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La Repubblica Rassegna Stampa
23.12.2020 Iran verso elezioni: chi più chi meno, c'è poco da scegliere. Decidono comunque gli ayatollah
Commento di Gabriella Colarusso

Testata: La Repubblica
Data: 23 dicembre 2020
Pagina: 17
Autore: Gabriella Colarusso
Titolo: «L’Iran dei generali, un Pasdaran punta alla presidenza»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 23/12/2020, a pag.17, con il titolo "L’Iran dei generali, un Pasdaran punta alla presidenza", il commento di Gabriella Colarusso.

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Un mese fa Hossein Dehghan, un militare che ha passato gli ultimi 30 anni di carriera nelle Irgc, il corpo paramilitare dei Pasdaran iraniani, ha rilasciato una rara intervista ai giornalisti dell’ Associated Press nel suo ufficio di Teheran. Il tema del colloquio erano i rapporti internazionali dell’Iran, ma molti osservatori si sono concentrati su un dettaglio: il generale non indossava la consueta uniforme, si era presentato in abiti civili. Alcuni giorni dopo ha confermato la sua candidatura alle elezioni presidenziali del prossimo 18 giugno, il primo candidato ufficiale nella corsa per scegliere il successore di Hassan Rouhani come capo dello Stato. Dehghan è un ex generale di brigata dei Pasdaran, è entrato nel corpo dei Guardiani della rivoluzione nei primi anni ’80: inviato in Libano, è stato uno dei fondatori del movimento paramilitare Hezbollah. Ha scalato tutti i ranghi dell’organizzazione, è stato capo dell’aeronautica delle Irgc, ministro della Difesa in due governi — con l’ultraconservatore Mahmud Ahmedinejad e durante il primo mandato del riformista Hassan Rouhani — e oggi è consigliere militare della Guida suprema, Ali Khamenei. Si presenta come un pragmatico, non legato a nessuna parte politica e capace di interpretare i principi originari della "rivoluzione islamica". La notizia della sua candidatura ha riacceso una discussione che va avanti da tempo nella politica iraniana: il prossimo presidente potrebbe essere un militare? «Nella politica iraniana ci sono due Stati che lavorano in parallelo: uno è costituito dalla presidenza e dal Parlamento, gli uffici elettivi che la maggior parte delle democrazie hanno. Poi c’è un deep state , uno Stato profondo, fatto di organismi come il Consiglio dei Guardiani, che non sono eletti. Le Irgc ne fanno parte. Dietro la candidatura di Dehghan c’è l’idea che un uomo dei Pasdaran potrebbe unire questi due Stati e governare meglio il Paese in una fase complicata», dice Sina Azodi, analista dell’Atlantic Council. Conquistare la presidenza darebbe alle Irgc una inedita legittimazione politica, ma non è detto che la scommessa riesca. In passato altri militari o ex militari si sono candidati alla presidenza e sono stati sconfitti, come Ali Shamkhani, che oggi guida il Consiglio supremo per la sicurezza nazionale, o Mohammad- Baqer Qalibaf, che nel 2013 perse contro Rouhani. «Gli iraniani sono allergici ai militari fino dai tempi dello Shah», osserva Azodi, ma è anche vero che il contesto politico è cambiato. Alle elezioni parlamentari dello scorso febbraio la percentuale di votanti è stata la più bassa negli ultimi 40 anni, e questo ha favorito gli ultraconservatori. Qalibaf è diventato il primo ex militare a presiedere il Parlamento. L’ambizione politica dei Pasdaran coincide anche con la loro accresciuta influenza sull’economia del Paese. Le società legate alle Irgc hanno interessi in molti settori, dalle telecomunicazioni alle infrastrutture; la Khatam Al-Anbiya, per dire, il conglomerato edile delle Irgc è il più grande appaltatore del Paese. Questo potere, osserva Azodi, è aumentato con le sanzioni: «Le aziende straniere hanno cominciato a lasciare l’Iran le Irgc hanno riempito il vuoto».

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