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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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Vaccini: quando il successo di Israele dà fastidio 31/12/2020
Vaccini: quando il successo di Israele dà fastidio
Analisi di Michelle Mazel

(Traduzione di Yehudit Weisz)

In Israele l'inchiostro si è appena asciugato sul sensazionale annuncio di lunedì secondo cui mezzo milione di cittadini sono stati vaccinati in una settimana, quando giunge la notizia che il ritmo sta accelerando: sono già 150 mila i vaccinati di martedì, portando il totale a 650.000, il che rappresenta non solo la quasi totalità degli operatori sanitari ma anche il 25% degli ultrasessantenni, la popolazione ad alto rischio. E le vaccinazioni continuano a ritmo vertiginoso: più rapidamente del previsto si spera innanzitutto di effettuarla ai due milioni di persone più vulnerabili e poi di vaccinare l'intera popolazione. Numeri che fanno sognare ovunque in Europa, dove si fa fatica a mettere a punto una politica di vaccinazione. All'improvviso Israele diventa il Paese di riferimento. Per alcuni è intollerabile. France Inter inizia le danze e si indigna: “Come intendere, allora, la decisione di non vaccinare i prigionieri palestinesi come una priorità, come gli altri prigionieri?”

Passiamo a questa insolita ‘priorità’ e arriviamo al punto: anche i prigionieri palestinesi beneficeranno del vaccino, come il resto della popolazione carceraria. Lo ha confermato lo stesso responsabile del dossier dei prigionieri presso l'Autorità Palestinese.  L'ambasciata d’Israele in Francia ha condannato questi commenti e ha chiesto una ritrattazione.   In ogni caso, i suddetti prigionieri, alcuni dei quali stanno scontando pesanti condanne per sanguinosi attacchi contro civili israeliani, stanno meglio dei loro concittadini di Gaza e dell'Autorità Palestinese, dove si attende ancora l'arrivo del primo vaccino per non aver provveduto per tempo, affidandosi come al solito ad un aiuto esterno.  “Sotto una flebo umanitaria, Gaza è in allarme per un'epidemia di Covid-19” riporta Le Monde del 28 dicembre, citando l'ex Ministro della Salute di Hamas: “Dopo anni di blocco, il sistema sanitario di Gaza è sotto pressione, le risorse sono molto limitate ”.


Cosa vuoi farci, Hamas, la Jihad palestinese, il Fronte popolare per la Liberazione della Palestina e pochi altri gruppuscoli della Striscia di Gaza si sono appena impegnati in grandi manovre militari, dispiegando un arsenale impressionante e inviando dozzine di missili in direzione del mare in preparazione, secondo il Wall Street Journal, di una possibile guerra con Israele. Tra il burro - il benessere del loro popolo – e i cannoni - la volontà di distruggere Israele, i leader di Hamas e i loro alleati hanno fatto la loro scelta molto tempo fa. Quanto all'Autorità Palestinese, che è ancora alla ricerca di una fonte di vaccini, per non dire di elemosina, anch'essa ha le sue priorità. E’ fuori discussione utilizzare le considerevoli somme così generosamente fornite dai fraterni paesi arabi e dalle organizzazioni internazionali per la salute della popolazione. Bisogna garantire il tenore di vita dei suoi leader e garantire delle pensioni confortevoli ai terroristi incarcerati in Israele e alle loro famiglie.  Inoltre, Israele ha dichiarato che, in caso di surplus di vaccino, lo metterà a disposizione dell'Autorità Palestinese. Possiamo scommettere che questi dettagli non scoraggeranno i detrattori dello Stato ebraico.

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Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".


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