news. È stato presentato come un capriccio di chi non vuole lasciare l'incarico, mentre in gioco è la sicurezza nazionale degli Usa, oltre al fatto che i temi posti sono i più sensibili e i più critici all'attenzione dei governi di tutto il mondo. Fino a quando era nel pieno del suo mandato alla Casa Bianca, Donald Trump è stato mal sopportato dai media, e dopo le elezioni del 4 novembre si è scatenata una sorta di tiro al piccione senza precedenti, a cominciare dai principali canali televisivi che interrompevano le dirette dei suoi discorsi post voto. Proprio da parte di coloro che si dicono democratici però poi fanno i deboli con i forti e i forti con i deboli. Ma larga responsabilità del trattamento subito è anche sua, che nei quattro anni al potere non ha saputo intessere rapporti di fiducia con gli apparati, dalla CIA ai servizi segreti e al Dipartimento di Giustizia i quali, come i media, appena hanno potuto gli si sono rivoltati contro. Nonostante il gradimento popolare, come rivela l'ultimo sondaggio Gallup, sia ancora tutto a favore del Presidente uscente, più alto di quello sia di Joe Biden che di Barack Obama. Ma evidentemente non basta. E se hanno fatto fuori Trump, vuol dire che non ce n'è proprio per nessuno. Di qua e di là dell'Oceano.
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