Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 27/12/2020, a pag.III, con il titolo 'La follia filosofica', l'intervista di Giulio Meotti.
Giulio Meotti
Jean-François Braunstein
La differenza di genere fra maschio e femmina che è solo culturale e non biologica, quella fra uomo e animale che è solo di grado e non di genere, una bioetica in cui le "vite indegne di essere vissute" sono eliminate e si amministra la morte a una "vita compiuta". Judith Butler, Peter Singer, John Money, Anne Fausto Sterling, Donna Haraway... Non sono nomi noti al grande pubblico, ma hanno avuto un peso immenso nei dibattiti filosofici in corso. Hanno definito le nuove concezioni sul gender, gli animali e la morte e ne hanno cancellato tutti i confini. JeanFrançois Braunstein, docente di Filosofia all'Università Sorbona di Parigi e specialista di Foucault, li ha decifrati in un libro, "La Philosophie devenue folle: le genre, l'animal, la mort" (Grasset, se ne attende la presa in carico di un editore italiano).
"Sono autori completamente bloccati nel loro sistema e traggono, in modo apparentemente razionale, conseguenze assurde, persino scioccanti" racconta Braunstein al Foglio. "Ho affrontato tre tipologie di studi che riscuotono molto successo nelle università e non solo: sul genere, sugli animali e sulla bioetica. I primi concludono che il genere è interamente culturale e non ha nulla a che fare con il corpo, i secondi sostengono che non vi sia differenza di natura tra umano e animale, i secondi affermano che l'etica medica tradizionale ha fatto il suo tempo. Ma sarebbe stato possibile studiare il caso di altri cosiddetti `studi' che si presentano come discipline scientifiche pur non avendo nessuna delle loro caratteristiche. Abbondano in tutto il mondo occidentale: studi queer, studi sulla razza, studi sulla whiteness, studi postcoloniali, "La religione è evaporata in occidente e anche il Papa venera Pachamama. I trans spingono per una gnosi che annulli il corpo" "I filosofi sulla pandemia hanno saputo soltanto ritirare fuori la biopolitica di Foucault o lo stato di emergenza di Agamben" studi sulla disabilità, studi sull'intersezionalità. E' un disastro perla conoscenza razionale". Partiamo dal genere. "E' una progressiva evaporazione della realtà materiale del sesso e più in generale del corpo. Il punto di partenza è un articolo di John Money che nel 1955 affermava che il genere, la sensazione che si ha di essere uomo o donna, è culturale e non ha nulla a che fare con la realtà fisica. Utilizzò a questo scopo il caso di un ragazzo, David Reimer, il cui pene fu reciso accidentalmente quando aveva due anni. Fu educato da ragazza in modo che non soffrisse la mutilazione. Il fatto che David avesse un fratello gemello avrebbe dovuto consentire a Money di fare uno studio comparativo. Money affermò che il suo tentativo ebbe successo e che il ragazzo cresciuto da ragazza era davvero diventato una ragazza. Si scoprirà che fu un disastro, il bambino aveva continuato a vedersi come un ragazzo e finirà per suicidarsi, perché aspirava a tornare ragazzo e non ci è riuscito. I successori di Money ignoreranno il fallimento. Per Anne Fausto-Sterling, Money ha commesso l'errore di credere che esistano solo due sessi quando in realtà ce ne sarebbero cinque, un'infinità di sessi e gradazioni tra maschio e femmina. Per lei il sesso in senso stretto non esiste, è il risultato di una decisione sociale. Judith Butler dovrà solo suggerire che non solo il sesso, ma anche il corpo, è solo una `costruzione sociale' da una lettura molto parziale di Michel Foucault. Il genere è svincolato da ogni attaccamento al corpo e ci troviamo in una sorta di nuova gnosi che, come l'antica eresia cristiana, mostra esplicitamente il disprezzo per il corpo. Ora si insegna ai bambini delle scuole primarie, come in Scozia, che `il tuo genere sei tu che lo scegli".
Il risultato non si è fatto attendere. "Nel Regno Unito è spettacolare l'incremento di casi di disforia di genere trattati dal Sistema Sanitario Nazionale: da 97 nel 2009-2010 a 2.590 nel 2017-2018 e la lista d'attesa continua a crescere. Quello che era iniziato come pura speculazione intellettuale è diventato un problema di salute pubblica". Poi viene la morte. "Questo entusiasmo per l'eutanasia è uno degli aspetti più sorprendenti in Europa. I sondaggi mostrano che i francesi sono unanimi nel pensare che la vita dei malati e degli incurabili che lo chiedono debba essere terminata. Ma non ci fermiamo qui e crediamo che l'eutanasia debba essere legalizzata per tutti coloro la cui vita è `indegna' di essere vissuta, anche se non chiedono esplicitamente di morire. E' quanto propone il famosissimo Peter Singer, favorevole all'infanticidio per i bambini disabili. Dal suo punto di vista molto astratto, che chiama 'utilitaristico totale', non bisogna lasciarsi impressionare dall'aspetto `carino' dei neonati. Né dobbiamo dimenticare Hugo Tristram Engelhardt, il fondatore della bioetica, che ha suggerito che gli esperimenti medici dovrebbero essere effettuati su pazienti con danni cerebrali piuttosto che su animali sani". "Fino a che età si possono uccidere i bambini?". La domanda non è tratta da un film dell'orrore, ma dal filosofo americano Michael Tooley. Secondo lui, l'infanticidio è solo un tabù che attende di essere superato. "La legalizzazione dell'eutanasia aprirebbe la strada a una distinzione tra vite `degne di essere vissute' e vite `non degne di essere vissute"' ci spiega ancora Braunstein. "Una formula che mi ricorda il titolo di un libro del 1920 di due accademici tedeschi, lo psichiatra Alfred Hoche e il giurista Karl Binding, `La liberalizzazione della distruzione di vite che non valgono la pena di essere vissute'. Hanno giustificato l'omicidio dei malati incurabili e degli handicappati, perché non sono persone. Solo in seguito il nazismo esaudirà i desideri di questi due `cari colleghi"'. La responsabilità degli accademici non va sottovalutata. "Questo è ciò che volevo mostrare nel libro: le idee hanno conseguenze e le idee abiette hanno conseguenze abiette. Le conseguenze tratte dai nostri `genderisti', `animalisti' e `bioeticisti' sono inarrestabili, se ne accettiamo le ipotesi. C'è un desiderio di cancellare, nel senso rigoroso, tutti i confini. Quello, fondamentale, della dualità dei sessi. Quello, tradizionale, che separa gli esseri umani dagli animali. Quello, sacro, tra vivi e morti".
Il declino del cristianesimo ha facilitato questa follia. "Mi sembra molto chiaro che queste varie ideologie hanno una funzione sostitutiva di una religione evaporata in occidente", ci dice Braunstein. "Lo stesso Papa sembra essere solo un pensatore tra gli altri dell'ecologia profonda, o un veneratore della Pachamama, `nostra madre terra'. Lo vediamo riguardo a ciascuna delle ideologie nel mio libro che hanno una dimensione religiosa. Le persone trans sembrano invitare a un'umanità radiosa del futuro finalmente liberata dal peso della differenza di genere. Vegani e animalisti si organizzano come sette apocalittiche all'interno di movimenti come Extinction Rebellion. Ancora di più, i `guerrieri della giustizia sociale' attorno a Black Lives Matter, che denunciano il `razzismo sistemico' negli Stati Uniti e altrove, stanno formando una nuova religione. Non per niente si definiscono 'woke' (risvegliati) nella tradizione dei risvegli protestanti. Su questo punto Auguste Comte aveva ragione: non pub esistere una società senza una religione che le fornisca un legame' sociale, secondo l'etimologia di `religione' ricondotta a 'religare', da legare. Abbiamo bisogno di una trascendenza perché una società funzioni, dobbiamo aggrapparci a qualcosa che sia al di là di noi, in modo da voler continuare l'avventura umana. Il problema principale è che, per ora, l'unica religione veramente vivente in Europa è una importata di recente, l'islam, presente solo nella sua versione più rigorosa e politica, e sembra aver preso il posto di un cristianesimo esaurito. Come Ayaan Hirsi Ali ha detto alcuni anni fa, l'unico modo per l'Europa di resistere all'islamizzazione sarebbe diventare di nuovo cristiana. Ma si pub essere pessimisti sulla possibilità di ricristianizzare urgentemente un occidente che ha piantato in asso ogni trascendenza". La questione centrale e più urgente in Europa, dice Braunstein, è quella della sopravvivenza come civiltà. "In quanto le è stata dichiarata guerra da un islamismo militante, che ha attaccato, nelle ultime settimane in Francia, due dei simboli dell'Europa: i fedeli in una chiesa e un insegnante che insegnava la libertà di espressione in classe. È chiaro che i terroristi sanno esattamente chi stanno prendendo di mira. Ciò che attaccano è sia il cristianesimo, che è alle radici dell'Europa, sia il secolarismo, che è la forma che ha assunto l'Illuminismo in Francia. Questi attacchi sono in un certo senso logici da parte di un islamismo militante e conquistatore, che fa parte di una lunga storia di confronto tra l'islam e l'occidente. Quello che a mio avviso pone davvero un problema, il che è molto preoccupante, è la quasi assenza di reazioni da parte nostra di fronte a questi attacchi, a parte qualche candelina".
Rivelative sono le reazioni di alcune famiglie delle vittime di attentati: "Uno cui hanno assassinato la moglie annuncia ai terroristi `non avrete il mio odio', l'altra scrive un libro con il padre del terrorista che ha ucciso sua figlia. L'odio, tuttavia, sarebbe del tutto naturale e legittimo in tal caso. Ciò sembra indicare che l'Europa non ha più la volontà più basilare di sopravvivere. Dovremmo interrogarci su una strana richiesta di `eutanasia dell'Europa'. Non ha più nemmeno l'energia per suicidarsi, aspetta che l'islamismo si faccia carico di porre fine alla sua millenaria civiltà. L'ultimo momento della nostra vita dovrebbe essere affidato alle mani di qualche `Comitato' di etica, responsabile di decidere chi di noi dovrebbe vivere o morire. La morte non ha più niente di sacro, è solo un problema tecnico. Sono incuriosito e molto preoccupato per questa profonda depressione che sta raggiungendo un continente che ha fatto cose così grandi e belle nel corso della sua storia. Senza dubbio è l'esaurimento delle religioni il terreno fertile per questa depressione". La marcia del progressismo appare inarrestabile. "La visione originaria dell'emancipazione, derivante dall'Illuminismo, che consisteva essenzialmente nell'emanciparsi dall'oscurantismo e dall'ignoranza religiose, si svuota ed equivale a cercare di sfuggire a ogni determinazione, ad esempio del corpo o della morte. E' una visione catastrofica che porta a un nichilismo estremo". Lo vediamo con il progetto della filosofa americana Donna Haraway. "Sostiene il `compostismo', il ritorno al compost, come progetto di vita. Secondo lei, 'humanity' non dovrebbe riferirsi a `homo', fallocratico e macho, ma a `humus', la terra nutriente. Questo desiderio di ritorno all'inorganico è lo stadio finale delle utopie `emancipatorie' che sfociano in un vero e proprio collasso". La pandemia avrebbe dovuto costituire una pausa dalla follia. "Potevamo sperare che questa minaccia universale alla nostra vita ci avrebbe fatto riacquistare la consapevolezza di una essenziale fragilità e avrebbe fatto 'scendere sulla terra' i sostenitori di queste folli ideologie. Non è stato così: i sostenitori delle teorie di genere hanno contestato ogni evidenza che le donne non erano le prime vittime della pandemia, quando sono gli uomini i più colpiti, 70 per cento contro 30. Gli animalisti ritengono che sia necessario creare nuovi legami con animali e tutti i non umani. I sostenitori dell'eutanasia, come il consiglio scientifico in Francia, si sono appassionati a chi dovrebbe essere autorizzato a morire in caso di mancanza di ventilatori. I collassologi sono felicissimi: è la prova che ciò che avevano annunciato da tempo stava per accadere con una grande crisi universale e terminale. Michel Houellebecq è stato ancora una volta un visionario quando ha detto che il `mondo dopo' sarebbe stato lo stesso del `mondo prima', solo un po' peggio... Tutti in Francia sembrano aspettarsi un declino esplosivo, dove le passioni saranno ancora più accese. Sono stupito di vedere come i filosofi siano stati i meno capaci di analizzare la novità di un evento radicale come la pandemia. Di fronte alle misure di emergenza prese dalla maggior parte dei governi occidentali, l'unica idea era quella di far emergere le vecchie idee della biopolitica foucaultiana o dello stato di emergenza di Agamben. Quello che mi colpisce al contrario è la disorganizzazione e la mancanza di controllo della situazione da parte degli stati occidentali. Come dice con ironia Zizek a proposito delle misure sanitarie dei governi, `sorvegliare e punire? Oh si per favore"'. Nel maggio 1453 a Costantinopoli, nella cattedrale di Santa Sofia, mentre i turchi scalavano le mura, i dotti bizantini discutevano del sesso degli angeli, se fossero di genere femminile, maschile o neutro. Quest'ultima fu la tesi prevalente, mentre l'islam si preparava a porre fine a questa millenaria civiltà. "Credo che queste folli ideologie di cui parlo nel mio libro sembrino surreali ad altre civiltà", conclude Braunstein al Foglio. "Ricordo le discussioni sul sesso degli angeli, soprattutto perché alcuni storici queer sostengono che queste discussioni siano un modello per i dibattiti su transgender e genderfluid".
Qui al filosofo francese viene in soccorso la femminista americana Camille Paglia, che in "Free women. Free men" scrive: "I fenomeni transgender si moltiplicano e si diffondono nelle fasi `tardive' di una cultura, quando le tradizioni religiose, politiche e familiari si indeboliscono e le civiltà iniziano il declino". E fa l'esempio della Grecia antica e della Germania di Weimar. "Siamo colpiti dalla cecità del mondo occidentale, i cui valori sono attaccati a testa alta da un islamismo che considera questa follia un'ulteriore prova della nostra decadenza", conclude Braunstein al Foglio. "L'islam non lascia spazio a questi sproloqui e li caccia senza pietà nei paesi che governa. Ma certi islamisti in Europa si presentano abilmente come `alleati' di attivisti omosessuali, trans, animalisti o decolonialisti, su certi canali come al Jazeera, ovviamente destinati esclusivamente ai paesi occidentali. Non appena l'islamismo sarà al potere, sarà la fine di tutti questi `utili idioti', che saranno puniti con la morte. Nel peggiore dei casi si pub sperare che la civiltà occidentale possa continuare in un'altra forma in Europa centrale o in Asia. Ma sono abbastanza pessimista sulla sua evoluzione e futuro. Il crollo demografico dei nostri paesi è un indicatore inconfondibile. Rivela la riluttanza a continuare la nostra storia. In nome di quali valori potremmo lottare per preservare la nostra civiltà? La cancellazione delle religioni, il fallimento del sistema educativo, l'oblio della cultura occidentale in tutta la sua ricchezza, il posto sproporzionato dei social che privilegiano le emozioni sulla ragione e che censurano le opinioni dissenzienti, tutto questo mi rende piuttosto pessimista". La Francia era troppo impegnata nei programmi "ABC dell'uguaglianza di genere" per accorgersi che i terroristi islamici stavano per attaccarla nel giorno della festa nazionale che celebra l'uguaglianza.
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