Apologia dell’omicidio: dove sono i moderatori?
Analisi di Michelle Mazel
(Traduzione di Yehudit Weisz)
In giallo, i territori contesi
Questo è uno di quegli atti di terrorismo cieco, fin troppo frequenti purtroppo, che colpiscono dei civili israeliani. Una donna realizzata, madre di sei figli e ancora piena di energie, a 52 anni va a fare jogging come ogni giorno, nella vicina foresta, ma non rientra a casa. Dopo ore di ricerche, viene ritrovata morta, brutalmente assassinata a colpi di pietre. Una tragedia che difficilmente avrebbe meritato più di un trafiletto sui giornali francesi, se non fosse che la vittima era di nazionalità francese. Il Quai d'Orsay ha quindi pubblicato il seguente comunicato stampa: “ Cisgiordania - omicidio di una donna francese (21 dicembre 2020). La Francia condanna con la massima fermezza l'omicidio in Cisgiordania di una cittadina di nazionalità francese…. Occorre far luce su questo crimine odioso, i cui colpevoli dovranno essere consegnati alla giustizia.” Per una volta la dichiarazione del portavoce del Ministero per l'Europa e gli Affari Esteri è stata inequivocabile e la condanna senza appello.
Ma non a tutti è piaciuta. Così un utente di Internet aveva commentato dei fatti avvenuti in Cisgiordania: “ I coloni israeliani ‘civili’ che vi si stabiliscono agiscono nell'ambito di un obiettivo militare, quello di colonizzarlo per poterlo annettere. Di conseguenza perdono il loro status di ‘civili’ protetti e diventano bersagli ‘legittimi’ ai sensi delle Convenzioni di Ginevra.” Firmato da un certo C. Questo commento era stato pubblicato da Le Monde il 25 giugno a seguito di un articolo intitolato “Arresto di diversi palestinesi dopo l'omicidio di una donna franco-israeliana”. Le Monde ha istituito a tal proposito un sistema di moderazione dei commenti che anzi chiama “contributi”. Per il giornale si tratta di “sviluppare un dibattito aperto e rispettoso. Per tale motivo, i contributi devono rispettare i limiti della libertà di espressione (nessuna diffamazione, nessun insulto, nessun linguaggio discriminatorio…). Qualsiasi contributo che Le Monde ritenga contrario al corretto svolgimento del dibattito, non verrà pubblicato.” Essendo stati pubblicati i commenti di C., si deve quindi concludere che i moderatori di questo grande quotidiano non hanno trovato nulla da eccepire; la vittima sarebbe infatti un bersaglio legittimo e l'assassino, per così dire, un patriota. Questi stessi moderatori non hanno battuto ciglio neanche davanti ad un altro commento, pardon, ad un altro contributo, firmato “Remarque” : “ Questo tipo di episodi di cronaca accade spesso nei Paesi occupati. I tedeschi a volte subirono la stessa sorte in Francia tra il 1940 e il 1945 e, come in questo caso, anche i tedeschi prendevano ostaggi per rappresaglia ... La Storia si ripete.” Ma questa volta si oltrepassano i limiti: paragonare questa tranquilla madre di famiglia ai soldati d’occupazione tedesca, significa cercare di attirare la simpatia dei lettori francesi, mentre parlare di ostaggi suggerisce che è per rappresaglia che sono stati arrestati dei palestinesi che non avevano nulla a che fare con il crimine. Purtroppo si potrebbe continuare all’infinito, perché ci sono tanti altri contributi nella stessa linea. Quel che avrebbe dovuto portare una riflessione su quello che lo stesso Quai d'Orsay definisce un “crimine odioso”, si sta trasformando in un’ondata di odio e di demonizzazione, su un giornale un tempo rispettabile.
Michelle Mazel scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".