Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 31/12/2020 a pag.1, con il titolo "Vaccinati scatenati", l'analisi di Micol Flammini.
Micol Flammini
Benjamin Netanyahu vaccinato in diretta tv
Roma. All'inizio della campagna di vaccinazione contro il Covid-19 in Israele, il timore principale era che il governo si sarebbe dovuto impegnare a convincere gli scettici, che aveva immaginato fossero molti. Lo scetticismo invece non è stato un problema, anzi dalla prima settimana di vaccinazione gli israeliani hanno chiamato in massa per cercare di prenotare la loro dose. La campagna è iniziata il 20 dicembre, sette giorni in anticipo rispetto alla data annunciata. La priorità viene data al personale sanitario, alla popolazione con più di sessant'anni di età e l'obiettivo fissato dal premier Benjamin Netanyahu è di raggiungere le 150 mila immunizzazioni al giorno, così da avere, per la fine di gennaio, almeno un quarto della popolazione già vaccinata, circa 2,25 milioni di israeliani su un totale di 9,2 milioni di abitanti. Secondo alcuni commentatori però è possibile che tutto procederà in modo ancora più rapido.
I dati del ministero della Salute israeliano indicano che già il 21 per cento della popolazione con più di sessant'anni ha ricevuto l'iniezione e domenica scorsa, dopo una settimana dall'inizio della campagna, il totale dei vaccinati era di 379.000 israeliani. Israele è il Paese con il più alto numero di dosi somministrate pro capite, secondo i dati diffusi dall'università di Oxford (Our World in Data): 7,44 per cento (l'Italia è a 0,01 per cento e la Germania 0,09). Il premier Netanyahu aveva concluso il primo accordo con Pfizer-BioTech per un totale di 8 milioni di dosi, le prime erano arrivate l'8 dicembre, ad attenderle all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv c'era il premier: "Questa è una grande festa per Israele", aveva detto. Poi si era fatto vaccinare in diretta tv assieme al ministro della Salute Yuli Edelstein sempre per cercare di dimostrare agli scettici che avrebbero fatto bene a fidarsi. Non aveva previsto che invece i cittadini avrebbero risposto alla campagna così in fretta, imponendo alle vaccinazioni un ritmo serratissimo e una distribuzione "scatenata", come la definisce il Times of Israel. Le altre dosi di vaccino arriveranno questa settimana, mentre per i primi mesi del 2021 sono attese 14 milioni di dosi da parte della società americana Moderna. 11 milioni di vaccini in tutto, basteranno per l'intera popolazione. I centri per la vaccinazione in Israele sono aperti 24 al giorno, anche il sabato e presto, ha detto il ministro della Salute, anche gli ospedali potranno gestire le dosi, aumentando in modo considerevole la capacità di immunizzazione del paese. Il Clalit Health Services, una delle quattro organizzazioni che in Israele sono incaricate di gestire i servizi sanitari, ha aperto 83 centri su tutto il territorio nazionale, ha attivato delle linee per la prenotazione dedicate a chi ha più di 75 anni. La stessa cosa hanno fatto anche gli altri e i centri per le vaccinazioni in Israele crescono di settimana in settimana. Secondo il quotidiano Haaretz, dalla scorsa settimana a oggi ce ne sono duecento in più.
Mentre la campagna va avanti con successo - il premier ha detto che Israele sarà probabilmente il primo paese al mondo a raggiungere l'immunità di gregge - il paese è entrato nel suo terzo lockdown. Il numero dei contagiati è ancora alto -più di tremila la giorno - e i vaccini, ha detto Netanyahu, saranno soltanto una vittoria a metà se nel frattempo non saranno mantenute le restrizioni, "le due cose insieme ci faranno uscire dalla pandemia per primi al mondo", ha scritto il premier su Twitter riferendosi alla campagna per la vaccinazione e alla nuova chiusura, che sarà meno rigida rispetto alle due precedenti, con le scuole che rimarranno aperte. Il governo israeliano, ormai caduto, nonostante le grandi difficoltà politiche e gli scontri tra il premier Netanyahu e il vice Benny Gantz, è riuscito a organizzare una grande campagna vaccinale alla quale i cittadini hanno risposto con un entusiasmo che le autorità non si sarebbero aspettate. L'altissima domanda ha anche fatto in modo che il premier fissasse l'obiettivo di 150 mila di vaccinazioni al giorno e chiedesse alle società di fornire le dosi in tempi più rapidi. Il primo passo della campagna vaccinale per il governo traballante di Gerusalemme è stato quello di sottoscrivere durante l'autunno i contratti con Pfizer e Moderna e in un secondo momento si è occupato di allestire i centri per le vaccinazioni, nonostante un problema di calcolo-non ci si aspettava la grande adesione - risolto però in fretta. Israele sta anche lavorando a un suo vaccino, Brilife, che è entrato questa settimana nella sua seconda fase di sperimentazione. Il ministero della Salute spera che gran parte della popolazione verrà vaccinata entro l'inizio della primavera con le dosi disponibili di Pfizer e Moderna, e proprio nello stesso periodo i ricercatori del vaccino Brilife vorrebbero lanciare una sperimentazione su larga scala per testarne l'efficacia. Ma la domanda che si fanno gli scienziati è: se per quel momento il paese sarà quasi immune, come si farà a sapere se il vaccino israeliano funzionerà? Probabilmente per la terza fase bisognerà condurre i test all'estero, dicono i ricercatori, ma nel frattempo, anche se il vaccino Brilife sarà forse il piccolo sacrificato di questa campagna di vaccinazione scatenata, come ha detto il premier, Israele probabilmente potrà "aprire l'economia e fare cose che nessun altro paese pub fare".
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